1)
LA PISTA LIBICA
Indicata da Giovanni Spadolini il 4. Agosto 1980 in parlamento.
Esecutori:
Agenti Libici insieme con il Gruppo Separat di Carlos.
Mandanti:
Il Governo Libico
Moventi:
Vendetta di Gheddafi per un trattato di assistenza politico militare con Malta firmato da Giuseppe Zamberletti il giorno della strage (2. Agosto 1980)
Indizi:
- Thomas Kram, numero 3 del Gruppo Carlos-Weinrich (Separat), che proprio in quel periodo (79 – 83) lavorava per Gheddafi, era a Bologna il giorno della strage.
- Due ex-agenti della CIA Frank Terpil e Ed Wilson avevano venduto del C4 (usato anche a Bologna) a Gheddafi nel 77.
- Matrice del terrorismo libico dei prossimi anni (bombe sul TGV in Francia nel 1983, bomba nella Discotheca “La Belle” in Germania nel 1986, Lockerbie nel 1988,…)
La Pista Libica non fu mai indagata, perche lo stesso giorno Cossiga dichiarò la “matrice fascista” in parlamento.
2)
LA PISTA FASCISTA INTERNAZIONALE
Indicata da Francesco Cossiga il 4. Agosto 1980 in parlamento.
Esecutori:
Terroristi dell´estrema destra italiani, francesi e tedeschi comandati da Stefano Delle Chiaie, che avevano combattuto anche nelle Falangi Libanesi (solo in questo senso una pista “internazionale mediorentale”) insieme ai giovani terroristi neri dei NAR.
Mandanti:
Licio Gelli, “Gran Maestro” della P2
Moventi:
“Strategia della Tensione”
Indizi:
- il 13 gennaio ’81 viene trovata una valigetta sull’espresso Taranto-Milano piena di esplosivo dello stesso tipo adoperato a Bologna, ma contenente anche un mitra, un fucile, biglietti aerei con i nomi di un terrorista francese e uno tedesco – legati a Stefano delle Chiaie.
- Testimonianza di Elio Ciolini, che raccontò alla Magistratura che la strage di Bologna era stata decisa da Gelli ed affidata agli uomini di Delle Chiaie.
Quando vennefuori, che questi “inpistaggi” erano “depistaggi” del SISMI (“ristrutturato” da Andreotti nel 1977), non fu riguardata la prima pista libica, che per colpa dei depistaggi non era piu stata indagata. Invece siccome il generale del SISMI Santovito e i due ufficiali Musumeci e Bellmonte erano ufficialmente membri della P2 di Licio Gelli, i depistaggi secondo i magistrati di Bologna, dovevano essere opera di Gelli (anche se i depistaggi avrebbono incriminato proprio Gelli) che avrebbe voluto coprire la vera (terza) pista fascista:
3)
LA PISTA FASCISTA NAZIONALE
Indicata da Libero Mancuso
Esecutori:
Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini (NAR)
Mandanti:
–
Moventi:
anche senza mandanti sempre la “Strategia della Tensione”
solo che un attentato per movente “Strategia della Tensione” senza mandanti resta “appeso nel vuoto”.
Indizi:
- Testimonianza di Massimo Sparti
Una sentenza basata solo sulla testimonianza di Massimo Sparti lasciò parecchi dubbi. Quando grazie alla Commisione Mitrokhin venne fuori, che il terrorista tedesco Thomas Kram legato a Carlos era a Bologna il giorno della strage, una rivalutazione del caso fu inevitabile.
L´esperto di esplosivi Thomas Kram alias “Lothar” fu il numero 3 (dietro a Johannes Weinrich alias “Steve”) della sezione europea del Gruppo di Carlos. Carlos in quel periodo lavorava per Gheddafi.
Finalmente dopo 30 anni la magistratura sta indagando contro Kram, ma invece di collegare questi nuovi fatti con la prima pista libica, Cossiga con le sue nuove rivelazioni sul “Lodo Moro” ha portato in gioco una pista completamente nuova.
4)
LA PISTA PALESTINESE
Indicata da Franceso Cossiga nel 2005 e ripetuta in una Intervista al Corriere della Sera nel 2008.
Esecutori:
PFLP (“Resistenza Palestinese” in Parole di Cossiga) insieme a Thomas Kram.
Mandanti:
–
Moventi:
Violazione del Lodo Moro con l´arresto die Abu Anzeh Saleh per il trasporto di un missile.
Indizi:
- Presenza a Bologna di Thomas Kram, che era un uomo delle Revolutionäre Zellen, che collaboravano con Carlos, la PFLP e le Brigate Rosse
- Esistenza del Lodo Moro, che permetteva a attivisti Palestinesi di usare il territorio italiano.
Carlos aveva avuto strette relazioni con la PFLP negli anni 70, ma dopo la morte di Wadi Haddad le relazioni si erano raffredate e Carlos dal 79 aveva iniziato a lavorare “per conto suo” – e fu Gheddafi che in quel periodo (79-83) dava lavoro all´impreditore privato dell terrorismo.
Anche se c´era un accordo segreto chiamato “Lodo Moro” che permetteva ai palestinesi di usare il territorio italiano, un arresto per il trasporto di un missile non significava una violazione dell accordo da parte degli italiani (è chiaro che un accordo segreto non poteva garantire impunità dopo atti criminali come il trasporto di un missile)
È quasi impensabile che quell arresto poteva essere stato il motivo per commettere una strage (che non aiutava per niente il loro uomo arrestato)
E se Moro era veramente stato il “uomo dei palestinesi” come Cossiga dice, perchè le Brigate Rosse legate strettamente alla PFLP (Abu Anzeh Saleh era proprio stato arrestato insieme a 3 autonomi) avevano sequestrato e ucciso proprio Moro?
Il smascheramento del “Lodo Moro” non averebbe significato un grande scandalo per la politica italiana.
Attivisti palestinesi potevano muoversi liberamente in quasi tutti paesi occidentali.
Che il SISMI di Andreotti abbia commesso depistaggi per coprire una strage commessa dai palestinesi solo per proteggere un accordo come sicuramente esisteva anche in altri paesi mi sembra assurdo.
Che cosa poteva invece essere stato un motivo per ordinare a Santovito di organizzare i depistaggi?
Dopo il fallimento della Supertangente Eni-Petromin magari c´era la possibilita di costruire un altra Supertangente – che poteva finanziere il sistema Cossiga-Andreotti per altri 10 anni – con il petrolio del piu grande terrorista prima di Osama bin Laden.
le rivelazioni di Cossiga su Ustica mi sembrano anche abbastanza assurde
interessante anche questo:
http://www.ilcassetto.it/notizia.php?tid=167
Internet è super controllato.Quando si accorgono che uno cerca certe notizie che se divulgate alla massa dei webnauti oscurano il sito.Quando uno di questi curiosi và sui blog viene fermato perche dicono che l’e-mail è obsoleta.Tutta la nostra vita si basa sulle fiabe politiche-religiose ,in pratica dobbiamo accettare che la Befana il 6 Gennaio ci porta i doni ecc,
Mi pare che la pista rossa e/o palestinese-araba sia l’ultimo depistaggio rispetto alla strage di Bologna.
Riporto qui sotto un interessante articolo pubblicato il 1 agosto 2007 su IL MANIFESTO (giornale di sinistra che, a proposito della suddetta strage, ha sempre ritenuto insufficienti le accuse verso Fioravanti & Mambro e del tutto ridicole quelle verso Luigi Ciavardini che nel 1980 aveva solo 17 anni).
(da Il Manifesto – 1 agosto 2007)
Strage di Bologna. L’ultimo depistaggio
“Ecco perché non posso aver messo io la bomba”
La parola a Thomas Kram, indagato in Germania per le “Cellule rivoluzionarie”, sospettato dalla commissione Mitrokhin perché era Bologna il 2 agosto 1980
Guido Ambrosino
Berlino
“Devo deludere i segugi della commissione Mitrokhin, che mi sospettano di aver messo, per conto dei palestinesi, la bomba alla stazione. Ero a Bologna, ma questo è tutto. Quando mi diressi verso la stazione per prendere un treno per Firenze, il piazzale era già invaso dai mezzi di soccorso. Ricordo lo sgomento della gente, l’urlo delle sirene”. È Thomas Kram a parlare, per la prima volta con un giornalista da quando, nel dicembre 2006, si è consegnato alla magistratura tedesca.
Si era sottratto all’arresto per 19 anni. Lo cercavano dal 1987 per partecipazione alle Revolutionäre Zellen (Rz), che praticarono negli anni ’70 e ’80 una guerriglia fatta di sabotaggi e danneggiamenti incruenti, con tre sciagurate eccezioni: tre uomini colpiti alle gambe. Uno di loro, Karry, ministro dell’economia in Assia, morì dissanguato. Prescritto il primo mandato di cattura, nel 2000 ne arrivò un secondo, per un ruolo “dirigente” nelle Rz, senza addebiti specifici.
Kram è a Berlino, in libertà provvisoria. A luglio la procura federale ha chiesto il rinvio a giudizio. Un “testimone della corona”, che ammette di non conoscerlo, ne avrebbe sentito parlare come autore di documenti politici delle Rz. Kram, in attesa del processo, non si pronuncia sulla sua appartenenza alle Cellule rivoluzionarie. Vuole però dire la sua su Bologna.
Il polverone Mitrokhin
“Ho scoperto su internet che la bomba potrei averla messa io. Un’assurdità, sostenuta addirittura da una commissione d’inchiesta del parlamento italiano, o meglio dalla sua maggioranza di centrodestra, nel dicembre 2004. Deputati di An, e altri critici delle sentenze che hanno condannato per quella strage i neofascisti Fioravanti e Mambro, rimproverano agli inquirenti di non aver indagato sulla mia presenza a Bologna”. Per Kram è una polemica pretestuosa: “Non sono io il mistero da svelare. Non lo credono nemmeno i commissari di minoranza della Mitrokhin. Viaggiavo con documenti autentici. La polizia italiana mi controllava. Sapeva in che albergo avevo dormito a Bologna. Il giorno prima mi aveva fermato a Chiasso. Come corriere per una bomba non ero proprio adatto”.
La commissione d’inchiesta sul dossier Mitrokhin, si occupò nella scorsa legislatura delle attività del Kgb in Italia, e di varie mitologie sul terrorismo. Nelle conclusioni di maggioranza c’è un capitolo su “Thomas Kram e la strage alla stazione di Bologna”.
Vi si ipotizza una “ritorsione” per l’arresto nel novembre 1979 di Abu Saleh, esponente del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), in seguito al sequestro a Ortona di due missili terra-aria diretti in Libano. La rappresaglia sarebbe stata appaltata a Carlos. Possibili esecutori Thomas Kram e Christa Fröhlich.
Senonché Kram non è mai stato sospettato dalla magistratura tedesca di appartenere al gruppo Carlos. Fröhlich, indagata ma mai condannata per aver fatto parte di quel gruppo, a Bologna proprio non c’era. “Delle due l’una – obietta Kram: se mi si accusa di aver fatto parte delle Cellule rivoluzionarie, che hanno rifiutato il terrorismo indiscriminato, non mi si può sospettare di avere ucciso 85 persone a Bologna. Quella strage, quali ne siano gli autori, resta per me ‘fascista’, per il disprezzo della vita che esprime. Quella di cinque settimane dopo all’Oktoberfest di Monaco porta la stessa firma”.
Carte segrete
Già la premessa del teorema è illogica. Il Fplp, tanto più dopo l’”incidente” di Ortona, non aveva alcun interesse a una guerra aperta con l’Italia.
Né regge il “legame” tra Carlos e Kram. I mitrokhisti si appoggiano a un rapporto della Stasi, conosciuto tramite un resoconto della polizia francese, che descriverebbe Kram come membro del gruppo Carlos. E i servizi ungheresi segnalano un incontro a Budapest, il 27 ottobre 1980, tra Carlos, “Laszlo” (forse Kram) e “Heidi” (forse Fröhlich). Ma per gli ungheresi Kram non apparteneva al gruppo Carlos, a differenza di quanto invece affermano per Johannes Weinrich, Magdalena Kopp e Christa Fröhlich.
La Stasi può sbagliare. Sappiamo – da documenti delle Rz, resoconti di militanti, carte processuali – che all’inizio le Rz ebbero contatti con il Fplp e Carlos. Sappiamo però anche che dopo Entebbe, dove nel 1976 morirono tra i dirottatori di un aereo due militanti delle Rz, quei contatti si interruppero. Ne seguì nel 1977 una scissione. Gli “internazionalisti” attorno a Weinrich abbandonarono le Rz, per unirsi a Carlos.
Non si può escludere che ci siano stati ancora incontri, come quello di Budapest, registrato dagli ungheresi. È un peccato che non se ne trovi la trascrizione, perché ci si può incontrare anche per litigare.
Un viaggio in Italia
Agosto, tempo di vacanze. Kram voleva rivedere amici conosciuti a Perugia, dove aveva frequentato due corsi d’italiano, dal settembre al dicembre 1979, e dal gennaio al marzo 1980. “A Milano mi aveva invitato un’austriaca, che lì insegnava tedesco. Avrei pernottato da lei e il giorno dopo avrei proseguito per Firenze”.
“Arrivato a Chiasso il primo agosto ‘alle ore 12,08 legali’, come apprendo dalle note della polizia riportate dalla relazione di minoranza della Mitrokhin, mi fecero scendere dal treno. Dovevano avere avuto una segnalazione dalla Germania”. Sin dal novembre 1979, quando soggiornava a Perugia, Kram era sorvegliato in Italia su richiesta del Bundeskriminalamt, che lo sospettava di favoreggiamento delle Cellule rivoluzionarie.
“Mi trattenero per ore. Mi sequestrarono una lettera dell’amica, che spiega il motivo del viaggio. L’appuntamento con lei a Milano saltò. Non riusciì a rintracciarla. Ripresi il treno per Firenze, ma lì sarei arrivato troppo tardi per trovare un albergo. Decisi di fermarmi a Bologna”.
All’albergo Centrale, in via della Zecca 2, è registrato l’arrivo. Su una piantina di Bologna, Kram ricostruisce il percorso del giorno dopo: “Mi svegliai tardi, feci colazione in qualche caffè vicino Piazza Maggiore. Poi mi incamminai verso la stazione su una grande strada, forse via dell’Indipendenza. Le sirene tranciavano l’aria. Da lontano vidi sul piazzale della stazione il lampeggiare di ambulanze e mezzi dei pompieri. Si capiva che era successo qualcosa di grave”.
“Non mi avvicinai. Dopo l’esperienza del giorno prima a Chiasso non volevo incappare in nuovi controlli di polizia. Un taxi mi portò alla stazione delle autocorriere. A Firenze arrivai in pullman. Rimasi forse quattro, cinque giorni. Poi tornai in Germania”.
Sette mesi a Perugia
Nato a Berlino il 18 luglio 1948, Kram ha 59 anni. Alto, magro, capelli grigi e occhiali, potrebbe sembrare un insegnante. Non ha mai potuto esserlo. “Ho studiato pedagogia a Berlino, ma sono incappato nel Berufsverbot. Willy Brandt nel 1972 escluse dal pubblico impiego chi non desse garanzie di lealtà alla costituzione. Nel mio caso bastò un corteo ‘sedizioso’ contro la guerra in Vietnam, e il danneggiamento di un cartello stradale: avevo ribattezzato la Wittenbergplatz in ‘Sentiero Ho Chi Minh’. In Nordreno-Vestfalia mi accettarono per il tirocinio. Ma nemmeno lì fui assunto. Nel 1974 subentrai a Johannes Weinrich nella gestione della ‘Libreria politica’ a Bochum”. La colleganza libraria con Weinrich, che qualche anno dopo si unì a Carlos, alimentò poi i sospetti nei confronti di Kram.
Nel ’76 Kram fu incarcerato per una settimana per la diffusione di scritti che “incitavano alla violenza”. La libreria nel ’78 non poteva più pagargli uno stipendio. L’ufficio del lavoro gli finanziò un impiego in un centro della Gioventù cattolica, come educatore. Ma Kram continuava a sentirsi controllato dalla polizia e aveva voglia di cambiare aria. Disdisse la casa di Bochum, vendette l’auto, e con quei soldi si iscrisse al corso d’italiano a Perugia.
“Anche la polizia italiana mi teneva d’occhio. Perquisirono l’appartamento che dividevo con altri studenti. Mi ammonirono perché non avevo chiesto il permesso di soggiorno. Me lo concessero solo fino al marzo 1980, al termine dei corsi”. In primavera Kram torna in Germania, da amici a Duisburg. Da lì riparte per il breve viaggio che lo porterà anche a Bologna.
I fantasmi di Carlos
Su internet Kram si è imbattuto in due interviste rilasciate da Carlos. La prima, del 2000 a Il Messaggero, accenna a “un compagno” che, braccato dalla polizia, salta giù dal treno a Bologna pochi minuti prima che scoppiasse la bomba: “Ci chiedemmo se non fosse lui che doveva morire in quell’esplosione”.
Sull’argomento Carlos tornò nel 2005 sul Corriere della sera, che lo interpella sulla “pista” scovata dalla Mitrokhin. Si rifà a un “rapporto scritto”, ricevuto dopo la strage: “Il rapporto dice che un compagno tedesco era uscito dalla stazione pochi istanti prima dell’esplosione. Ho ricordato il suo nome leggendo il Corriere: Thomas Kram, era un insegnante comunista di Bochum, rifugiato a Perugia. Il giorno prima della strage era a Roma, pedinato da agenti segreti che lo seguirono anche sul treno per Bologna. Kram aveva solo un sacchetto di plastica con oggetti personali, ma se fosse morto nell’attentato sarebbe stato facile attribuirgli ogni colpa”. L’intervistatore insiste: “Kram era un suo uomo?”. Risposta: “Kram non è mai stato membro della nostra organizzazione”.
“L’unica cosa giusta che dice Carlos – commenta Kram – è che non ho mai fatto parte del suo gruppo, altrimenti non avrebbe avuto bisogno di resoconti di terza mano. Ricorda il mio nome leggendo i giornali. Non arrivai a Bologna ‘pochi minuti prima dell’esplosione’. Venivo da Milano e non avevo motivo di saltare dal treno in corsa. Avevo non so più se una borsa o una valigia, perquisita a Chiasso. Né potevo essere una vittima ‘predestinata’: nemmeno io sapevo, fino alla sera del primo agosto, che mi sarei fermato a Bologna, e non a Milano”.
Storie nere
La “nuova ipotesi” tedesco-palestinese viene riproposta nel libro di Andrea Colombo, Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Scrive Colombo, per molti anni redattore de il manifesto: “È necessario esaminarla in tutti i suoi dettagli non solo perché è la più recente tra le ‘piste alternative’, ma anche per il fatto che è forse l’unica che possa ancora essere approfondita”.
L’approfondimento di Colombo si riduce a un paio di forzature. Di Kram si dice che “la sua attività di terrorista” era stata segnalata sin dall’agosto 1977. Ribatte Kram: “Le segnalazioni si riferivano a sospetti di favoreggiamento. Il primo mandato di cattura per le Rz è del dicembre 1987″.
Scrive ancora Colombo: “Dopo 27 anni di latitanza Kram si è costituito nel dicembre 2006″. Replica Kram: “Se la latitanza fosse durata tanto, sarebbe iniziata nel dicembre 1979, quando ero a Perugia. Chi scrive nel 2007 vuole suggerire una mia fuga a ridosso della bomba di Bologna. Mi sono reso irreperibile sette anni dopo. È un errore che Colombo dovrebbe rettificare”.
Tra l’80 e l’87 Thomas Kram è stato sempre reperibile. A Duisburg ha lavorato dal febbraio 1981 al febbraio 1982 in uno studio legale. Poi, a Essen, ha frequentato un corso di informatica dal gennaio 1984 al giugno 1985. Nel 1986 gli fu offerto un lavoro in quel settore a Amburgo, e vi si traferì.
Christa Fröhlich
I detektiv della Mitrokhin sembrano credere che a Bologna ci fosse anche Christa Fröhlich. Fu fermata a Fiumicino il 18 giugno 1982, con 3,5 chili di esplosivo nella valigia. La stampa pubblicò la sua foto. Un cameriere dell’hotel Jolly vi ravvisò una “certa somiglianza” con una donna vista quasi due anni prima: parlava italiano con accento tedesco, il primo agosto si era fatta portare una valigia alla stazione, il 2 agosto telefonò per accertarsi che i suoi due figli non fossero sul treno investito dalla bomba, aveva lavorato come ballerina nei pressi di Bologna.
Christa Fröhlich ha ora 64 anni, insegna tedesco a Hannover. Confrontata con questa descrizione, non sa se ridere o piangere: “Non ero a Bologna. Non ho figli. Mai un ingaggio da ballerina. E nel 1980 non sapevo una parola di italiano”.
L’ha imparato dopo, in carcere, dove ha scontato fino al dicembre 1988 la pena per quel trasporto di esplosivo, senza rivelare a chi fosse destinato. Tornata a Hannover, sposò per procura un detenuto delle Brigate rosse. In Germania fu indagata per gli attentati in Francia del gruppo Carlos, ma l’inchiesta fu archiviata. La magistratura francese continuò a sospettarla per l’attentato del 22 aprile 1982 a Parigi, contro il settimanale Watan al Arabi. Nell’ottobre 1995 approfittò di una sua visita al marito per farla arrestare a Roma e estradare. In assenza di prove, la rilasciarono quattro anni dopo, termine massimo per la carcerazione preventiva.
I commissari di minoranza constatano che, già nell’ottobre 1982, gli accertamenti sul fantomatico avvistamento della Fröhlich a Bologna “ebbero esito negativo”. Perché riproporre quell’abbaglio come “nuova” pista?
Rogatoria internazionale
Neanche i parlamentari di An insistono più sulla ballerina-mamma-terrorista. Interpellano però il ministro della giustizia per sapere perché la procura di Bologna non ha ancora interrogato Kram. Abbiamo girato la domanda al sostituto procuratore Paolo Giovagnoli: “A febbraio, con una rogatoria internazionale, abbiamo chiesto alla procura federale di Karlsruhe di poter interrogare Thomas Kram. A fine giugno ho incontrato una collega tedesca per chiarire alcuni aspetti organizzativi. Ci sono molte carte da tradurre. Ci vorrà ancora qualche mese”. Kram non ha nulla in contrario a essere ascoltato su Bologna. Non servirà a spiegare cosa è successo alla stazione, ma forse a cestinare l’ultimo depistaggio.
FINE
fine un corno
Kram dovrebbe essere interrogato da magistrati seriosi – un untervista a un giornale communista del 2007 non basta certamente per chiarire le cose
l´intervista che ha datto alla TAZ 2 mesi fa in punti importanti sta in contradizione con il articolo del Manifesto:
http://www.cielilimpidi.com/?p=831
voi Italiani della sinistra odiate Berlusconi e proprio a Berlusconi farebbe piu male a dover rinunciare a suoi affari con Gheddafi
ma voi amate cosi tanto il vittimismo costruito dalla teoria della “strategia dell Tensione”, Gladio, CIA,P2, P3
e a questa verita non volete rinunciare anche al costo di permettere a Berlusconi di profitare della situazione
e cosi preferite a domandare di togliere il ominoso “segreto di Stato” (visto che ci sono gia stati anche un paio di governi della sinistra, che potevano decidere di toglierlo – e naturalmente potevano guardare tutte le carte anche segrete – veramente una cosa troppo ridicola)
invece di guardare alla storia italiana con il terrorista, amico di Berlusconi
Nella situazione geopolitica attuale fa comodo ad una superpotenza come gli Usa e ad una sua semicolonia come Israele (amatissima in Italia da tutti i “postfascisti” e pure dal PD, dai Radicali e da giornalisti -ebrei- di “sinistra”, di “destra” e di “centro” )…avallare piste “rosse”, “russe”, arabe o libiche rispetto alla strage di Bologna …al SOLO scopo di cercare di rompere le scatole a Berlusconi e “addomesticare” quest’ultimo in politica estera.
Non amo per niente Berlusconi come fanno molti in Italia ma credo che lui e Craxi siano stati finora gli unici presidenti del Consiglio in Italia con un po’ di palle e di rispetto per il residuo di sovranità nazionale che ha l’Italia e per l’autonomia delle imprese migliori del nostro paese (Eni, Enel e poco altro).
Mio nonno diceva che il peggio non è mai morto. Di conseguenza, se non amiamo Berlusconi non vuol dire che dobbiamo per forza schierarci con quei dementi di “antiberlusconiani” (tutti maggiordomi di Marchionne) che il 14 dicembre scorso hanno fatto ridere il mondo intero!
Se Berlusconi vince e vincerà anche le prossime elezioni è perché la “sinistra” dagli anni 90 in poi si è comportata peggio di lui in ogni ambito (dalle questioni interne a quelle internazionali).
Ripeto: non amo affatto Berlusconi! Capito cosa voglio dire? spero di sì! cordialità e buona serata!
ma di che “giornalisti ebrei” stai parlando?
il solo giornalista importante che ne ha parlato di Bologna era stato Guzzanti
il outsider della sinistra Andrea Colombo ha fatto un grande lavoro con il suo libro “storia nera” ma es stato ignorato completamente, pure Gabriele Paradisi e stato ignorato dai giornali e TV
mentre di stronzate sulla strage di stato/ strage P2 ne trovi in tutti colori (Lucarelli,…)
strano che noi ebrei con tutta nostra “superpotenza” non siamo riusciti a dominare il discorso per gli ultimi 30 anni?
non ho niente contro gli ebrei. I miei nonni materni aiutarono degli ebrei per evitare che finissero nei campi di concentramento nazisti!!!!!!!!!
La mia opinione è che oggi bisognerebbe lavorare per la PACE in Medio Oriente e quindi la parola d’ordine dovresse essere: Due popoli, due Stati (Israele e palestina).
Penso che i migliori pacifisti del mondo siano quelli israeliani che rifiutano di indossare la divisa militare!
Persone come loro sono rarissime in questo mondo!
Penso infine che se in Occidente esiste il week-end è merito dei lavoratori ebrei degli Usa che, all’inizio del Novecento, dissero che il sabato è un giorno in cui non si deve lavorare!!!
Precisate queste “piccole” cose, ti faccio notare che stranamente….il giornalista Andrea Colombo, autore del libro più diffuso in Italia sulla strage di Bologna, è di origine ebrea.
Inoltre, ti ricordo che nell’ultimo anno sempre il giornalista Andrea Colombo ha riconosciuto di aver commesso un ERRORE SERIO a proposito del palestinese Abu Saleh.
Riporto qui sotto la RETTIFICA di Andrea Colombo e poi il commento del giornalista del Manifesto Tommaso Di Francesco.
Da il Manifesto del 16/7/2009
Strage di Bologna, i palestinesi non c’entrano
Un grave errore
Mi è stato solo di recente segnalata la presenza di un errore piuttosto serio nel mio libro sulla strage di Bologna «Storia nera», uscito ormai due anni fa per Cairoeditore. Essendo l’errore in questione foriero di gravi equivoci, ho chiesto ospitalità al «manifesto» per porvi un sia pur tardivo rimedio.
Nel libro avevo scritto che Abu Saleh, il militante palestinese in carcere dal ’79 in seguito all’individuazione di un lanciamissili trasportato, per conto dei palestinesi, da tre militanti romani del Collettivo di via dei Volsci, era stato scarcerato a metà dell’agosto 1980. L’informazione è certamente errata. Secondo la commissione Mitrokhin, Saleh fu scarcerato sì a metà del mese di agosto, ma del 1981. Le carte processuali parlano invece del 1982. Interpellati, i commissari della Mitrokhin spiegano che in effetti Saleh rimase tecnicamente in carcere fino all’82, ma sostengono che già dall’anno precedente il palestinese si trovava agli arresti domiciliari. I suoi coimputati italiani smentiscono e affermano che Saleh è rimasto in carcere sino al momento della definitiva liberazione.
In ogni caso è certo che Saleh non fu liberato il 14 agosto 1980, cioè meno di due settimane dopo la strage alla stazione di Bologna. Può sembrare un particolare: non lo è. L’ipotesi secondo cui l’arresto di Abu Saleh sarebbe legato alla strage di Bologna parte infatti dal patto segreto stretto tra le organizzazioni palestinesi e Aldo Moro, per il tramite del colonnello dei servizi segreti Stefano Giovannone, in base al quale i palestinesi potevano trasportare liberamente materiale bellico sul territorio italiano purché non lo adoperassero in Italia. L’arresto di Abu Saleh (e il sequestro del lanciamissili) costituivano una violazione di quel patto, e infatti il leader dell’Fplp George Habbash protestò vigorosamente, quasi minacciosamente, con il governo italiano invocando il rispetto degli accordi e reclamando sia la restituzione del lanciamissili che la liberazione di Abu Saleh. È ovvio che, in questo quadro, la liberazione del palestinese solo pochi giorni dopo la strage avrebbe costituito, pur senza alcun valore probatorio, un elemento a sostegno della cosiddetta pista palestinese. Di qui, anche a distanza di due anni, la necessità di correggere pubblicamente l’errore.
Approfitto però dell’occasione per fornire un chiarimento che mi pare necessario. «Storia nera», così come i molti articoli «innocentisti» scritti da me e da altri sul «manifesto» nel corso di circa quindici anni, non si proponeva di individuare i colpevoli della strage, ma solo di indicare chi colpevole non è, pur essendo per quella strage stato condannato. Mi sono pertanto limitato a elencare, nell’ultimo capitolo del libro, tutte le ipotesi che in questi decenni sono state avanzate, inclusa la «pista Saleh», senza minimamente prendere posizione a favore dell’una o dell’altra. In questo contesto, non parlare della succitata ipotesi sarebbe stato impossibile. O gravemente reticente.
Andrea Colombo
Andrea Colombo si accorge di un grave errore contenuto nel suo libro-inchiesta «Storia nera» in base al quale l’ipotesi della «rappresaglia» palestinese poteva sembrare avere una maggiore credibilità. Scrive Colombo a pag. 342 del suo libro : «….avesse spinto Abu Saleh a chiedere l’intervento di tre esponenti di spicco dell’autonomia romana. Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Luciano Nieri erano i dirigenti di un collettivo, quello di via dei Volsci che, pur non avendo niente a che fare con il terrorismo, era considerato ( a torto ) limitrofo alla lotta armata. Per il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, capo dell’antiterrorismo, i tre «volsci» rappresentavano una preda ghiotta. Così quando il colonnello Giovannone iniziò a darsi da fare per tirare fuori di galera Saleh, arrestato pochi giorni dopo i tre autonomi romani, e onorare così il patto stretto da Moro, Dalla Chiesa si oppose. Contro ogni evidenza, affermò che i missili non erano di passaggio in Italia ma destinati ad uso interno. In aperta violazione dell’accordo, Saleh rimase in carcere. Di conseguenza, l’11 luglio 1980, una nota dell’Ucigos segnalava le reazioni negative dell’Fplp per la permanenza in carcere di Abu Saleh e concludeva: «Non viene escluso che, da parte della stessa organizzazione, possa essere tentata una sorta di ritorsione». La bomba di Bologna sarebbe stata dunque una sorta di rappresaglia per la mancata liberazione di Saleh, il quale fu in effetti scarcerato, con larghissimo anticipo sui tre autonomi romani, pochi giorni dopo la strage, il 14 agosto 1980. L’Fplp avrebbe commissionato la strage a Carlos, che si sarebbe servito, per portare a termine il suo compito, dei tedeschi delle cellule rivoluzionarie».
Dunque Andrea Colombo ora scopre che Abu Saleh è stato scarcerato ben due anni dopo la strage di Bologna, il 15 agosto 1982, e non come asserisce nel libro «all’indomani della strage di Bologna».
C’è ancora da dire che nel libro di Andrea Colombo l’ipotesi palestinese pur inserita nel capitolo «piste alternative», risulta di gran lunga la più sostenibile anche grazie all’incidente-svista-falso in cui è incappato l’autore, che fa derivare «l’immediata scarcerazione di Abu Saleh dalla bomba alla stazione». Peraltro tra i media in grado di deformare la verità rientra la trasmissione televisiva di Minoli «La storia siamo noi», che a più riprese si è interessata della vicenda mettendo pesantemente in relazione la strage di Bologna con la mancata scarcerazione degli imputati arrestati ad Ortona perché trovati in possesso dei due lanciamissili dei palestinesi.
Tommaso Di Francesco
Andrea Colombo ha fatto i soldi con il libro sulla strage di Bologna e adesso ci dice che l’ipotesi della pista palestinese era SBAGLIATA! A me verrebbe da ridere se non ci fossero stati di mezzo decine di morti innocenti!
Capisci che tutti questi libri sulla strage di Bologna sono pieni di ipotesi NON provate con dati certi e sufficienti…al solo scopo di fare DENARO?
Ascolta: per capire la storia dell’Italia repubblicana NON ti fidare mai dei giornalisti di “destra”, di “centro” o di “sinistra”. Leggi SOLO libri scritti da veri STORICI. Lo stesso discorso vale per le questioni internazionali.
Certo, anche uno storico non è mai obiettivo al 100% ma almeno scrive un numero nettamente inferiore di stronzate rispetto ad un giornalista che, tanto per fare qualche scoop, pretende di essere considerato uno storico. 🙂
Ho visto che tu hai fatto dei commenti a un articolo di Andrea Colombo, sul sito del settimanale GLI ALTRI. Come mai ti interessi tanto dell’Italia se non sei italiano e vivi all’estero? Noi italiani non capiamo bene la nostra storia passata e presente e credo che per uno straniero sia del tutto impossibile capirci qualcosa!
A questo punto vorrei farti CONOSCERE una caratteristica italiana: purtroppo, da Romolo e Remo in poi noi italiani siamo stati sempre “bravi” a fare delle guerre tra fratelli. Gli ebrei hanno fondato lo Stato di Israele con le bombe sui palestinesi. Noi abbiamo fatto l’Italia unita con l’impresa dei Mille (erano oltre 1040) di Garibaldi….facendo un massacro di contadini a Bronte, un piccolo comune siciliano messo, per ordine di Nino Bixio !
ho letto quanto viene riportato dal sito Internet cielilimpidi su Kram, ma secondo me l’ intervista concessa da Kram alla TAZ non cambia per niente la storia degli anni 70 e 80.
Da quanto si può leggere su Internet, Kram e Carlos avevano orientamenti politici molto diversi e Kram non fece mai parte del gruppetto “internazionale” diretto da Carlos.
Se delle persone si incontrano, non vuol dire che abbiano le stesse posizioni politiche e/o ideologiche.
Inoltre, Carlos ha sempre e solo parlato dell’esistenza di una possibile responsabilità dei servizi segreti degli Usa e di Israele rispetto alla strage di Bologna. Carlos non ha mai parlato di una pista diversa.
Ad ogni modo, a me non interessa molto quello che dice Carlos. Non c’è bisogno affatto di lui per studiare i dati di FATTO della dell’Italia repubblicana!
Infine mi pare che la migliore risposta ai dubbi espressi da cielilimpidi si trovi qui: http://lapattumieradellastoria.blogspot.com/2009/08/un-valpreda-per-bologna.html
Cordialità!
ma tu sai chi e quanti erano i membri ufficiali del gruppo internazionale di Carlos?
erano Weinrich, la Kopp (delle RZ) e Hassan Saleh (in tutto solo 4 persone)
e poi c´erano altri mebri delle RZ che erano in contatto con i vecchi compagni
in tutto solo 4 persone: Kram, Fröhlich, Albartus e Krombach
Kram secondo i libri che ho letto (scritti molto prima che la presenza di Kram a Bologna saltai fuori) Kram era il piu importante.
in non dico che Kram ha messo la bomba e probabilmente non aveva neanche saputo perche era finito a Bologna, pero e molto improbabile che tutto questo fu solo un caso.
qualcuno lo ha mandato li per un lavoro – e secondo i libri che ho letto, potrebbe essere stato Abu Sreda Salem („Omar“) del servizio di gheddafi
per capire un po’ meglio le cose bisognerebbe ricordare il contesto del 1980: quello fu un anno di svolta neoconservatrice e neoliberista negli Usa e in Italia
In Italia fra i ministri c’è il “repubblicano” Spadolini che, in modo strumentale, parla di “pista araba” rispetto alla strage di Bologna proprio perché cerca di modificare la precedente politica multilaterale e diplomatica italiana che aveva buoni rapporti con il mondo arabo.
Il signor Pazienza (uno dei depistatori ufficili sulla vicenda di Bologna) era della P2, in pratica un uomo filo-Reagan; lo stesso discorso, nella sostanza politica, vale per il magistrato Sica (da lui citato a proposito della presunta “pista libica”).
Voglio dire: non bisogna fidarsi di quello che ANCHE OGGI dicono coloro che in Italia erano “neoconservatori” nel 1980 e avevano ruoli importanti nelle istituzioni.
ciao, buona serata
il partito republicano italiano era sempre un partito del centro – non piu destra della DC (gia scordato KoSSiga o il “fascista” Moro giustificato dalle BR?)
1980 Carter stava ancora al potere – Pazienza non era mai stato membro della P2 (e diventare membro non era difficile a quel periodo – quasi tutti erano sulla liste di Gelli)
perche se era il “uomo di Reagan” fu consegnato alle autorita italiane nel 1985?
Pazienza fu il unico dei P2isti veramente a finire in galera (12 anni) per avere commesso “depistaggi”
“depistaggi” che in verita erano “inpistaggi” contro Gelli e Delle Chiaie e sopratutto contro se stesso
i NAR almeno erano dei assasini – ma il solo crimine del giovane Pazienza e stata la vanita di farsi fare “Mr Supersismi” – una vanita che gli ha costato 12 anni di liberta
1) il partito repubblicano di Spadolini era collegato al partito repubblicano degli Usa e aveva molta simpatia per il governo di Israele. La DC era molto più flessibile e cercava di governare sempre in Italia, sia quando negli Usa comandava il “partito repubblicano” che quando comandava il “partito democratico”.
2) il signor Pazienza, da quanto lui stesso dichiara in una intervista fatta dopo essere uscito dal carcere, nel 1980 cercò di vendere informazioni per danneggiare il “democratico” Carter e favorire così la vittoria del “repubblicano” Reagan. Solo in questo senso ho detto che era un “uomo di Reagan”. Il signor Pazienza è conosciuto come “faccendiere”. Suo padre era sommozzatore e veniva pagato per togliere le mine dalla acque marine di fronte alla citta ligure di La Spezia: ovviamente, per guadagnare di più, ogni tanto metteva delle vecchie mine in mare per poi dire che le aveva tolte lui.
In pratica il dio DENARO è sempre stato il vero partito di Pazienza padre e Pazienza figlio. Sul piano oggettivo, ad ogni modo, Pazienza figlio faceva il gioco delle forze politiche neoconservatrici
3) Le elezioni presidenziali statunitensi del 1980 si sono concluse il 4 novembre 1980 con la vittoria Reagan dopo una lunga campagna propagandistica a favore di una svolta nazionale e internazionale neoconservatrice.
4) nel 1980 gli Usa conducono “guerre a bassa intensità” soprattutto in alcuni paesi dell’America Latina, ad esempio in Salvador dove alcuni mercenari filo-statunitensi uccidono centinaia di persone e il 24 marzo perfino l’arcivescovo Oscar Romero.
5) nel 1980 in Italia si rafforza l’ala neoconservatrice e filo-israeliana nei servizi segreti e negli altri comandi delle forze di polizia.
6) i personaggi istituzionali (Pazienza, Gelli eccetera) che fecero i depistaggi sulla strage di Bologna sono più criminali di coloro che direttamente misero la bomba.
7) in base al Codice di Hammurabi…. i “depistatori” istituzionali avrebbero dovuto essere condannati al massimo della pena detentiva, mentre Ciavardini (che nel 1980 aveva 17 anni) avrebbe dovuto essere assolto per mancanza totale di prove e Fioravanti & Mambro avrebbro dovuto essere assolti per INSUFFICIENZA di prove.
8) adesso Fioravanti & Mambro, a differenza di Ciavardini, usano lo stesso metodo che la giustizia italiana ha usato contro di loro. In pratica cercano anche loro un capro espiatorio.
10) è semplicemente ridicolo anche sospettare della “pista rossa” rispetto alla strage di Bologna.
11) la città di Bologna, prima della strage, era il simbolo della sinistra italiana e della buona amministrazione locale. Di conseguenza nessun “rosso” al mondo avrebbe mai pensato di fare una cosa simile a quella che avvenne alla stazione di Bologna.
12) la cultura politica di chi ha fatto la strage di Bologna non ha nulla a che vedere con la cultura della sinistra dell’epoca e neppure con quella di estremisti come Kram di quegli anni.
13) In Italia nessun “rosso” straniero poteva mettere bombe qui o là per il semplice motivo che, fra il 1976 e il 1982, c’era il più forte movimento armato autoctono e di sinistra di tutto l’Occidente.
14) tutti i fatti del movimento armato di sinistra degli anni 70 sono conosciuti e storicamente è dimostrato che tale movimento nacque proprio in risposta allo stragismo e ai “depistaggi” dello Stato (dopo la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 e la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli avvenuta il 15 dicembre dello stesso anno nella questura di Milano dopo un fermo diventato ILLEGALE perché più lungo di quanto consentito dalla legge)
15) il tipo di esplosivo usato nella strage di Bologna era detenuto dalle forze della NATO. Di conseguenza è ridicolo che oggi si viene a dire che due ex agenti della CIA avrebbero venduto un po’ di quello stesso tipo di esplosivo a Gheddafi.
15) se un “rosso” straniero avesse messo qualche bomba in giro per l’Italia sarebeb stato ucciso dal
1) il unico collegamente frai i due partiti e il nome
Spadolini era pro-americano, pero per niente piu collegato ai republicani che hai democrati
gli ebrei americani con grande magioranza votavano per Carter (come adesso hanno votato per Obama)
2)
il fratello di Carter aveva fatto affari con Gheddafi – “Billygate” era uno scandalo – e Pazienza ha aiutato a svelarlo
(se saltava fuori che il fratello di Bush vendeva le armi a Gheddafi ci sarebbe stato pure un scandalo – e se la intelligence italiana avesse aiutato a svelare la cosa ne saresti stato bien fiero)
communque questo era solo una delle tante ragioni per quale Carter perse le elezioni…
3) ma che propaganda – sotto Carter léconomia andava male e Khomeini ando al potere, ininziava la guerra in Afghanistan e la guerra del golfo
5) proprio alla fine del governo Carter?
perche poi coi republicani al governo (81) tutti P2isti vengono eliminati?
strana logica, no?
continuo piu tardi 😉
1) il Partito Repubblicano di Spadolini, a differenza della Democrazia Cristiana come sempre “equidistante”, era più vicino alle posizioni “repubblicane”, neoconservatrici e neoliberiste (sfrenate) del signor Reagan piuttosto che alle posizioni del “democratico” della Trilaterale
signor Carter.
Gli ebrei americani che erano ricchi a livello economico, come sai e implicitamente dici, hanno spesso avuto ottimi rapporti con gli uomini della Trilaterale, guidati culturalmente, sia al tempo di Carter che di Obama, da Brezinski.
D’altra parte, dalla seconda metà degli anni ’70 ed almeno fino ai primi anni ’80, ci furono delle contraddizioni apparenti: ad esempio il “repubblicano” Gianni Agnelli (quello della FIAT) aderì anch’egli alla Trilaterale.
2) su questo punto siamo d’accordo.
3) La propaganda neoconservatrice di cui parlo è proprio quella che fece Reagan strumentalizzando la recessione economica iniziata nel 1980 (e però durata fino al 1982) e proponendo una controffensiva globale degli Usa dopo la rivoluzione in Iran (1979), in Nicaragua (1979) e dopo l’invasione russa dell’Afghanistan (1979). Comunque, credo che anche su questo punto siamo d’accordo.
4) immagino che sul punto 4 siamo d’accordo perché si tratta di dati storici obiettivi.
5) nel punto 5 avevo scritto che “nel 1980 in Italia si rafforza l’ala neoconservatrice e filo-israeliana nei servizi segreti e negli altri comandi delle forze di polizia”.
Il fenomeno è relativamente autonomo rispetto a quanto avviene negli Usa e comincia alcuni anni prima. Ad esempio, la P2 ha il suo massimo sviluppo dal 1976 al 1981 e ad essa aderiscono, in maniera più o meno cosciente, alcuni personaggi politici dei più diversi partiti (perfino l’allora socialista Fabrizio Cicchitto – quello che adesso fa il portavoce del PDL di Berlusconi- che, per tale motivo, fece autocritica …dopo aver preso degli schiaffi VERI dal socialista Signorile), uomini dei carabinieri come il generale dalla Chiesa (che, come sai, ad un certo punto entrò in contrasto con Giovannone sulle questioni mediorientali) e giornalisti e conduttori televisivi come Maurizio Costanzo. Anche su questo punto non dovremmo essere in disaccordo perché sono cose risapute e leggibili ovunque.
A mettere nei guai il capo ufficiale della P2 Gelli, amico di molte dittature latino-americane e senza dubbio molto più a destra a livello politico rispetto al repubblicano Spadolini e al socialista Craxi, furono – come dice anche wikipedia “i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone, nell’ambito di una inchiesta sul presunto rapimento dell’avvocato e uomo d’affari siciliano Michele Sindona.”
Calcola una cosa: Gelli, fin dai tempi della seconda guerra mondiale è stato uno personaggio abituato a fare il doppio gioco. Gelli era un uomo d’affari che usava la politica come mezzo per aumentare le proprie sfere d’influenza. Il Pci fece molto rumore sullo scandalo della P2, ma dal 1976 al 1979 sostenne i governi Andreotti di “solidarietà nazionale”, proprio stando a braccetto – senza saperlo – con uomini della P2. Su questo punto credo che siamo d’accordo: la fine del Pci iniziò non certo con la caduta del Muro di Berlino (1979) ma proprio a causa della sua subalternità politica degli ultimi anni ’70.
poco fa, nella mia risposta scritta velocemente, al punto 5 ho scritto una data sbagliata. Come sai, la caduta del Muro di Berlino ci fu nel 1989 e non certo nel 1979.
🙂
15) se in quegli anni (1976-1982) un “rosso” straniero avesse fatto una stage…sarebbe stato ricercato e ucciso dal movimento armato autoctono e di sinistra presente in Italia.
16) ho parlato di cose sulla base dei DATI riconosciuti dagli STORICI e non in riferimento alle ipotesi, più o meno folli, di qualche giornalista che si maschera da storico.
ma scusa, Giuseppe, tu hai letto il libro di Colombo?
se lo leggi, vedi che la parte su Saleh non e proprio la parte piu importante – e pure ha avuto la grandezza di sottolineare che ha fatto un errore
Colombo aveva pure intervistato Abu Saleh e Piffano:
http://sotterranei.altervista.org/bologna.htm
Piffano non è molto sicuro della colpa dei NAR, ma è preoccupato che le indagini possano deneggiare il il „giudizio storico complessivo“ (proprio come l’Associazione dei Familiari delle Vittime):
http://www.stragi.it/documenti/attentatoverita.htm
per Abu Saleh (come per Carlos) tutto un „complotto sionista“
e quali morti innocenti ci sono stati a causa della pista palestinese?
a parte del fatto che lípotesi della pista paestinese non era stata indicata da Colombo, ma da Cossiga.
DENARO?
il libro e stato un grande lavoro, ma e stato letto e comprato da quasi nessuno…
1) i morti innocenti sono le vittime della strage di Bologna e chi oggi si inventa delle “piste rosse”, senza prove concrete, offende la memoria di quelle stesse vittime.
2) Lascia perdere Cossiga che, sulla strage di Bologna, ha detto tante cose diverse e perfino opposte …sempre SENZA PROVE.
Lascia perdere Pazienza che, per DENARO, ha fatto depistaggi nel 1981 e poi adesso si è inventato la storia del sentito dire dal magistrato Sica qualche parola su una possibile pista libica.
3) I “sentito dire” o le “ipotesi” NON SONO PROVE CONCRETE. Se per te sono sufficienti le chiacchiere di qualche personaggio INAFFIDABILE, ad esempio di qualche faccendiere, di qualche mercenario o di qualche “pentito”, allora le prove contro Fioravanti & Mambro per la strage di Bologna tu le dovresti considerare più che SUFFICIENTE.
4) immagino che secondo te Fioravanti & Mambro siano innocenti. Bene: allora lo devi DIMOSTRARE scientificamente. Personalmente, anch’io penso che loro due potrebbero essere innocenti ma NON ho le PROVE COCRETE per dimostrarlo.
5) il signor Fioravanti, il più furbacchione e opportunista fra tutti i neofascisti dei Nar, ha cambiato versione diverse volte e, negli anni ’80, in carcere ha sempre cercato di scaricare le proprie responsabilità ad altri.
Adesso si spaccia per uomo di centro-sinistra (amico della radicale filoisraeliana Aglietta per la quale voleva preparare la campagna elettorale per le elezioni regionali del Lazio) e guarda caso si mette a fare il giudice e spara accuse al capro espiatorio di turno: prima a un palestinese (Abu Saleh) e poi a un tedesco di estrema sinistra (Kram).
6) sai perché Andrea Colombo non è attendibile? perché è diventato amico fraterno di Fioravanti & Mambro e soffre di una specie di Sindrome di Stoccolma. Ormai per lui i suoi nuovi amici sono innocenti e basta. Colombo dimentica che i Nar di Fioravanti & Mambro ebbero rapporti con la Banda romana della Magliana (controllata dai servizi segreti italiani) e, nel Veneto, con Di Gilio, uomo pagato dalle forze militari Usa per distribuire armi ed esplosivi della Nato a gruppi di cretini del neofascismo.
7) pista libica? pista palestinese? pista rossa? Non scherziamo!
1) tu hai parlato di morti per colpa della rivellazione della pista palestinese
2) lostesso e stato Cossiga a venir fuori con il lodo moro e la pista palestinese nel 2005
(hai letto il mio articolo?)
3, 4) l´unica prova e stata la testimonianza di Sparti
5) Fioravanti come tutti gli altri ha solo saputo di Kram dopo le rivelazioni della Mitrokhin – e naturalmente come coinvoloto nella facienda si ha chiesto perche le autorita italiane non hanno indagato questa pista
6) ebreo, nuovo amico dei facisti o amante della verita, anche se e una verita scomoda per un ex-terrorista della sinistra?
tu prima (3, 4) parli di prove concrete, poi usi dei argomenti (Digilio) che in anni di processi non si potevano provare per niente.
7) e smettila con la “pista rossa”, che di questa non si parlava ne dopo la strage ne oggi…
1) su questo punto noi due ci siamo capiti male. Volevo dire che è offensivo verso le vittime della strage di Bologna scrivere libri (come quello di Andrea Colombo) nei quali si parla, SENZA prove sufficienti e MOTIVATE, di piste palestinesi, arabe o libiche.
Da quello che si dice in Italia, Andrea Colombo è un buon giornalista ma è troppo ingenuo e soprattutto, per quanto riguarda la strage di Bologna, non ha usato un metodo storico di ricerca della verità.
2) Cossiga era un politicante e dovresti saperlo. Diceva cose vere insieme a cose false. Ha sempre fatto così.
Ho letto il tuo articolo del lodo Moro, ma proprio perché esisteva quell’accordo politico fra lo Stato italiano e i palestinesi…è chiaro che i palestinesi NON avevano alcun interesse a fare un attentato in Italia in quel partitolare periodo. Insomma, Moro non era un amante del terrorismo palestinese; voleva solo che non si fossero stragi fatte da palestinesi in Italia. Mi pare che solo degli imbecilli (come oggi fanno tanti cretini di destra) possano criticare Moro per questo motivo.
3 e 4) l’unica prova è la testimonianza di Sparti. é vero! ma come mai i Nar avevano rapporti con dei banditi – come Sparti- legati alla P2 e ai servizi segreti? Te lo sei mai chiesto?
5) Fioravanti e Mambro sono ipocriti perché sanno benissimo che i documenti della Mitrokhin, come i documenti della Stasi o di altri servizi segreti, erano necessariamente pieni di informazioni imprecise e DEPISTANTI.
Negli anni ’70 e ’80 anni i servizi segreti dell’est e dell’ovest avevano degli archivi che spesso riportavano come vere delle cose false conosciute “per sentito dire” (quindi NON PROVATE) all’estero o che erano ipotesi fatte da un servizio segreto del blocco avverso.
Insomma, una vera soprabbondanza di DISINFORMAZIONE ha caratterizzato i servizi segreti degli anni ’70 e ’80.
6) L’unica stagista italiano che abbia confessato le PROPRIE responsabilità, più o meno in parte (ad esempio sul confezionamento della bomba che fece la strage del 12 dicembre 1969 e di quella della strage di Brescia del 1974), è Carlo Digilio. Dalle sue confessioni, fatte a partire dall’ottobre 1995, si capisce che nel Nord Italia, soprattutto in Veneto, diversi gruppi neofascisti erano armati, controllati e strumentalizzati da ufficiali statunitensi della Nato.
7) la pista della Nato, per cui lavorava Carlo Di Gilio, è quella meno stupida per quanto riguarda la responsabilità POLITICA delle stragi che hanno insanguinato l’Italia dal 1969 al 1980. La pista della Nato è stata fornita dallo stesso Carlo Digilio prima di morire. Quindi, fai bene a dire che la pista rossa è ridicola rispetto alla strage di Bologna!
buona giornata!
sul mio punto 7 voglio precisare che la pista della Nato rispetto a gran parte dello stragismo che si ebbe in Italia dal 1969 al 1980 è stata fornita da Carlo Digilio attraverso una sua confessione. A questo punto, non sarebbe interessante capire che rapporti aveva Digilio con i Nar o altri gruppetti di neofascisti nel 1980? Digilio…conosceva o non conosceva qualcuno dei Nar?
forse hai letto molte cose ma non credo tu conosca questo articolo del 2 luglio 2007 pubblicato sul quotidiano La Stampa che puoi trovare anche su Internet. Il quotidiano La Stampa ha un archivio on line che può essere utilizzato liberamente e gratis!
Qualcuno vide la Mambro alla stazione
Fonte: La Stampa
2 luglio 2007
La strage alla stazione di Bologna, la mattina del 2 agosto del 1980, causò ottantacinque morti e oltre duecento feriti. Per l’attentato furono usati venticinque chili di esplosivo. E’ stato il più grave attentato della storia italiana. I processi
Dopo quindici anni di processi, il 23 novembre del 1995 la Cassazione ha condannato all’ergastolo Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. I due si dichiarano innocenti. Lui ha ottenuto la libertà condizionale, lei ha la pena sospesa per maternità. Che senso ha una ulteriore inchiesta giornalistica sulla strage di Bologna? La vicenda ha avuto un suo corso giudiziario, tormentato e difficile, approdato alla condanna definitiva all’ergastolo di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro (Luigi Ciavardini a trent’anni), ex militanti della destra eversiva. Ma ciò non è bastato a mettere un punto fermo nel dibattito – sufficiente ricordare il contraddittorio sulla «matrice fascista» dell’attentato – che ha coinvolto intellettuali e politici, divisi anche sulle «responsabilità» di Fioravanti e Mambro. «Ma io – dice Riccardo Bocca, giornalista de L’Espresso ed autore del saggio «Tutta un’altra strage», Rizzoli, in uscita a giorni – non voglio dimostrare la colpevolezza dei due ex terroristi. A me premeva piuttosto ricostruire “coi fatti” un quadro generale, un contesto, dentro cui è nata e si è sviluppata la vicenda. E dico “coi fatti” perché mi sembra che ciò che è stato scritto e detto sia frutto di costruzioni messe insieme senza tener conto della realtà di ciò che è avvenuto. Molti hanno parlato senza aver letto le carte processuali». Per questo il lavoro di Bocca assume la duplice veste di inchiesta (la scoperta, dopo 27 anni, di una testimone che colloca la Mambro dentro la stazione di Bologna, quella mattina del 2 agosto 1980) e di saggio che mette ordine nelle «contraddizioni» di una storia spesso confusa. La novità esplosiva è l’esistenza di una «superteste» che ha riconosciuto Francesca Mambro come una delle tre persone che aveva notato, per via dell’abbigliamento «tedesco», il giorno della strage alla stazione di Bologna. La donna, che vorrebbe rimanere anonima, indica una foto segnaletica della Mambro ma, nell’immediatezza delle indagini non la collega alla stazione. Lo farà due anni dopo, ma la sua testimonianza rimarrà vaga e sepolta sotto la mole del processo. Inoltrandosi nelle ricerca, Bocca ha incontrato Fioravanti e Mambro. E’ stato un contatto cominciato con sorrisi larghi, ma scivolato presto verso la diffidenza. Il resto è ricostruzione minuziosa dei fatti.
L’incontro
«Onestamente – spiega lui (Fioravanti ndr)- poco ci importa di ricostruire la vicenda per l’ennesima volta. Tanti giornalisti lo hanno fatto, comportandosi quasi sempre bene. Però non hanno avuto quello scatto, quel balzo per andare oltre». E la Mambro: «Ormai ho rimosso fatti e date… Oggi sono concentrata su mia figlia, sulle amiche…». «Adesso la gente» – interviene Fioravanti – «quando ci incontra per strada ci guarda con simpatia, ci vuole stringere la mano». Sul presunto «disinteresse mediatico» dei due, dice Bocca: «Parole smentite dai fatti: nell’aprile 2007 è uscito “Storia nera”: Bologna, la verità” di Mambro e Fioravanti».
Una strage annunciata
L’inchiesta di Bocca consegna la certezza di una strategia terroristica «nera» non sconosciuta all’epoca dell’attentato. Da «Linea politica», manoscritto sequestrato a Carlo Battaglia, referente di Paolo Signorelli a Latina: «Bisogna arrivare al punto che non solo gli aerei, ma le navi e i treni e le strade siano insicuri: bisogna ripristinare il terrore e la paralisi della circolazione…». Ma c’è un’altra testimonianza, meno generica, che porta a Bologna. Viene da Luigi Vettore Presilio, «appartenente ad un gruppo eversore», che riferisce quanto confidatogli in carcere da un altro fascista, Roberto Rinani. Questi sembrava preso da molto nervosismo e addebitava le sue disgrazie al giudice Palombarini. Dice Presilio al giudice istruttore di Bologna: «E dopo aver pronunciato diverse bestemmie, disse più o meno testualmente la seguente frase: “Potranno pure trattenermi in galera ma vedrai che nella prima settimana di agosto succederà qualche cosa di grosso, e allora rideremo insieme”».
I servizi sapevano
Il capitano Segatel «due settimane prima della strage vede a Genova Mirella Robbio, ex moglie dell’estremista Mauro Meli e tenta di arginare i danni». La donna ricorda che Segatel «sapeva che la destra stava preparando qualcosa di veramente grosso. Mi chiese di riprendere i contatti con i vecchi amici di mio marito per cercare di capire cosa fosse in preparazione». «Ma non riesce a convincerla», racconta Bocca. «Quando poi avviene la strage è assalita dai sensi di colpa: “Mi rammaricai di non aver fatto quanto forse potevo per evitare un così grave fatto”».
La P2
Qualcuno ha avanzato la tesi che l’inchiesta di Bologna sia stato il frutto dei teoremi della «magistratura rossa di Bologna». Tesi alimentata anche da Roberto Montorzi, «fino a giugno del 1989 legale di parte civile nel processo per la strage». «Una lettura dei fatti – scrive Bocca – che potrebbe essere lecita e autorevole, visto che a parlare è l’ex legale delle vittime della strage. Ma che risulta inquietante se si considera che, prima di rinunciare alla difesa, il 5 agosto 1989 (25 giorni dopo la condanna all’ergastolo di Fioravanti e Mambro) Montorzi si presenta a Villa Wanda per vedere Gelli».
La commissione Mitrokhin
Della strage si è occupata anche la Mitrokhin, istituita dal secondo governo Berlusconi. I consulenti del presidente Guzzanti giungono alla tesi che «la Fplp (Fronte di liberazione della Palestina ndr) abbia compiuto la strage di Bologna tramite il gruppo Carlos per vendicare la condanna a sette anni ricevuta nel gennaio del 1980 da Abu Anzeh Saleh, suo uomo arrestato per un traffico d’armi in Italia». Ma, scrive Bocca: «Lo stesso presidente Guzzanti, quando lo incontro nel suo ufficio romano, ammette davanti ad un registratore di non condividere la tesi conclusiva della commissione». Forse, allora, un altro libro non guasta.
1) scusa, adesso ho capito
2) lostesso l´ipotesi viene da Cossiga e non da Colombo
3,4) Sparti era fascista e criminale – ma legato alla Banda della Magliana e non alla P2.
5) ma che Kram e stato a Bologna lo acetti come fatto, no?
1) scusa davvero: non mi sono fatto capire bene. Non voglio assolutamente dire quello che tu avevi inteso!
2) Cossiga non è DIO! anzi, era un bel diavoletto e prende per oro colato le chiacchiere di un diavoletto è semplicemente stupido (come Colombo)
3) Sparti NON era della P2. Lui era della banda della Magliana (prese il nome da un quartiere periferico di Roma), controllata dai servizi segreti nei quali c’erano uomini della P2.
4) se Kram era a Bologna o meno non c’entra NIENTE! Il problema è capire cosa ci facevano quel giorno alla stazione di Bologna ben 4 persone di estrema destra: Sergio Picciafuoco (pregiudicato noto negli ambienti di estrema destra), Ciavardini, Fioravanti e Mambro!
Picciafuoco rimase ferito durante lo scoppio della bomba alla stazione di Bologna; si fece curare dando nome falso (quello di un certo Enrico Vailati) e subito dopo sparì. Lo sapevi?
5) gli ambienti di estrema destra facevano ampio uso di esplosivi. Ad esempio: nella notte fra il 29 e il 30 luglio 1980: Milano, sei chili di polvere da mina esplodono nella notte in piazza San Fedele, su un lato di Palazzo Marino dove da circa 15 minuti si è conclusa la prima seduta del Consiglio comunale che ha riconfermato sindaco Carlo Tognoli e la giunta di sinistra. Un secondo ordigno non esplode per insufficienza di innesco. Rivendicano i Gruppi Armati per il Contropotere Territoriale, sigla usata per l’occasione da terroristi di estrema destra. La bomba era nascosta su una Fiat 132 che è andata completamente distrutta. Numerose saracinesche di negozi sono sventrate, gli infissi di palazzo Marino sono divelte, due altre auto vengono danneggiate. Le successive indagini sulla strage alla stazione di Bologna del successivo 2 agosto permetteranno di chiarire che responsabili dell’attentato sono neofascisti.
Giuseppe, una domanda:
tu condividi l´opinione di Cossiga che “Tangentopoli” fu solo un “complotto sionista”?
…e non come penso io un sistema di finaziamento dei partiti italiani via Eni.
il DC e l´intero sistema politico era sparito per colpa di Tangentopoli, ma i capi del vecchio sistema Cossiga e Andreotti sono riusciti a sistemarsi bene…
tangentopoli, nel 1993-1994, non fu un “complotto sionista”.
Crollato il Muro di Berlino agli Usa non servivano più i tradizionali partiti italiani della Prima Repubblica, in particolare la DC.
In Italia il tasso delle tangenti era nettamente superiore a quello relativo alle tangenti degli altri paesi e quindi le imprese multinazionali non vedevano di buon occhio il mio paese.
Tangentopoli fu, in un certo senso, la vittoria di forze neoliberiste occidentali (Usa, Gran bretagna) che volevano rendere il modello politico ed economico italiano più simile e più compatibile rispetto a quello degli Usa. Cosa che poi, sia pur SOLO in parte, è avvenuta.
Certo, se fosse dipeso solo da Prodi (un capo del “centro sinistra”) …c’era il rischio che l’Italia avrebbe privatizzato e svenduto perfino l’ENI.
Considera che fra le imprese italiane una delle poche che funzionava bene era l’ENI. Le altre (ad esempio la FIAT) stavano sempre a prendere un sacco di denaro pubblico ed erano quindi molto parassitarie.
l’ENI ha sempre dato dei finanziamenti, più o meno occulti ad alcuni partiti e ai loro giornali, anche per evitare che i politici italiani fossero corrotti da imprese o paesi concorrenti. Non mi pare un grande scandalo questo. Certo, non è una bella cosa dal punto di vista morale, ma negli Usa ci sono lobbies ufficiali che hanno sempre liberamente e sfacciatamente finanziato sia i presidenti “repubblicani” che quelli “democratici”.
Anche Telecom ha dato dei finanziamenti occulti ad alcuni partiti italiani: al tempo dei governi Prodi…li dava a delle forze di centro-sinistra e immagino (ma si tratta solo di una supposizione) che al tempo dei governi Berlusconi…li abbia dati a delle forze di centro-destra.
In Italia questi finanziamenti occulti sono considerati come dei piccoli errori e non come dei grandi reati.
Caro Giuseppe,
leggo in un tuo post che io sarei “stranamente di origine ebrea”, e in un altro che con il libro Storia nera ho “fatto i soldi” salvo poi affermare che i “palestinesi non c’entravano niente” e altre cretinerie sparse in un bel po’ do stupidissimi commenti.
Primo: io non sono “di origine ebrea” ma ebreo, e in questo non c’è proprio nulla di strano.
Secondo: Purtroppo con Storia nera non ho “fatto i soldi”, nel caso peraltro la cosa non avrebbe significato proprio niente.
Terzo: Non ho mai detto che i palestinesi non c’entrano niente nella strage come non avevo mai detto che era stato Carlos a mettere le bombe. Ho preso atto di un errore di data che avevo commesso, e che deriva da una enorme confusione sulla data della scarcerazione di Saleh. Ho ripreso quell’errore da numerosi testi che lo avevano già commesso.
Non so ce Carlos e Kram abbiano niente a che vedere con la strage del 2 agosto, mentre sono certissimo che nemmeno il più vago sospetto possa sfiorare i militanti romani dei Volsci a partire da Daniele Pifano.
So però che in quella direzione non si è indagato anche quando approfondire sarebbe stato d’obbligo, e questo mi pare confermi la decisione presa a freddo di addossare la strage ai fascisti, e poi più specificamente ai Nar, senza neppure considere altre piste.
E’ tutto qui ma non è poco.
Quanto al pezzo uscito sulla Stampa, che si limita a riprendere il libro di Riccardo Bocca: mi fido poco di una teste che decide di parlare doppo quasi trent’anni, però solo a un giornalista e non alla procura e senza dire come si chiama. Infatti mi pare che la clamorosa novità si sia sgonfiata da sola.
La presenza di Mambro, Fioravanti e Ciavardini a Bologna è tutt’altro che provata, nonostante quel che il sudetto giuseppino scrive nel suo ultimo commento.
Caro Andrea Colombo,
per me significa un grandissimo onore che lei commenta sul mio blog.
il libro “Storia Nera” e un libro che si avrebbe meritato un grande successo.
Caro Andrea Colombo,
mi pare di essere stato molto corretto verso di lei perché ho riportato per INTERO la sua RETTIFICA.
Lei adesso scrive: “Non so ce Carlos e Kram abbiano niente a che vedere con la strage del 2 agosto, mentre sono certissimo che nemmeno il più vago sospetto possa sfiorare i militanti romani dei Volsci a partire da Daniele Pifano.”
Bene, se non aveva e non ha prove per dire che Carlos e Kram, né tantomeno i 3 autonomi del collettivo di via dei Volsci, abbiano avuto qualcosa a che vedere con la strage di Bologna, allora vuol dire le ipotesi relative alla “pista palestinese” erano e sono sostanzialmente prive di indizi sufficienti.
Mi dispiace che non abbia avuto successo il libro “Storia nera” perché, pur facendo ipotesi con lo stesso e superficiale metodo usato per condannare all’ergastolo alcuni neofascisti, cerca almeno di dimostrare che la verità su Bologna è ancora lontana. Mi dispiace pure di averla definita “di origine ebrea”. Mi dispiace di aver usato i “sentito dire” e, come vede i sentito dire non sono MAI precisi.
Colgo l’occasione per dirLe che da svariati anni leggo spesso i suoi articoli e li ritengo molto intelligenti. Mi riferisco soprattutto alle sue analisi politiche sulla situazione italiana, tema rispetto al quale Lei è molto esperto e bravo.
Penso che Lei sia in buona fede e credo che, in linea generale, sia una persona amante del garantismo. Bene, allora il garantismo venga fatto a 360 gradi, anche verso Carlos e Kram.
Se poi vogliamo fare delle ipotesi alternative sulle responsabilità politiche della strage di Bologna, stante il fatto che la pista palestinese, quella libica e quella del Mossad non presentano indizi sufficienti, allora bisognerebbe ristudiare un po’ la storia di Digilio e i suoi rapporti con la Nato da una parte e diversi gruppi di neofascisti dall’altra.
Non lo dico per cercare un capro espiatorio. Lo dico solo ed esclusivamente per cercare di giungere, insieme se possibile, almeno ad una verità storica.
La verità giudiziaria, specie in un paese come l’Italia, non corrisponde sempre alla verità storica.
Una cosa è certa: il principale errore politico dei militanti dei Nar fu il loro totale avventurismo che li mise in contatto con ambienti miliardi di volte più criminali di loro (Banda della Magliana e gente del Veneto da sempre legata agli ufficiali Usa e alla Nato; a quest’ultimo proposito, il fatto che nel Veneto gli ambienti di estrema destra avesso un odore strano lo ha scritto in un libro di memorie il signor Pierluigi Concutelli e se lo dice lui…penso non sia una fesseria ma qualcosa su cui riflettere).
Distinti saluti
Caro Aron
ti ringrazio della segnalazione. Innanzitutto saluto Andrea Colombo a cui va il grande merito di aver aperto col suo libro una discussione seria e onesta. Saluto anche Giuseppe a cui suggerisco di approfondire la materia e a tal proposito gli darò qualche indicazione in merito.
Provo a sviluppare alcune considerazioni:
1) è vero che Colombo commise un errore indicando la data di scarcerazione di Abu Anzeh Saleh, ma l’errore è stato replicato anche nella sua rettifica del 2009. Infatti Saleh venne liberato il 14 agosto 1981. A poco più di un anno (e non due) dalla strage.
2) da quello che Giuseppe scrive o riporta (ad esempio l’intervista di Kram al manifesto del 1/8/2007), si evidenzia che purtroppo non conosce adeguatamente la materia. Quell’intervista è un clamoroso autogol. Nel nostro libro Dossier Strage di Bologna. La pista segreta (Giraldi Editore, 2010) viene smontata pezzo per pezzo e si dimostra per tabulas che l’alibi da lui accampato (e suggeritogli dai commissari di minoranza della Mitrokhin !?) non regge per nulla. Dunque quell’intervista è talmente imbarazzante che nessuno dei sostenitori della verità ufficiale osa mai richiamarla. Nel nostro libro c’è un intero capitolo dedicato all’arrivo di Kram in Italia la mattina del 1/8/1980 e alla sua presenza a Bologna il 2. Ne suggerisco la lettura:
http://www.amazon.it/s/ref=nb_sb_noss?__mk_it_IT=%C5M%C5Z%D5%D1&url=search-alias%3Daps&field-keywords=dossier+strage
3) lei dice che la “pista palestinese” è sostanzialmente priva di indizi sufficienti. Io credo invece che ci siano elementi molto seri sui quali purtroppo non si è mai indagato a sufficienza. Le consiglio un’altra lettura molto utile. Si tratta della “Relazione sul gruppo Separat e il contesto
dell’attentato del 2 agosto 1980”, scritta da Lorenzo Matassa e Gian Paolo Pelizzaro e depositata in Commissione Mitrokhin il 23 febbraio 2006. In essa troverà moltissime notizie e documenti che danno corpo alla pista palestinese. La può trovare a questo indirizzo:
Fai clic per accedere a relazionelibanese%5B1%5D.pdf
4) Durante le nostre ricerche che hanno portato alla pubblicazione del citato libro Dossier Strage di Bologna La pista segreta, abbiamo ritrovato un documento che riteniamo importantissimo e che esprime in cinque righe la sintesi perfetta dell’ipotesi palestinese per Bologna. Si tratta della deposizione del generale del Sismi Silvio Di Napoli addetto nel 1980 a ricevere le informative che giungevano da Beirut dal colonnello Giovannone, garante del cosiddetto lodo Moro. Queste le parole di Di Napoli al giudice istruttore Carlo Mastelloni. Si commentano da sé: “Dopo la prima condanna inflitta agli autonomi e al giordano pervenne da Giovannone l’informativa secondo cui l’FPLP aveva preso contatti con il terrorista Carlos. Ciò avallò la minaccia prospettata da Habbasc”.
5) Vorrei concludere con alcune domande alle quali purtroppo non è mai stata data risposta:
a) Thomas Kram era un terrorista segnalato dalla BKA che pernottò a Bologna la notte tra il 1° e il 2 agosto 1980. Perché il suo nome restò coperto fino al luglio 2005? Perché non venne mai inserito nelle indagini sulla stage? Non c’è nessuna prova inconfutabile nè testimonianza diretta che Fioravanti, Mambro e Ciavardini fossero a Bologna il 2 agosto 1980. Kram c’era.
b) Un cameriere dell’hotel Jolly riconobbe una terrorista tedesca (Christa Margot Frohlich) quando venne arrestata nel giugno 1982 a Fiumicino con una valigia di esplosivo, come una donna che aveva visto il 1° e il 2 agosto 1980. Perché non venne mai fatto un confronto all’americana? Perché non venne mai dato seguito alla testimonianza spontanea del cameriere?
c) Kram dopo 26 anni di oblio e latitanza è riemerso nel dicembre 2006. Nell’imbarazzante intervista rilasciata al manifesto, sostenne che era disposto a parlare coi magistrati. Perché nel 2009 si è avvalso della facoltà di non rispondere a Giovagnoli salito in Germania per interrogarlo?
d) Perché i sostenitori della verità ufficiale cercano di sminuire il ruolo di Kram quando esistono documenti inoppugnabili che lo descrivono come esperto di esplosivi e elemento di spicco del gruppo Separat di Carlos?
e) Perché i commissari di minoranza della Mitrokhin manipolarono il telex dell’arrivo a Chiasso di Kram la mattina del 1° agosto per dimostrare che si era dovuto fermare per puro caso a Bologna essendovi giunto dopo mezzanotte?
Ci sarebbero altre domande suggestive. Magari le lascio al prosieguo della discussione.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Grazie
Per il signor Paradisi:
Nella rettifica del 2009, Colombo ha precisato che “secondo la commissione Mitrokhin, Saleh fu scarcerato sì a metà del mese di agosto, ma del 1981. Le carte processuali parlano invece del 1982. Interpellati, i commissari della Mitrokhin spiegano che in effetti Saleh rimase tecnicamente in carcere fino all’82, ma sostengono che già dall’anno precedente il palestinese si trovava agli arresti domiciliari. I suoi coimputati italiani smentiscono e affermano che Saleh è rimasto in carcere sino al momento della definitiva liberazione.”
Qui Colombo è molto preciso. Dimostra che la commissione Mitrokhin parla di “arresti domiciliari” di Saleh dall’agosto del 1981 e di sua liberazione nel 1982 e invece i coimputati di Saleh (oggettivamente più informati dei commissari della Mitrokhin) parlano di scarcerazione del palestinese nel 1982 (periodo nel quale i tre autonomi del collettivo di via dei Volsci stavano ancora in carcere).
2) L’intervista di Kram al Manifesto del 1/8/2007 va letta sul piano politico e sostanziale. In questi anni nessuno al mondo ricorda bene ciò che ha fatto il 2 agosto 1980. Lei lo ricorda?
Forse la ricostruzione di Kram può essere stata imprecisa in qualche dettaglio ma nella sostanza è un’ulteriore dimostrazione che, a differenza del latitante Picciafuoco, l’estremista tedesco
a) girava con propri documenti;
b) era stato controllato dalla polizia;
c) non stava nella stazione di Bologna poco prima, durante e subito dopo la strage del 2 agosto 1980.
3) Sul sito http://www.cielilimpidi.com/?p=362 , lei – signor Gabriele Paradisi – assieme ad altre due persone (FdQdT, GPP) contesta alcune parole dette nell’intervista di Kram al Manifesto del 1/8/2007 usando un metodo molto discutibile.
Lei, sempre assieme a quelle altre due persone, nel suddetto sito Internet ha avuto l’idea di far vedere una foto fatta dalla Scalinata del Pincio a Porta Galliera in fondo a via dell’Indipendenza, a Bologna, la quale mostrerebbe “chiaramente che nemmeno dall’alto si può scorgere il piazzale della stazione, ma solo una piccolissima porzione dell’edificio”.
In realtà, nella foto in questione si vede chiaramente che oggi, in questi anni, c’è un grande albero che ostruisce la visuale del piazzale della stazione di Bologna e rende visibile solo una piccolissima parte dell’edificio. Lei però, così come i suoi due colleghi, ha dimenticano un particolare: nel 1980 quell’albero o non c’era o, come minimo, era molto più basso e assai meno folto.
Sicuramente, signor Paradisi, le sarà capitato di rivedere una città dopo almeno un decennio e si sarà meravigliato della crescita naturale degli alberi e perfino degli altrettanto inevitabili cambiamenti architettonici.
La foto in questione è abbastanza recente. Non è una foto del 1980. Anzi, le dirò di più. Nessuna foto o mappa del XXI secolo di Bologna (presa con google maps ad esempio, come lei ha fatto) può essere uguale a foto o mappe della Bologna del 1980. Di conseguenza, il suo metodo di indagine è sbagliato in partenza, e lo è anche dal punto di vista di ogni polizia del mondo.
Lei, d’altra parte, proprio con quella foto, ha il merito di far capire ad ognuno di noi che probabilmente, subito dopo la strage, diverse persone – in modo quasi del tutto istintivo – sono andate sulla Scalinata del Pincio a Porta Galliera per guardare in direzione del piazzale della stazione e per vederne meglio e da lontano qualcosa dell’edificio distrutto dalla bomba.
In sintesi: la foto da lei scelta è implicitamente a favore della validità delle parole di Kram e non il contrario!
Colombo pensava (erroneamente) di andare nelle Indie occidentali e invece “scoprì” l’America. La stessa cosa, sia pur in piccolo, è capitata a lei e ai suoi due colleghi.
4) le parole relative alla deposizione del generale del Sismi Silvio Di Napoli sono dei sentito dire rispetto ad altri sentito dire su qualcosa che non necessariamente è collegabile rispetto alla strage di Bologna. Sul piano oggettivo sono milioni di volte meno interessanti rispetto alle chiacchiere del 1980 (pochi mesi o addirittura un mese prima della strage del 2 agosto 1980), fatte ai servizi segreti italiani da qualche vocina infiltrata nell’estrema destra, relative alle “anticipazioni” rispetto ad una possibile e grande strage sul territorio italiano. Se poi le confrontiamo con le parole del pentito Sparti, in precedenza amico fraterno dei fratelli Fioravanti, dovremmo giungere alla seguente conclusione: le parole di Sparti sono dei sentito dire riferite in modo specifico alla strage di Bologna e non dei generici “sentito dire su altri sentito dire” che non fanno un esplicito e diretto riferimento a quella strage.
Se lei, come me, non ha fiducia nella testimonianza di Sparti, non si capisce per quale motivo dovrebbe fidarsi di chiacchiere sulle chiacchiere delle chiacchiere che non c’entrano nulla con il nostro tentativo di capire quali furono le fondamentali responsabilità politiche della strage di Bologna!
5) risposte possibili e ragionevoli a domande a volte retoriche:
a) Non c’è nessuna prova inconfutabile nè testimonianza diretta che Kram fosse nella stazione di Bologna il 2 agosto 1980 nelle ore della strage e della sua preparazione. Il latitante Picciafuoco c’era.
Non c’è nessuna prova inconfutabile nè testimonianza diretta che la Frohlich fosse nella stazione di Bologna il 2 agosto 1980.
Non c’è nessuna prova inconfutabile nè testimonianza diretta che la Frohlich fosse nella città di Bologna il 2 agosto 1980. Fra l’altro, a differenza di chi cercava una donna tedesca ex ballerina con figli che parlava abbastanza bene la lingua italana,
la Frohlich – come ha spiegato al Manifesto del 1/8/2007 e come sapeva e sa la polizia tedesca – non era una ex ballerina, non aveva figli e nel 1980 non conosceva la lingua italiana.
c) la facoltà di non rispondere è propria di ogni minimo Stato di diritto. Kram avrebbe dovuto ripetere cose già dette a Il Manifesto? Se nel 2009 non ha risposto a Giovagnoli salito in Germania per interrogarlo è probabilmente perché lui, di cultura politica di sinistra, aveva la nausea rispetto ai tentativi di alcuni personaggi politici della destra italiana di costruire un Valpreda per la strage di Bologna. Le pare tanto strano? La vicenda di Valpreda non la conosce?
d) dopo il 1976, come sanno tutti gli storici esperti della materia, il gruppo tedesco in cui militava Kram aveva idee politiche molto diverse rispetto a quelle di Carlos, un personaggio quest’ultimo che nella seconda metà degli anni ’70 e nel 1980 sembra aver compiuto solo azioni di autofinanziamento (anche perché, a differenza di quanto mitizzato dalla stampa occidentale, secondo numerosi esperti della materia egli perse gran parte del proprio credito politico dopo la vicenda dell’attacco all’Opec, avvenuto a Vienna nel dicembre 1975).
In un atto della Camera (Interrogazione a risposta scritta 4-16927
presentata da Vincenzo Fragalà, lunedì 26 settembre 2005 nella seduta n.677: http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/btestiatti/4-16927.htm) quando si parla delle azioni attribuite a Carlos in Europa Occidentale…non ce n’è neppure l’ombra nel 1980 e ce n’è solo una nel 1981 (attentato del 21 febbraio 1981 all’emittente Radio Free Europe a Berlino).
e) nel 1980 Kram non è considerato -come lei invece afferma – un “terrorista”. Nel 1980, infatti, Kram non è latitante ma, da quanto emerge dai processi svoltisi in seguito in Germania, dovrebbe aver militato in un gruppo di estrema sinistra che rifutava categoricamente non solo le stragi ma anche l’omicidio. Probabilmente lui aveva un appuntamento con qualcuno a Firenze e quindi, dopo la vicenda della perquisizione avvenuta a Chiasso, pensò di non andare direttamente a Firenze allo scopo di scaricare la tensione emotiva provocata da quel medesimo controllo di polizia. Questo dice la logica. Si consideri poi che la stazione di Bologna del 1980, molto più di adesso, era una specie di crocevia nelle ferrovie italiane del nord Italia.
Chi, usando il treno, negli anni ’70 e ’80 doveva andare da Chiasso a Firenze, o viceversa, non di rado passava per Bologna. Non mi sembra ci sia tanto da discutere rispetto all’evidente carattere arretrato del sistema feroviario italiano di allora. E’ arretrato anche nel 2011!!!
Quel che lei afferma sui commissari di minoranza della Mitrokhin è una sua opinione. Per quanto mi riguarda ho l’impressione che, nel ricordare certi fatti del passato e lo dico in linea molto generale, i commissari Mitrokhim si siano dimostrati meno precisi dei tre autonomi coimputati di Saleh.
Tornando al primo punto, credo che la rettifica di Colombo abbia eliminato un errore e sia precisa sulla questione relativa a quando tornò in libertà il palestinese Saleh (con le due varianti di verità, quella dei commissari della Mitrokhim e quella dei tre autonomi).
Lei, singor Paradisi, – a differenza sia dei commissari della Mitrokhim che dei tre autonomi coimputati del palestinese – afferma invece e categoricamente che “Saleh venne liberato il 14 agosto 1981”.
No! Non è vero! Lei per dirlo non ha nessuna prova concreta. O, quanto meno, ha meno prove sia rispetto ai commissari della Mitrokhim che agli autonomi come Daniele Pifano (persone queste ultime che Colombo considera del tutto estranee alla strage di Bologna).
In conclusione: per studiare il fenomeno dello stragismo in Italia degli anni dal 1969 al 1980 bisogna studiare la storia altrimenti si finisce nel credere in qualcosa di semplicemente assurdo.
Distinti saluti
Caro Giuseppe è vero. Per discutere di qualcosa bisognerebbe conoscere l’argomento. Lei sostiene che io non ho nessuna prova concreta nel dire che Saleh venne liberato il 14 agosto 1981. Ebbene non è vero. Ho la prova concreta. La migliore in assoluto. Migliore di quelle dei commissari e di quella degli autonomi. Ho la parola di Abu Anzeh Saleh in persona:
“Lei fu tuttavia l’unico a ottenere la libertà anticipata, già nel 1981”.
“Penso che sia stato Giovannone a intervenire per ottenere la mia scarcerazione per scadenza dei termini. Era in corso il processo di secondo grado all’Aquila e il mio avvocato non aderì alla richiesta di rinvio del dibattimento (giugno 1981) come fecero gli altri. Così il 14 agosto 1981 scattò la scadenza dei termini. Ricordo molto bene quel giorno, perché stavamo organizzando una festa per il mio compleanno, che è il 15, chiedendo del vino e dei dolci. Verso le undici di mattina mi convocano in direzione e mi comunicano che c’è il mandato di scarcerazione. Ricordo che chiesi di poter restare un altro giorno per festeggiare il compleanno coi compagni, ma rifiutarono. Uscito da Rebibbia, restai a Roma per qualche giorno con l’obbligo della firma e quindi tornai a Bologna”. (Intervista alla storia: Abu Saleh e i lanciamissili di Ortona, Arab Monitor, marzo 2009).
C’è bisogno di aggiungere altro? Vede Giuseppe bisogna documentarsi molto bene prima di parlare e meglio ancora è far parlare solo i documenti.
1) Io nel 1980 studiavo e vivevo già a Bologna. Non c’ero il 2 agosto perché era sabato, avevo finito gli esami ed ero tornato dai miei a Forlì il mercoledì precedente. Mi ricordo perfettamente quella giornata e me la ricorderei ancora meglio se mi fossi trovato nei pressi della tragedia. Kram era segnalato dalla BKA. Avesse viaggiato con documenti falsi sarebbe stato arrestato a Chiasso. Nella sua “intervista” al manifesto non c’è assolutamente la dimostrazione del fatto che “non stava nella stazione di Bologna poco prima, durante e subito dopo la strage” come lei vuole far credere. Tutt’altro. C’è il racconto improbabile ed inverosimile di un signore che a poche decine di metri dalla stazione non ha sentito il botto, non ha capito e non ha chiesto a nessuno cosa fosse successo. Le sembra normale? Nella sua intervista Kram non ha quindi dimostrato un bel niente o meglio ha introdotto argomenti oggettivamente falsi tanto che si è rifiutato di ripeterli davanti ad un magistrato.
2) Conosco molto bene Bologna, dove ancora vivo, e non c’è bisogno di scomodare Google o la botanica. Dal fondo di via dell’Indipendenza, dove c’è la scalinata del Pincio, non si vede assolutamente l’ala della stazione dove scoppiò la bomba. La gente si assiepò sul ponte di Galliera da cui si vedeva il primo binario e l’ala distrutta. In fondo a via dell’Indipendenza c’è anche l’Autostazione dove Kram dice di essersi fatto portare in taxi per andare a Firenze in Corriera. Prendere un taxi per andare dove già ci si trova le pare plausibile? Evidenziare questa incongruenza lei lo definisce un metodo discutibile? Provi poi, tanto per dire, a verificare l’esistenza di un servizio di corriere da Bologna a Firenze…
3) La deposizione di un ufficiale dei servizi davanti ad un magistrato per lei sono chiacchiere? Di Napoli era addetto a ricevere le informative di Giovannone quindi non riporta dichiarazioni de relato, ma vicende che ha vissuto in prima persona. Lei ha uno strano modo di argomentare.
5-a) Kram era sicuramente a Bologna la mattina del 2 agosto e lui stesso dice che doveva recarsi in stazione per prendere un treno. Il suo racconto, che potrebbe essere anche del tutto inventato, è talmente farraginoso e imbarazzante che non è comunque possibile stabilire dove fosse durante l’esplosione. A maggior ragione ciò meritava e merita un’indagine approfondita. Peccato che ci si sia dimenticati di lui per 25 anni… Perché?
Nella strage morirono 85 persone. Più di 200 rimasero ferite. Si può presumere che almeno altre decine o centinaia di persone si trovarono nei pressi dell’ala ovest della stazione negli attimi immediatamente precedenti l’esplosione e rimasero incolumi. Bene. Non c’è una, dico una sola testimonianza di qualcuno che abbia riconosciuto per esempio Giusva Fioravanti. Era un divo televisivo notissimo e chiunque avesse almeno 18 anni l’avrebbe riconosciuto senza dubbio. Anche oggi il suo viso è identico all’Andrea Benvenuti e al bimbo dei formaggini Ramek.
La Frohlich venne riconosciuta da un cittadino che nel 1982 decise spontaneamente di andare alla Digos. Lei ricorda il caso del tassista Cornelio Rolandi per piazza Fontana? Perché il cameriere del Jolly non venne messo a confronto con la Frohlich in carcere a Roma? E perché non si cercarono il fattorino citato dal cameriere ovvero colui il quale aveva portato una valigia in stazione alla signora tedesca? Lei, con una certa spregiudicatezza, disquisisce sui contenuti del racconto fatto al cameriere dalla presunta Frohlich. Cosa c’entra? Perché secondo lei, ammesso che la tipa fosse la Frohlich avrebbe dovuto dire la verità? Sul fatto poi che la Frohlich nel 1980 non parlasse italiano ci andrei particolarmente cauto…
5-c) Kram aveva detto al manifesto che era disposto a farsi interrogare ma poi al momento opportuno si è ben guardato dal farlo. Questo è un fatto. Inoltre Kram non era e non è imputato ma persona informata sui fatti. Questo è un altro fatto.
Citare Valpreda mi sembra improprio. Se non vuole rimanere turbato non legga Il Segreto di Piazza Fontana (Ponte alle Grazie, 2009) del mio amico Paolo Cucchiarelli (di sinistra come Colombo).
5-d) mi scusi l’immodestia, ma credo di essere un esperto della materia e le posso dire che un folto gruppo di tedeschi delle RZ, tra cui Wienrich, Kram e la Frohlich, restarono legati a Carlos ben oltre il 1976. Ci sono documenti che lo provano. A proposito, secondo lei cosa ci andarono a fare da Carlos a Budapest Kram e la Frohlich nell’ottobre 1980? E’ vero che Carlos ebbe dei dissapori dopo Vienna (dicembre 1975) con Wadi Haddad che però morì nel marzo 1978. Quindi Carlos riprese a lavorare tranquillamente per l’FPLP e d’altronde, come ci ricorda Di Napoli, George Habbash lo chiamava di tanto in tanto.
Per concludere, mi dispiace ma il mio parere sui commissari di minoranza della Mitrokhin non è per nulla un’opinione bensì una fatto provato e documentato. C’è un telex della polizia di frontiera di Chiasso che contiene sessantasei parole, la trascrizione riportata nel Documento conclusivo di minoranza ne contiene cinquantadue. Ebbene in quelle poche righe si possono contare tra omissioni, variazioni, aggiunte o spostamenti di vocaboli o di segni di punteggiatura, ben 29 differenze tra i due testi. Differenze che stravolgono il senso del telex e procurano l’alibi a Kram. Di quale opinione va cianciando? Prenda un bambino di terza elementare gli dica di trascrivere quel telex e farà sicuramente meno errori.
È proprio vero che se non si studia “si finisce nel credere a qualcosa di semplicemente assurdo”.
Per discutere di qualcosa non solo bisogna conoscere bene l’argomento ma anche e soprattutto il suo contesto che, nel caso di cui si parla qui, è storico e politico.
Le parole di Abu Anzeh Saleh vanno ricordate tutte (così come vanno ricordate tutte le precisazioni del Colombo sul suo passato errore) e non solo le frasi che le sembrano meno incompatibili rispetto al suo pensiero circa la presunta validità della “pista palestinese”.
Quando oggi parla un ex estremista palestinese o rosso degli anni ’70 o ’80 c’è sempre qualcuno in Italia (in modo trasversale rispetto ai partiti politici) che cerca di strumentalizzarne qualche parola per poi censurarne tutto il resto. Ecco spiegato anche perché – a rigor di semplice logica – nel 2009 Kram ha scelto di non rispondere a Giovagnoli salito in Germania per interrogarlo.
La “pista palestinese” in relazione alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 era basata sull’ipotesi (irrazionale politicamente e ridicola nel concreto) che un gruppo di persone, palestinesi e/o ad esse legate, avrebbe compiuto quell’attentato come rappresaglia in seguito all’arresto del palestinese Saleh, avvenuto nel novembre 1979, per ottenerne un rilascio che sarebbe avvenuto pochi giorni dopo la suddetta strage.
Adesso tutti concordano che la scarcerazione di Saleh non avvenne subito dopo la strage del 2 agosto 1980, ma qualcuno fa finta di nulla e insiste a percorre la “pista palestinese”.
1) Bravo, i miei complimenti. Non pensavo conoscesse quel documento, testo di cui – a dire il vero – avevo dimenticato l’esistenza (e la stessa data di cui lei parla) forse perché, dal punto di vista storico e politico, confermava cose che già si sapevano da decenni nel nostro paese.
Dal documento da lei citato (”Abu Saleh e i lanciamissili di Ortona”
da http://www.arabmonitor.info) emerge chiaramente che c’era uno scontro politico fra il generale dei carabinieri Dalla Chiesa (che voleva dimostrare un presunta destinazione al terrorismo rosso italiano dei missili di Ortona e, così facendo anche liquidare il “lodo Moro”) e Giovannone che, con una certa intelligenza cercò di mantere il “lodo Moro” e, di fatto, vi riuscì nell’anno di cui stiamo parlando (1980).
Da quello stesso documento emerge pure che Saleh non era il capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina in Italia e che nel 1980 tale organizzazione non aveva alcun minimo motivo per compiere una strage di civili nel nostro paese.
Infine si legge che nel 1983 Saleh stava ancora in Italia. Aveva la residenza a Bologna, città da lui molto amata, e lì terminò gli studi. Se ci fosse stato un collegamento fra il suo arresto del novembre 1979 e la strage di Bologna del 2 agosto 1980, non credo proprio che lui sarebbe rimasto in Italia fino al 1983 e addirittura avendo una residenza a Bologna! Non scherziamo con la logica!
1) Non conosco Bologna come lei. Del 2 agosto di quell’anno ricordo solo le notizie-immagini drammatiche del telegiornale.
Kram era segnalato dalla BKA come possibile militante di un gruppo tedesco di estrema sinistra (che non faceva stragi e nemmeno omicidi). Fu fermato a Chiasso. Se avesse viaggiato con dell’esplosivo l’avrebbero arrestato. Se paradossalmente avesse avuto intenzione di fare un attentato in Italia sarebbe stato il più sciocco dei terroristi del mondo per il semplice motivo che lui stesso sapeva di essere stato controllato a Chiasso.
Sul piano politico i militanti di quel gruppo tedesco non avevano alcun motivo per compiere una strage e neppure un omicidio nel nostro paese.
Il racconto di Kram potrebbe anche essere impreciso, ma lei – come al solito, così come ha fatto rispetto all’intervista di Saleh del 2009 – cerca le pagliuzze e non vede le travi: le travi sono costituite dalla matrice politica reazionaria e neoconservatrice della strage di Bologna, una matrice che non ha nulla a che vedere con l’estrema sinistra tedesca, italiana, palestinese o giapponese che sia.
2) Non conosco bene Bologna, ma vorrei ugualmente fare delle semplici considerazioni.
Lei dice che “dalla scalinata del Pincio non si vede l’ala della stazione dove scoppiò la bomba”, ma ciò non toglie che, subito dopo la strage, diverse persone potrebbero essere andate anche lì per vedere in direzione della stazione.
Lei stesso ha detto che oggi da quella scalinata si vede una parte, sia pur molto piccola, dell’edificio della stazione.
Il fatto di prendere un taxi per andare all’Autostazione (per 100, 200 o 500 metri a partire da un punto di via Indipendenza) è qualcosa di strano per noi italiani ma le assicuro che per i tedeschi, i giapponesi o gli statunitensi (specie se con dei bagagli) è qualcosa non del tutto strano!
Per quanto riguarda l’esistenza o meno di un servizio di corriere da Bologna a Firenze, mi pare davvero curioso che non ci fosse nel 1980. Negli anni ’80 ognuno di noi ha usato almeno una volta la corriera fra diverse città distanti un centinaio di chilometri. A quel tempo, e secondo parecchie persone, viaggiare con le corriere sembrava addirittura più comodo che con i treni.
3) non metto in dubbio l’onesta di Di Napoli o di Giovannone. Stavo solo dicendo che la storia vera la fanno i fatti e non i documenti scritti dove si parla di “sentito dire” dei “sentito dire”. Tutto qui. Il mio modo di argomentare è lo stesso che, in fondo, lei cerca di usare quando non crede ad un diretto “sentito dire” del pentito Sparti.
5 a) ripeto: l’unico estremista presente alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, e allo stesso momento della strage era Picciafuoco.
Se non ci fosse stato il pentito Sparti ad accusare Giusva Fioravanti e la Mambro, penso che il processo sarebbe andato in modo molto diverso.
Non crede? Ci rifletta un attimo.
Insomma, la matrice Nar per la strage di Bologna mi pare priva di prove sufficienti perché, a parere di tutti gli onesti esperti di diritto, le parole di pentiti come Sparti o di Cristiano Fioravanti costituivano indizi insufficienti.
Detto questo, mi pare che ancora non sia chiaro come mai nel 1980 ci furono delle faide interne nell’estrema destra italiana. Non si capisce perché fu ucciso Mangiameli, considerato dai militanti di Terza Posizione di Palermo come l’ultima vittima della strage di Bologna. Troppe cose, realmente accadute nel mondo dell’estrema destra del 1980, sembrano inncomprensibili.
Noi possiamo fare solo delle ipotesi sul piano politico.
Forse nel 1980 i Nar non servivano più (ai “burattinai”) perché, dopo una serie di attentati contro gente di sinistra o povere persone uccise per sbaglio, avevano cominciato a uccidere uomini degli apparati dello Stato.
Erano, con il loro sedicente “spontaneismo armato” un vaso di coccio in mezzo a due vasi di ferro (la Banda della Magliana, notoriamente infiltrata dai servizi segreti italiani, e gli ambienti dell’estrema destra veneta, infiltrata da personaggi come Digilio che lavoravano per la Nato) e si erano inseriti, forse senza neanche accorgersene in tempo, in un gioco infinitamente più grosso e criminale di loro.
La Frohlich, come ben sanno gli avvocati e le detenute che la conobbero dopo l’arresto del 1982, nei primi mesi di carcerazione sapeva usare pochissime parole in lingua italiana e quindi nel 1980 non conosceva affatto la nostra lingua.
Fra quelle persone vi sono anche certe donne di cui ha parlato Colombo in un suo articolo dell’agosto 2010, pubblicato sul settimanale Gli Altri in occasione della ricorrenza della strage di Bologna. Si tratta, ad esempio, di persone come Anna Laura Braghetti, una ex brigatista che ha sempre sostenuto l’innocenza degli ex Nar condannati all’ergastolo per la strage di Bologna.
5 c) su questo punto le ho già risposto nella premessa.
Per quanto riguarda la strage di Piazza Fontana del 1969 e quella di Brescia del 1974 le consiglio di leggere e/o rileggere le confessioni di Digilio del 1995. Credo siano molto più attendibili rispetto alle tesi contenute nel’opera intitolata “Il Segreto di Piazza Fontana” (Ponte alle Grazie, 2009) del suo amico Paolo Cucchiarelli. Essere giornalisti di sinistra (come Cucchiarelli) o di destra (come altri) non significa essere degli storici obiettivi! Studiare moltissimi documenti è giusto ma non basta per giungere ad una chiara e precisa verità storica.
5-d) gli eventuali contatti dell’ottobre 1980 fra il gruppo tedesco delle RZ e il gruppo di Carlos non significano che nel 1980 quei due gruppi fossero la stessa cosa e neanche che fecero degli attentati mortali in Europa Occidentale nel 1980.
Il FPLP , da quanto risulta dalle analisi degli storici esperti sul mondo palestinese, era abbastanza politico e diplomatico (rispetto ad altre organizzazioni estremiste palestinesi). Non a caso fece il patto con lo stato italiano (“lodo Moro”) e quel patto non può essere considerato un’infamia o un tradimento da parte dello Stato italiano. Fu una scelta politica, poi non condivisa dalla Nato e da certi settori reazionari e neoconservatori dei servizi segreti italiani.
Il quadro storico e politico mi pare abbastastanza chiaro. Probabilmente la strage di Bologna faceva comodo a chi era contro l’autonomia dei Nar (intendo l’autonomia dei Nar rispetto allo Stato italiano e alla Nato) e anche contro il lodo Moro.
Forse molti dei veri responsabili e dei veri mandanti della strage di Bologna sono già morti ma noi abbiamo il dovere di capire almeno quale fu la loro matrice cultura e politica.
Per concludere, a me non interessa molto discutere della commissione Mitrokhin (commissari di minoranza o di maggioranza), esattamente come non interessa discutere dei contenuti relativi ai sentito dire di Sparti.
Nella strage dei Bologna ci sono tre elementi: lo strumento tecnico della strage (di cui non si parla quasi per niente ma dello stesso tipo di quello in uso alla Nato e trafficato dai depistatori di Gelli e compagnia), il movente (la linea politica di chi in Italia usava e trafficava quel tipo di ordigni con grandissima e pluriennale esperienza) e gli esecutori materiali (non necessariamente i condannati in via definitiva).
Non sarà che lo Sparti, personaggio a dir poco ambiguo, fu spinto a fare certe affermazioni accusatorie verso Giusva allo scopo di salvare qualche persona più ambigua dello stesso Sparti?
Il grado di verosimiglianza della mia ipotesi mi pare nettamente superiore alla sua.
Nel 1980 come c’era almeno un infiltrato (reo confesso) nell’area lombarda dell’estrema sinistra (l’area degli autonomi) … così c’era almeno un infiltrato (reo confesso) nell’area veneta dell’estrema destra (in organismi contigui ma diversi rispetto ai Nar).
Forse ognuno di noi due rimarrà delle proprie idee che, per altro, non costituiscono prove concrete e sufficienti rispetto alla responsabilità degli autori materiali della strage di Bologna del 2 agosto 1980 ma solo dei ragionamenti sulla possibile matrice e il probabile movente di quel terribile attentato.
Anche le nostre qui sono ancora delle chiacchiere. Speriamo che in futuro emerga nel nostro paese una nuova leva di storici onesti sotto il profilo intellettuale.
Importante è non riscrivere la storia dell’Italia repubblicana sulla base dei “sentito dire”, verbali o scritti che siano, e anche senza andare dietro alle mode politiche e “geopolitiche” del momento, cioè dietro alle classiche, periodiche e variabili disinformazioni. La disinformazione, nell’era digitale, cioè nell’era della sovrabbondanza delle informazioni (anche infondate) è qualcosa da cui dovremmo vaccinarci per non diventarne degli involontari ventriloqui.
So di non sapere chi fu materialmente a compiere la strage di Bologna, esattamente come Colombo, lei e Aron (da quanto credo di aver capito ha questo nickname perché gli piace il pensiero di Raymond Aron), ma ho una ipotesi abbastanza realistica sulla matrice politica degli infiltratori (coloro che infiltrarono uno o più personaggi nell’area dell’estrema destra veneta per meglio controllarla e strumentalizzarla) e dei depistatori “istituzionali”.
Distinti saluti
P.S. C’è qualche libro che considera buono sulla storia dell’estrema destra nel Veneto degli anni 60-70-80?
posso consigliare:
Michele BRAMBILLA, Dieci anni di illusioni. Storia del Sessantotto, Rizzoli, Milano 1994.
http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/sessantotto/storia_del_sessantotto/articolo.php?id=2597&titolo=09%20-%20VIII.%20Piazza%20Fontana%20e%20la%20pista%20nera
Aron, scusa: intendo qualche libro che prenda in considerazione anche le confessioni di Digilio del 1995 …
quindi pubblicato dopo quella data.
Grazie comunque del consiglio e buona serata!
Vede caro Giuseppe stiamo ragionando su due piani diversi e difficilmente credo potremo convergere. Lei infatti afferma: “Il grado di verosimiglianza della mia ipotesi mi pare nettamente superiore alla sua”. Ciò è legittimo ovviamente. Ciascuno è portato a ritenere le proprie opinioni migliori rispetto a quelle degli altri. Ci mancherebbe. Ma non è questo il punto. Non è questo il terreno su cui intendo muovermi.
Io sono un ricercatore. Non faccio ipotesi. Io spendo tempo negli archivi dei tribunali, sui libri, faccio domande alle persone che sono state protagoniste di certe vicende.
Non ho tesi a priori da dimostrare. Ma semplicemente metto in fila i documenti, gli indizi che trovo. Poi descrivo lo scenario che ne scaturisce e pongo domande.
Io non ho mai citato Sparti né qui né nel mio libro. Non è un mio obiettivo dimostrare l’innocenza di Fioravanti e dei Nar.
Io sto studiando da anni il terrorismo palestinese e il cosiddetto lodo Moro che lei mostra di conoscere. Ebbene lo scenario geopolitico di quegli anni, visto da questa ottica (che nessuno mai prima d’ora ha cercato seriamente di indagare e di approfondire), non è meno inquietante, mi creda, di quello che lei ci ricorda e cioè quel magma di estremismo nero e rosso, di servizi, deviati etc… tanto caro a certa pubblicistica e alle vulgate.
Se ha letto l’ultimo libro di Rosario Priore con il quale sto scambiando materiale e considerazioni, avrà capito cosa intendo dire.
Io non voglio aggiungere nulla a quanto è già stato detto sulla sentenza di Bologna da personaggi ben più autorevoli di me (“appesa nel vuoto”, “traballante”, etc…).
Io credo che una pista importante, quella che possiamo chiamare “palestinese”, è stata sicuramente ignorata completamente dagli inquirenti pur avendo, già a caldo, contorni netti e ben più concreti delle piste che immediatamente si seguirono.
E allora mi chiedo il motivo di questi ritardi e omissioni.
Mi chiedo perché si fece avanti il Sismi e non il Sisde ad esempio; mi chiedo perché furono proprio i palestinesi (Abu Ayad) e Giovannone attraverso la sua donna, Rita Porena, a dare il via al depistaggio che nonostante tutto finì per indicare i Nar; mi chiedo perché Marco Affatigato tirò fuori il nome di Carlos nel 1999 e poiché questo nome non era emerso subito sui giornali, fu lo stesso Carlos a indicare la presenza di “un compagno” a Bologna in stazione il 2 agosto solo qualche mese dopo (marzo 2000). C’entra forse la Francia? C’entrano Cossiga e le sue esternazioni su Ustica?
Saleh era il responsabile dell’FPLP in Italia e poi anche in Europa (fonte: Rosario Priore). Un elemento di prima grandezza; al suo arresto reagirono violentemente, chiedendone a gran voce la scarcerazione, tutti i vertici dell’FPLP e dell’Olp (George Habbash addirittura con una lettera al presidente del tribunale di Chieti, Taysir Qubaa con una intervista inquietante al Messaggero che doveva uscire il 2 luglio 1980 giorno di apertura del processo d’appello a Saleh ma uscì solo il 3, Bassam Abu Sharif reclutatore di Carlos nel 1970, il già citato Abu Ayad). Il Gotha palestinese al gran completo.
Credo che lei sappia che il direttore dell’Ucigos (De Francisci), il direttore del Sisde (Grassini) e quello del Sismi (Santovito) non ritennero per nulla “ridicoli”, “irrazionali” o irrilevanti i rischi e le minacce palestinesi, basta leggersi la fitta e allarmata corrispondenza che si scambiarono dall’11 luglio 1980 fino al 1° agosto.
Tra le cose di Saleh venne trovato il numero telefonico privato di Giovannone e l’uso di una casella postale che si scoprirà, 25 anni dopo, essere conosciuta (e usata?) anche da Carlos.
È improprio parlare di RZ e di gruppo di Carlos come due cose distinte. Il gruppo di Carlos era costituito proprio dai tedeschi: Johannes Weinrich numero due, Magdalena Kop, Thomas Kram, Christa Margot Frohlich, per limitarci a citare quelli più noti. Le RZ che continuarono a operare in Germania sono un’altra cosa, ma Kram apparteneva al gruppo di Carlos e non agli altri ed è forse per questo che se n’è stato vent’anni latitante sotto la protezione di Weinrich. Perché?
Lei usa i termini “irrazionale” e “ridicola” riferendosi all’ipotesi della rappresaglia palestinese. Perché di grazia? Ha idea di cosa fecero o tentarono i palestinesi in quegli anni in Italia e nel mondo per forzare governi o liberare loro uomini? E per tirare in ballo ancora una volta Carlos lo sa che per liberare la sua donna (Magdalena Kop) mise a ferro e fuoco treni e stazioni in Francia?
Il lodo Moro io credo che sia uno dei “segreti” più delicati della nostra storia repubblicana. Altri paesi misero in piedi accordi di fatto coi palestinesi per scongiurare attentati o rappresaglie, ma l’Italia lo fece in modo molto speciale. E qui si scatena la questione dei traffici di armi e il coinvolgimento delle Br… un vespaio indicibile. Ancora oggi.
Lei è un ricercatore. Lavora sulla base degli archivi e dei libri e fa delle interviste a persone protagoniste di certe vicende (spesso a decenni di distanza dai fatti …immagino).
Benissimo, mica la critico per questo!
Lei però scrive: “metto in fila i documenti, gli indizi che trovo. Poi descrivo lo scenario che ne scaturisce e pongo domande.”
Ecco: è esattamente su questo suo metodo che non sono d’accordo.
Le inizia da tanti piccoli particolari e dettagli e poi, in modo unilaterale e idealistico, pensa che da essi possa scaturirne lo scenario.
No: lo scenario esiste indipendentemente da questo o quell’aspetto particolare. E’ dallo scenario che scaturiscono i particolari che “ruotano” attorno al medesimo.
E’ dalla foresta che scaturisce un albero al suo interno. È da una serie di fattori cosmici che è nato il sistema solare. Non è la Terra il centro del cosmo e la Terra, assieme al sistema solare, fra 4 miliardi di anni sparirà ma il cosmo continuerà ad esistere.
Non è il Sole a girare attorno alla Terra, come pensavano coloro che mettevano in fila documenti, cercavano indizi e chiedevano spiegazioni a qualche sapiente. È l’esatto contrario. Il metodo della “percezione” è sbagliato.
Insomma, tanto per fare un esempio di carattere storico, se voglio capire qualcosa della rivoluzione russa del 1917 prima devo studiare bene, molto bene, l’intero scenario e le cause della prima guerra mondiale e poi potrei cercare di capire cosa fecero Lenin e compagnia.
Non devo partire dalla vita specifica di Lenin perché sarebbe sbagliato usare un metodo del genere.
Per tutte le altre cose che dice rimando ai miei precedenti commenti e ad un’infinità di siti Internet. È inutile ripetere fra noi due sempre le stesse cose(o cose che ho già letto altrove dei suoi testi).
Mi limito a ricordarle delle piccole cose.
Nel 1980 i carabinieri di Dalla Chiesa (che tutti oggi amano e santificano) e il Sismi avevano, per motivi politici istituzionali e non certo – come lei crede – per qualche mistero, molto più potere della polizia e del Sisde. Lo chieda a Priore. Forse quest’ultimo lo ricorda.
Se lei non parte dallo studio del quadro generale è poi possibile che finisca per attribuire i veri depistaggi a personaggi in contraddizione netta rispetto a Dalla Chiesa (iscritto alla P2 del depistatore Gelli).
Chi era Sparti? Chi controllava la Banda della Magliana? chi controllava il signor Digilio? Cosa avevano in comune certi dirigenti dei carabinieri, della P2 e della Nato? Perché usarono per anni degli infiltrati nell’estrema destra veneta?
Rosario Priore faceva il magistrato. Non è una fonte imparziale. Lo è secondo lei? Allora chiediamo a chi condannò Galileo Galilei delle informazioni su che rapporto c’è fra il Sole e la Terra!
Guardi che, dai tempi di Gesù bambino ad oggi, i giudici non hanno mai brillato molto per amore della verità storica e di una vera giustizia.
Le piace De Andrè? Ecco, ascolti le canzoni del maestro genovese. Ci sono più storie vere lì che in tutti i libri di storia scritti da magistrati.
Ma che ne sanno i magistrati della geopolitica! Solo in anni recenti il magistrato Spataro si è accorto che in Italia degli agenti della Cia possono sequestrare un iman nel centro di Milano e poi finisce tutto a tarallucci e vino!
A proposito, cosa ne pensa di Di Pietro? Le pare una persona davvero amante della verità storica e di una decente giustizia?
A me pare che il signor Di Pietro ragioni come il pizzicarolo demagogico e forcaiolo che parla a vanvera in qualche mercato rionale.
Badi bene: ho grande rispetto per chi, come lei, svolge delle attività di ricerca storica.
D’altra parte, mi meraviglio che lei consideri il “lodo Moro” come un segreto. Sì, era un segreto, ma di Pulcinella.
Avvenne per evitare il ripetersi di attentati palestinesi in Italia. Quindi per un problema specifico e nel quadro di una politica estera flessibile e di buon vicinato col mondo arabo.
Se dovessi scrivere un libro di storia sulla Dc non criticherei più di tanto il partito di Andreotti per questo motivo. Lo criticherei per altri e gravi fatti che partono da Portella della Ginestra e finiscono per riguardare l’uso politico dello stragismo (e l’infiltrazione nei gruppi di estrema destra) a scopo di conservazione del Potere.
Fu un sistema politico bloccato e in decadenza che produsse lo stragismo, uno stragismo che – pur senza un’unica regia – serviva a conservare il più possibile la Prima Repubblica. Lo stragismo di cui parlimo (stragi in Italia dal 1969 al 1980) non nacque all’estero. Nacque nel nostro scalcinato e fratricida paese.
Quello che successe dopo il crollo del Muro di Berlino è un’altra storia perché allora si modificò lo scenario globale.
Con gli occhi dello scenario globale di oggi non possiamo capire nulla dello scenario globale del periodo più critico della Prima Repubblica.
In sintesi, prima di tutto ci divide il metodo di analisi ma spero che le mie parole, dette con modestia, le possano essere utili per rettificare il modo in cui lei svolge le sue ricerche.
Fine (mi sono rotto le scatole di parlare al vento)
Grazie e distinti saluti!
P.S. Sto iniziando a leggere questo libro che forse potrebbe interessare alei e ad Aron: http://www.eleuthera.it/files/materiali/Luciano_Lanza_Bombesegreti_NE.pdf
A parte i voli filosofici lei dimentica che i documenti sono e restano centrali e fondamentali per inquadrare e spiegare un evento o un periodo. Purtroppo molti libri e saggi sono solo dei romanzi d’avventura che possono piacere, soddisfarci oppure no, ma niente di più.
Se vuole un consiglio, valuti un libro di storia contemporanea in base al numero di note, di rimandi, di documenti che contiene. Guardi la bibliografia riportata. Solo così si misura la scientificità di un lavoro.
Il documento è centrale e oggettivo. I ragionamenti su di esso sono opinioni più o meno probabili. L’importante che ognuno sia in grado di leggere il documento e solo allora potrà disquisire sull’interpretazione che ne danno Tizio o Caio.
Gli scenari di cui lei parla e e dei quali si fida perchè sono vicini alla sua visione della storia, sono in realtà ipotesi legittime alle quali si possono contrapporre decine di altre ipotesi alternative e diverse ma ugualmente valide.
E’ per questo che non ci intende mai.
Tutti dimenticano di mettere le pezze d’appoggio. I reperti originali. I documenti.
La ricerca seria non può che partire da quelli. Io cerco di lavorare così. Mi piacerebbe che chi non è d’accordo col mio lavoro mi confutasse analiticamente portando nuovi documenti e non ipotesi generiche e vaghe.
Lei parte da una ipotesi che la intriga e poi cerca le sponde.
Pensa ad un bosco di castagni e quando ne trova per caso uno nella selva si sente confortato.
Io invece parto dai documenti, vedo 100 querce e nessun ontano e allora presumo di trovarmi in un bosco di querce.
Il lodo Moro è un segreto di Pulcinella… oggi. Forse… Con tutte le sue implicazioni io credo che sia una delle cose che più ha condizionato la vita della nostra Repubblica fino ai giorni nostri.
Rosario Priore nel 1973, a 33 anni, si occupò della strage di Fiumicino. Poi si è occupato del caso Moro dal 13 maggio 1978; poi di Ustica; poi dell’attentato al Papa. Lei può certo immaginare il volume di documenti che gli sono passati davanti. Doveva gestirli da magistrato e non da storico. Sono due cose molto diverse e lei può ben immaginare che la verità storica che si intuisce non sempre può concretizzarsi in una condanna o in qualche altra verità giudiziaria. Oggi Priore ha una visione d’insieme per tirare delle conclusioni come pochi altri e sempre a partire dai documenti.
Comunque le mie ricerche su Bologna continuano e quando si concretizzeranno in qualche altro libro, Aron sarà tra i primi a saperlo.
Saluti
Lei dice che “i documenti sono e restano centrali e fondamentali per inquadrare e spiegare un evento o un periodo”.
Certo, se lei scrive un libro di storia deve per forza citare dei documenti. Bene, allora citi anche quelli dei link che stanno qui sotto:
La fonte storica chiamata Rosario Priore
1977: “a Roma si apre l’inchiesta del pubblico ministero Rosario Priore contro l’autonomia operaia. Oltre 300 persone, identificate in diverse perquisizioni effettuate a Roma nella sede storica dei Comitati Autonomi Operai in Via dei Volsci n. 6, furono denunciate per reati associativi: il processo, conclusosi oltre 10 anni dopo sentenziò l’impossibilità di applicare agli imputati la fattispecie di reato associativo e l’estraneità dei singoli alla maggior parte dei reati loro contestati.” (tratto da http://lab.dyne.org/rorinterattiva/libro/cronologia )
Secondo Rosario Priore quegli imputati avrebbero dovuto essere condannati per “associazione sovversiva” e “cospirazione mediante associazione”, un reato quest’ultimo ereditato dalla cultura borbonica.
Fra l’altro, poiché alcune di quelle oltre 300 persone, dopo aver fatto parte dell’area ruotante attorno ai Comitati di via dei Volsci, andarono a finire nelle Brigate Rosse, il signor Rosario Priore cercò addirittura di dimostrare che i Comitati Autonomi Operai in Via dei Volsci fossero organici e fraterni fiancheggiatori politici delle Br e che le armi dei palestinesi del FPLP trovate ad Ortona all’autonomo Daniele Pifano fossero destinate all’uso del “terrorismo rosso italiano”.
Tutte queste idee del signor Rosario Priore, sostanzialmente uguali a quelle – ben più machiavelliche – del generale dei carabinieri Dalla Chiesa (famoso per aver avuto la responsabilità di almeno due stragi: ad Alessandria nel 1974 e a Genova nel 1980), si dimostrarono sbagliate per il semplice motivo che erano delle idiozie. E chi non fa nemmeno mezza autocritica sui propri errori del passato non può oggi ergersi a storico degli anni 70 e 80!
2007: Omnibus su LA7 del 14 maggio. Il signor Rosario Priore dice: “Io ho istruito in parte il processo per banda armata relativo ai missili di Pifano, e lì nasce una vicenda così complessa che non è stata mai spiegata, di rapporti con il FPLP (Fronte popolare per la liberazione della Palestina)… che poi si raccorda con quanto è contenuto nelle lettere di Moro… Moro fa sempre menzione a questo patto, a questo accordo che c’è con la resistenza palestinese.” (tratto dal sito Internet che lei ben conosce :
http://gabrieleparadisi.splinder.com/post/12846617/laccordo-moro-di-sextus-empiricus-e-cieli-limpidi/comments/400).
In pratica, Rosario Priore dice che del patto fra lo Stato italiano e il FPLP ne parlò Moro stesso in alcune sue lettere diffuse nella primavera del 1978. Lo vede che era un segreto di Pulcinella? Si sapeva a livello PUBBLICO già nel 1978 e lei, signor Paradisi, ne è a conoscenza anche perché ha pubblicato tale informazione sul suo sito Internet!
La verità storica è che Rosario Priore e il generale dei carabinieri Dalla Chiesa erano contro quel patto. Ed oggi, il signor Rosario Priore è riuscito a presentarsi come un essere perfetto e bravo agli occhi di molti perché, nell’attuale e diverso contesto internazionale, va di moda la lotta contro il “terrorismo islamico”.
In parole più semplici, il signor Rosario Priore strumentalizza lo scenario globale attuale per giustificare e nascondere gli errori da lui commessi negli anni ’70 e ’80.
I fatti dimostrano invece qualcosa di incontestabile: la cultura dei dirigenti della Dc, così come la cultura dell’estrema sinistra italiana degli anni ’70 (che non faceva “commercio di armi” o “traffici di armi” con il FPLP – come pensa lei e ha detto calunniosamente anche il reo confesso pluriomicida all’Arancia Meccanica Giusta Fioravanti in un’intervista al solito Colombo – ma aveva dei rapporti di solidarietà con tale organizzazione anche per evitare che ci fossero stragi di civili in Italia), era nettamente superiore a quella di Rosario Priore e di Dalla Chiesa. Comprendeva una grande capacità diplomatica sul piano internazionale e quest’ultima se la sognano gli attuali dirigenti di “destra”, di “centro” e di “sinistra”.
Negli anni ’70 fra Dc ed estrema sinistra c’era inimicizia totale (soprattutto perché la DC strumentalizzava lo stragismo e lo foraggiava indirettamente con l’infiltrazione di agenti dei servizi segreti nei gruppi neofascisti più eterodiretti, pazzoidi e bombaroli) ma anche reciproco rispetto per quanto riguarda l’altrui abilità diplomatica sul piano internazionale e in particolare sul problema del conflitto arabo-israeliano.
In sintesi, se negli anni ’70 il principale partito di governo avesse avuto una cultura come quella di Rosario Priore e del generale Dalla Chiesa ci sarebbero stati centinaia se non migliaia di morti ammazzati in più nel nostro paese.
Niente da fare. Lei continua a citarmi opinioni e a presentare uno scenario, suggestivo forse, ma tutto da dimostrare e privo di pezze d’appoggio.
Le convinzioni di Priore, al di là che si siano concretizzate o meno in condanne, secondo lei da dove provenivano?
Le ritiene così campate per aria?
Inutile comunque continuare una discussione che potrebbe diventare stucchevole.
La invito a leggere il mio libro per capire esattamente cosa intendo dire.
Ci troverà forse anche qualche risposta sulla contrapposizione tra Ragion di Stato e violazione delle leggi. Ma soprattutto ci troverà un’appendice di circa 200 pagine di documenti. Molto utile…
Il Lodo Moro è diventato noto (ma non tutti credono che sia effettivamente esistito – leggasi Piero Laporta) solo recentemente. C’erano indizi, forse prove, ma è stato opportunamente celato.
Si ricorda il polverone che si scatenò dopo il ritrovamento nel 90 del memoriale di Moro e del cenno a Gladio?
Ecco Gladio ebbe la luce dei riflettori, il lodo Moro, esposto molto più esplicitamente dal presidente Dc, invece non ottenne eguale clamore… chissà perché.
1) Non ho presentato solo opinioni. Ho finora parlato anche di dati certi e ben documentati dal punto di vista della ricerca storica.
2) Priore, allorché faceva le inchieste giudiziarie, aveva delle convinzioni che forse non erano del tutto campate in aria ma troppe volte si rivelarono sbagliate e non ebbero quelle che lei chiama “pezze d’appoggio”. Non di rado infatti, stante pure un certo clima politico dell’epoca, Priore ebbe dei giganteschi pregiudizi: ad esempio verso gli autonomi, il popolo palestinese e lo Stato della Bulgaria.
A quest’ultimo proposito le rammento che il signor Rosario Priore ipotizzò la “pista bulgara” per l’attentato a Giovanni Paolo II, compiuto il 13 maggio 1981 da Mehmet Ali Ağca (un aderente al gruppo turco denominato “Lupi Grigi”). Quella ipotesi si rivelò un’idea errata a cui non credette mai nemmeno lo stesso Giovanni Paolo II.
3) senza dubbio è interessante il tema – da lei sollevato – del rapporto fra Ragione di Stato e violazione delle leggi, questione che in parte spiega o almeno potrebbe spiegare pure certe passate contraddizioni fra i governanti e il signor Priore. Le duecento pagine di documenti in appendice del suo libro sono probabilmente utili a tutti, anche a me. Comprerò il libro. Lo giuro! Se poi leggerà sul giornale che qualcuno è morto d’infarto mentre leggeva il suo testo mi avrà per sempre sulla coscienza! Scherzo!
4) Lei ha ragione a dire che su Gladio si fece un grande polverone. Gladio, stando ai dati certi e conosciuti, era una banda armata (illegale) difensiva (con tanti parassiti italioti che prendevano un sacco di soldi anche senza fare nulla) se paragonata alla banda (illegale) offensiva costituita da personaggi come quel Digilio che in Italia fece da prezzemelo nello stragismo dal 1969 al 1980. Digilio faceva finta di essere un neofascista ma era un mercenario armaiolo, bombarolo e stragista dello Stato italiano e delle forze militari Usa nel Veneto, comprese quelle ubicate nella base di Vicenza!
5) Cinque fatti concreti e certi: a) l’unico estremista che il 2 agosto 1980 sicuramente era nella stazione di Bologna era il latitante Picciafuoco (ufficialmente di “estrema destra”); b) Giusta Fioravanti al processo fece il nome di Adinolfi (di Terza Posizione) dicendo una cosa sfacciatamente falsa su di lui per farlo diventare un capro espiatorio al suo posto; c) Giusta Fioravanti al processo fece il nome di Digilio (personaggio a mezzadria fra servizi segreti italiani e forze militari Usa nel Veneto per circa un decennio) per motivi apparentemente diversi (non le dico le mie opinioni a tale proposito); d) Digilio era in contatto con Cavallini e di tale rapporto dei Nar con il Digilio pochissimi dei militanti dei Nar stessi lo sapevano; e) Nel 1995 Digilio ha cominciato a collaborare con la giustizia e si è assunto delle specifiche responsabilità a proposito della strage di piazza Fontana del 1969 e di Brescia del 1974.
Se questi 5 fatti sono veri e ben documentati dalla ricerca storica (ma potrei aggiungere pure qualcosa sui tentativi di strage compiuti a Roma dalla stesso signor Giusta Fioravanti prima del 2 agosto 1982 o il tentativo di strage a Milano attribuito ai Nar, pochi giorni prima di quel 2 agosto)…allora perché, tanto per dirne una, non si è mai indagato sugli eventuali rapporti anche fra il Picciafuoco e il Digilio? Perché gli investigatori erano degli emeriti idioti?
Se parliamo della strage di Bologna dobbiamo obbligatoriamente anche parlare di tutti i relativi despitaggi.Una testimonianza diretta a tale riguardo, indispensabile agli storici che studiano la questione, è fornita da Adinonolfi, personaggio che un tempo fece parte dell’organizzazione neofascista Terza Posizione.
6) Qui sotto riporto la parte iniziale di un’intervista al suddetto Adinolfi tratta dal sito Internet della destra radicale: http://fascinazione.blogspot.com/2010/08/speciale-bologna-adinolfi1-ho-subito.html
Gabriele Adinolfi è uno dei tanti che ha avuto la vita stravolta dalla strage di Bologna. Colpito da mandato di cattura il 26 agosto nel primo blitz contro l’eversione nera e poi il 23 settembre per le attività di Terza posizione (per cui è stato poi condannato) è paradossalmente passato a Bologna dalla condizione processuale di imputato a quella di parte lesa (dal depistaggio dei servizi segreti noto come “operazione terrore dei treni”). A differenza del suo “gemello” politico-processuale Roberto Fiore (che anche se non lo sa nessuno è stato riconosciuto in sentenza come “vittima” di Gelli Pazienza e c.), Adinolfi è rimasto nel limbo: da latitante, infatti, non ha potuto formalizzare la sua richiesta di costituzione come parte civile, comunque ha sopravvissuto al trauma e ha continuato a operare non più come leader politico ma come testa pensante di un’area di destra radicale dinamica e innovativa.
Il trentennale della strage è l’occasione per un’intervista di (ahimé) ampissimo respiro, che divido in tre parti.
Sei stato di fatto – ma non di diritto – parte lesa per la strage di Bologna in quanto oggetto di un depistaggio dei servizi segreti pidduisti
Ad essere precisi sono stato oggetto di quattro depistaggi sulla strage di Bologna .
La prima volta fui incluso nel blitz del 28 agosto 1980, cui sfuggii perché non ero a Roma quando venne eseguito. Fu un depistaggio dettato dal dirigente dei servizi interni, Russomanno, per cui vennero utilizzate delle affermazioni di due mitomani, Piergiorgio Farina e Marco Affatigato. Quest’ultimo si rivelò poi continuativamente organico ai servizi. La montatura si sgonfiò in pochi mesi.
Immediatamente dopo, con Fiore e Vale e ancor prima di Delle Chiaie, fui oggetto di un depistaggio più serio. I servizi fecero ritrovare sul rapido Taranto-Milano armi, esplosivo (pare che fosse lo stesso di Bologna e si noti che la perizia non era stata ancora eseguita…) e biglietti d’aereo che avrebbero rimandato a noi. Furono lo scompaginamento della loro struttura occulta e il pentimento del maresciallo Sanapo a far saltare la montatura costando poi ai vertici coinvolti, e a Licio Gelli, condanne un po’ bizzarre (“calunnia” e “detenzione di armi ed esplosivi”).
Il terzo tentativo fu insidioso. Mambro e Fioravanti, per sottrarsi agli esiti della falsa testimonianza di Sparti – su cui si fondarono poi il loro processo e l’assurda condanna che subirono insieme a Luigi Ciavardini – provarono a far rimbalzare l’accusa su di me e Fiore. Sostennero che noi avessimo cercato tramite loro dei documenti falsi, che non ci servivano affatto non essendo né latitanti né clandestini, e che lo avremmo fatto proprio subito dopo la strage. Questo avrebbe spiegato il loro interessamento presso Sparti. Il tutto era così inverosimile e contraddittorio rispetto alle loro intenzioni dell’epoca che non ha convinto nessuno. Ma il tentativo lo fecero. Se li avessero creduti, dall’accusa ci saremmo dovuti difendere noi e loro se la sarebbero cavata tramite questo capolavoro etico.
Il quarto depistaggio avvenne nell’estate del 1992, quando, dopo dodici anni di latitanza, ero stato catturato in Austria. Un certo Sinibaldi accusò un insieme di persone, e me tra quelle: messo alle strette crollò e spiegò che era stato imboccato dai servizi segreti militari.
Come spieghi quest’accanimento sul tuo ambiente e quello sulla tua persona?
Non lo so.
Mi sono fatto la convinzione che i servizi e i pool di inquirenti si muovano non per cercare la verità ma per depistare; per questo individuano e cercano d’incastrare dei capri espiatori. Questi capri espiatori sono scelti tra i più deboli, ovvero tra quelli che hanno le spalle meno coperte da gruppi di potere, o che non le hanno affatto. Ragion per cui si devono sempre colpire quelli che non hanno santi in paradiso ed ecco perché si tratta in genere di fascisti o di anarchici o, se la pista diventa internazionale, di arabi.
Infine, tra queste categorie, è meglio prendersela, se possibile, con chi non parla un linguaggio compromissorio e conformistico.
“Intrigo internazionale” confuta le stragi fasciste
Intendiamoci: il libro del dottor Priore e di Fasanella ha due grandi meriti: confuta la menzogna delle stragi fasciste e finalmente legge la Strategia della Tensione per quello che fu: una guerra combattuta in Italia, una Guerra Mediterranea.
Ma lì si ferma perché, per timori riverenziali o per limiti umani, non si addentra oltre se non depistando ancora, sia pure su di un livello diverso da quello conosciuto finora, diciamo pure a un livello superiore.
Che ne pensi del fatto che Priore sposa la tesi ella strage palestinese?Per te è un depistaggio?
La strage palestinese è un non senso e la tesi di colpevolezza sostenuta da qualche anno in qua, cioè da quando lo fece la rivista alleanzina Area, è grottesca.
Si sostiene che fu una vendetta per l’arresto del rappresentante in Italia del Fplp Saleh.
Orbene Saleh per le sue attività sul nostro territorio era stato condannato a sette anni di reclusione e ne scontò poco più di uno, uscendo, come sempre avviene in questi casi, per via diplomatica e non certo, come vorrebbero suggerirci, per aver spaventato l’Italia.
Si tratterebbe secondo altra tesi della vendetta per l’arresto dei tre autonomi Pifano, Nieri e Baumgartner, presi durante il trasporto di armi per i palestinesi. Ora va considerato che i palestinesi non vendicano, perché non ne hanno la forza, i loro che marciscono in prigione, figurarsi se potevano “vendicare” i tre autonomi.
Anche la storiella del commando di Carlos, che secondo la tesi avrebbe dovuto agire per conto dei palestinesi commettendo la strage di Bologna, con tanto di terrorista tedesco che la notte dorme in albergo con i suoi documenti, è grottesca.
Quindi la pista palestinese, la pista Carlos, la pista Autonomia Operaia non ti convince?
Siamo chiaramente di fronte ad un nuovo depistaggio di cui il dott. Priore e i redattori di Area sono probabilmente strumenti inconsapevoli.
Io penso che l’apertura degli archivi di molti Stati, le investigazioni di parecchi investigatori e la nuova geografia dei conflitti internazionali abbiano imposto di rileggere la Strategia della Tensione in modo meno grossolano di quanto fatto fino ad oggi; io ritengo che tutto questo abbia letteralmente costretto a imboccare finalmente una pista internazionale. A pista obbligata nuovi depistaggi: contro i vinti ovviamente. I palestinesi e i loro amici, nella fattispecie gli autonomi. Ed ecco che nascono “rivelazioni” cui puntualmente abboccano persone che cercano la verità.
Da subito presi posizione contro questo teorema inquinante e mi duole che ci sia chi ha pensato che potesse essere accettabile il rovesciare su degli avversari onorevoli le accuse infamanti di cui il nostro mondo è stato vittima per quarant’anni.
Per quanto Pifano sia stato e resti un antifascista viscerale e troglodita ciò non consente a nessun uomo che abbia onore d’infangare il combattente coraggioso e generoso e di accostarlo ad accuse stragistiche.
1) “Non ho presentato solo opinioni. Ho finora parlato anche di dati certi e ben documentati dal punto di vista della ricerca storica”.
Cerco di spiegarmi meglio. Lei, giustamente, ha riportato delle conclusioni che sicuramente ha letto in qualche libro o articolo. È molto probabile che quel libro o quell’articolo fossero la divulgazione, non necessariamente scientifica, di ricerche serie supportate da documenti. Finché però non vengono riportati i precisi riferimenti (in sostanza le coordinate delle deposizioni, delle sentenze o anche solo degli articoli, dei libri, da cui sono tratte quelle conclusioni), restano dei “sentito dire”. Cerchi di capirmi, io non la accuso di nulla. È normale per tutti argomentare come fa lei e come sto facendo io. Tutti quando esponiamo un pensiero magari ci rifacciamo a qualcosa ma non siamo tenuti necessariamente a specificare in dettaglio da dove lo abbiamo tratto. Quello che voglio dire è che tutto ciò che noi riportiamo nel nostro libro è documentato e documentabile. Ognuno può fare i riscontri. Molto spesso ci vengono contrapposte solo chiacchiere e opinioni per confutare i nostri dati. Così non va bene. Non è sufficiente. Comunque, forse, il mio ragionamento sarà più chiaro nel seguito.
2) “Priore, allorché faceva le inchieste giudiziarie, aveva delle convinzioni che forse non erano del tutto campate in aria ma troppe volte si rivelarono sbagliate e non ebbero quelle che lei chiama “pezze d’appoggio””
«…ho constatato che la verità giudiziaria non coincide mai con la verità storica».
(Rosario Priore, a pagina 9 del libro-intervista Intrigo internazionale. Perché la guerra in Italia. Le verità che non si sono mai potute dire, scritto con Giovanni Fasanella e pubblicato da Chiarelettere nel maggio 2010).
Le ho riportato un convincimento di Priore (che condivido in pieno) e le ho scritto anche dove può ritrovare quella citazione. Questo è un piccolissimo esempio di cosa intendo dire quando parlo di argomentare attraverso i documenti (in questo caso un brano di un libro).
Ora il significato della frase di Priore è molto chiaro. Per giungere ad una sentenza di condanna lei sa bene che occorrono tanti fattori e non sempre sono sufficienti quelle che razionalmente ognuno intende come prove schiaccianti. Mi spiego meglio. Ho avuto occasione di consultare centinaia di atti del procedimento penale istruito a Venezia dal giudice istruttore Carlo Mastelloni nel 1983, sui traffici di armi tra Olp e Br. Ebbene la lettura di quelle deposizioni, di quei documenti, fa capire senza ombra di dubbio che quel traffico esisteva. Fu anche il convincimento di Mastelloni che produsse una sentenza-ordinanza di ben 553 pagine +6 pagine di indice +125 pagine di indice degli atti depositati. Risultato del processo? Nessuna condanna. Un classico esempio di come le verità storiche non coincidano spesso con gli esiti giudiziari.
Detto questo lei sbaglia di grosso quando sostiene che Priore avesse dei convincimenti a priori ma non le pezze d’appoggio. Le pezze d’appoggio per imputare a certe entità tutta una serie di nefandezze sono tante e per fortuna molte di queste oggi sono a disposizione dei ricercatori e di chi intende fare vero giornalismo d’inchiesta.
Nel 2008, ad un convegno su Moro, Priore ammise pubblicamente che la sua idea iniziale era quella per cui quell’azione criminale era da ritenersi nella totale e sola responsabilità delle Br in quanto tali. Col passare del tempo e con i documenti che emergevano via via si convinse che le Br non potevano non aver avuto connessioni con altre realtà esterne.
Può sicuramente succedere che qualche magistrato operi con l’unico intento di dimostrare un teorema che gli è caro, ma non credo proprio che sia il caso di Rosario Priore. I suoi convincimenti poggiano su documenti e dati molto ma molto concreti. Stia pur sicuro.
3) “Priore ebbe dei giganteschi pregiudizi: ad esempio verso gli autonomi, il popolo palestinese e lo Stato della Bulgaria”.
Le assicuro, ripetendomi, che quelli che lei definisce “pregiudizi” di Priore verso autonomi, organizzazioni palestinesi (non popolo palestinese che non c’entra proprio nulla) e servizi Bulgari, si fondavano e si fondano su documenti e prove concrete. Vedrà che piano piano emergeranno pubblicamente.
Credo, ad esempio, che sia giunto il momento di sfatare il mito dei palestinesi buoni e bravi così caro negli anni 70 e 80 a sinistra, ma anche a destra. Senza mettere in discussione il diritto legittimo del popolo palestinese di avere una terra e uno Stato, non si possono ignorare gli atti di terrorismo indiscriminato che compirono organizzazioni come l’FPLP, Settembre nero, etc… Su quegli atti, qui da noi è sempre stato imposto un silenzio assordante e assoluto. C’è una responsabilità sia politica (il governo doveva salvaguardare i propri interessi e accordi, le opposizioni avevano motivazioni ideologiche), ma c’è anche una responsabilità del sistema dell’informazione che in Italia, da sempre, è tutt’altro che indipendente e libera. Lei, ad esempio, ha mai sentito parlare della strage di Fiumicino del 17 dicembre 1973? È stata con i suoi 32 morti, la più grave strage avvenuta in Europa prima di quella alla stazione di Bologna. Ha mai assistito ad una rievocazione, ad una commemorazione? Per Bologna ogni anno da trent’anni ci sono manifestazioni, polemiche, le tv e i tutti giornali regolarmente ne parlano almeno per qualche giorno. Lei ha mai sentito parlare di Fiumicino 73? Non mi dica di sì perché non è vero. Fino a due anni fa in rete non si trovava nulla. Cominciai proprio io a pubblicare un paio di articoli e Frigerio del Giornale. I famigliari delle vittime italiane di quella strage (morirono 6 cittadini italiani, tra cui una famiglia intera compresa una bimba di 6 anni) da trentasette anni chiedono proprio che si parli di cosa accadde poiché si sono sentiti del tutto abbandonati dalle istituzioni e dai media.
Lei capisce che far rientrare la strage di Fiumicino, compiuta da un commando palestinese che poi la fece franca fuggendo in Kuwait protetto dall’Olp, nello schema della “strategia della tensione” e dell’eversione atlantica non è particolarmente agevole… Dunque, meglio dimenticare o meglio far dimenticare.
Vogliamo ricordare qualche altro episodio criminale ignoto alla pubblica opinione commesso da gruppi terroristici palestinesi in Italia? Vogliamo parlare dell’attentato a San Dorligo della Valle all’oleodotto Trieste-Ingolstad (4 agosto 1972) con l’incendio di 4 serbatoi, 140.000 tonnellate di petrolio in fumo, tre paesi evacuati? O vogliamo parlare del mangianastri regalato da terroristi a due loro “amichette” inglesi, esploso in volo sopra Fiumicino senza per fortuna che l’aereo precipitasse con i suoi 145 passeggeri a bordo (16 agosto 1972)? E potrei continuare a lungo…
Lei ad un certo punto, l’altro giorno, ha detto: “Il FPLP , da quanto risulta dalle analisi degli storici esperti sul mondo palestinese, era abbastanza politico e diplomatico (rispetto ad altre organizzazioni estremiste palestinesi)”. Mi dispiace ma le risulta molto male e non so chi possano essere gli storici esperti da lei evocati (me li indichi per favore). L’FPLP era il movimento più potente e più scatenato della galassia palestinese. I suoi leader furono anche i soci fondatori di Settembre nero, tanto per dire. L’FPLP-CG (Comando Generale) e l’FPLP-OS (Operazioni Speciali) sono i responsabili dichiarati della maggior parte degli atti criminali di matrice araba compiuti nel mondo in quegli anni.
Relativamente poi all’attentato al Papa, lo sa che in commissione Mitrokhin, la tanto vituperata commissione Mitrokhin, è stata acquisita una perizia antropometrica la quale sostiene che quel signore presente in piazza San Pietro dietro ad Ali Agca e che assomiglia al caposcalo della Balkan Air è proprio Antonov?
5-a) “l’unico estremista che il 2 agosto 1980 sicuramente era nella stazione di Bologna era il latitante Picciafuoco (ufficialmente di “estrema destra”)”.
Non è vero. Quel giorno in stazione o nei pressi c’era anche un altro estremista. Il tedesco delle Cellule Rivoluzionarie affiliato al gruppo Separat di Carlos, Thomas Kram (fonti: Carlos – Il Messaggero 1 marzo 2000; Corriere della Sera 23 novembre 2005 e lo stesso Kram – manifesto 1 agosto 2007).
Su Sergio Picciafuoco si è indagato e si è giunti a sentenza definitiva dopo un iter tormentato (condannato in Corte d’Assise a Bologna nel 1988, assolto in Corte d’Appello a Bologna nel 1990, condannato in Corte d’Appello a Bologna 2° grado nel 1994, nel 1995 le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione dispongono il trasferimento del processo a Firenze, assolto dalla Corte di Appello di Firenze nel 1996, assoluzione confermata dalla Corte di Cassazione nel 1997).
Sull’altro terrorista presente a Bologna il giorno della strage, Thomas Kram, non si è mai indagato.
Non voglio entrare nel merito dei processi e della sentenza emessa nei confronti di Fioravanti, Mambro e Ciavardini perché, lo ripeto, non è mio obiettivo dimostrare la loro innocenza. Noi, col nostro libro, abbiamo voluto semplicemente portare a conoscenza dell’opinione pubblica i contenuti di una pista che attualmente (dal novembre 2005) è oggetto di una nuova indagine della procura bolognese. La stampa italiana pressoché al completo, purtroppo, supportata in ciò da molti politici e dallo stesso presidente dell’associazione delle vittime Paolo Bolognesi, sta facendo credere che la cosiddetta “pista palestinese” sia in realtà un dejavu, un depistaggio già smascherato e condannato. Questo è totalmente falso. In questo modo si vuole che la gente non conosca come stanno realmente le cose e si possa quindi fare un’idea propria e libera. Sul signor Kram uomo di Carlos e quindi braccio militare operativo dell’FPLP, ripeto, in passato non si è mai indagato. Il suo nome è rimasto gelosamente e penso colpevolmente coperto (lo vedrà chiaramente dimostrato nel nostro libro) per ben 25 anni. I documenti a supporto dell’ipotesi di una responsabilità palestinese nell’attentato del 2 agosto sono tanti e meritano un’indagine adeguata. Punto.
Non sta a noi scoprire la verità, ma possiamo di certo dare un contributo storico mettendo a disposizione queste ricerche ed i materiali che emergono.
Vorrei per chiudere esponendo alcune mie libere considerazioni.
1) Se le stragi dal 1969 al 1974 possono con buone probabilità essere spiegate con la cosiddetta strategia della tensione (cercando poi di capire chi realmente sta dietro a questo presunto progetto), trovo molto complicato fare altrettanto con la strage di Bologna. L’Italia ma anche l’Europa e il mondo intero del 1980 erano troppo diversi da quelli del 1969. Sia dal punto di vista sociale, sia soprattutto da quello geopolitico.
2) Ammesso e non concesso che sia esistito un piano eversivo atlantico e quindi una sorta di mostruoso agglomerato che riunisce CIA-ServiziDeviati-Massoneria-EstremismoNeofascista che con i suoi atti criminali destabilizzava la vita democratica italiana con l’obiettivo di stabilizzare il potere costituito ed allontanare il pericolo comunista, è mai possibile che per i giovanotti ventenni scelti per mettere le bombe non si fossero pensate delle “vie di fuga”? Ad esempio non si fosse programmata una loro eliminazione fisica perché pericolosi testimoni di un atto efferatissimo, oppure non si fosse pensato di farli sparire dall’Italia coprendoli d’oro.
Lei qualche intervento fa, ha giustificato, devo ammetterlo con un certo grado di spericolatezza, la fermata “tecnica” di Kram a Bologna la notte del 1 agosto 1980, “allo scopo di scaricare la tensione emotiva provocata da controllo di polizia” subito la mattina a Chiasso (!?).
Pensi che Giusva e soci, per scaricare la tensione emotiva di aver tirato giù mezza stazione seppellendo centinaia di persone, tre giorni dopo, il 5 agosto andarono a fare una rapina a mano armata in un’armeria di Montesacro a Roma.
Il “mostro” non li aveva uccisi ma nemmeno, pare, si era preoccupato di risolvergli i problemi contingenti.
3) A Bologna nell’80 non c’era, come non c’è tuttora, un servizio di corriere di linea Bologna-Firenze e quel giorno non vennero approntati servizi alternativi. Il traffico ferroviario infatti riprese già due ore dopo la strage e a Firenze il primo treno da Bologna giunse alle 13.27 (Alberto Pinna, «A Firenze paralisi e caos fra i turisti dopo il drammatico annuncio dello speaker», Corriere della Sera, 3 agosto 1980).
1) Nel ragionamento mi sono basato su almeno 5 prove certe ed ho riportato delle conclusioni logiche che finora non ho letto in nessun libro. Le dirò di più: è ragionando qui, grazie a lei e ad Aron, che mi si sono chiarite nella mente alcune cose.
L’argomento di cui stiamo parlando è stato troppo pieno di depistaggi, anche da parte di un imputato-condannato in particolare. A proposito, di recente ho letto (vedasi: http://www.stragi.it/documenti/attentatoverita.htm) che tale famoso imputato-condannato si incontrò in carcere con Digilio: per dirsi che cosa? per “contrattare” che cosa? Non sto dicendo che quel famoso imputato -condannato fosse necessariamente colpevole, ma senza dubbio aveva delle proprie idee (mai dette in modo ufficiale) su chi poteva aver avuto la responsabilità della strage di Bologna. Con i suoi continui depistaggi ha invece contribuito a creare un polverone infinito. Non possiamo far finta di niente, chiudere gli occhi e fare il suo giochetto. Un bravo attore da bambino ha ottime probabilità di fare l’attore per tutta la vita, anche al di fuori delle serie televisive o dei film ufficiali!
Vogliamo parlare di “piste alternative”? Bene, sto parlando di una pista alternativa rispetto a quella secondo cui un ex protagonista della famiglia Benvenuti avrebbe autonomamente progettato quella strage.
Nel magma dell’estrema destra del 1980 (un po’ come fra gli anarchici di Milano del 1969) c’erano persone e persone. Alcune in buona fede e altre ben infiltrate e mercenarie. Questa distinzione non è cosa di poco conto. È essenziale per districare la matassa.
2) Ho precisato che non era Priore in sé ad avere certi pregiudizi ma l’effervescente e contraddittorio clima culturale degli anni ’70, con certe rigidità del sistema istituzionale nella politica interna, a spingerlo verso pregiudizi ed errori. Priore (ma questo vale per ognuno di noi al suo posto) di fatto era come costretto a muoversi con dei pregiudizi che lo indussero a commettere gravi errori.
Lo sanno tutti che Priore ha una buona onestà intellettuale. Non è questo il punto.
Priore ha perfettamente ragione quando sostiene che “la verità giudiziaria non coincide mai con la verità storica”.
D’altra parte, la verità storica non può essere qualcosa di opposto sia rispetto alla verità giudiziaria che alla realtà sociale, politica, culturale e geopolitica del contesto di riferimento.
Priore faceva il suo mestiere. Ecco: i magistrati facciano i magistrati e gli storici facciano gli storici. Perché si dovrebbero mischiare i ruoli e le carte? Per giustificare gli errori passati di qualche magistrato? Per nascondere il “lasciar fare” di certi magistrati (diversi da Priore) e di Dalla Chiesa rispetto a certi pazzi dello “spontaneismo armato” rosso o nero? Per nascondere l’esistenza di veri e propri infiltrati che sapevano in anticipo tante “cose”?
Chi, come noi, ama studiare la storia contemporanea del nostro paese non dovrebbe avere come scopo quello di far aprire altri ed infiniti processi giudiziari o di giustificare quel che fecero i magistrati.
I magistrati sono esseri umani, hanno cuore e cervello. Hanno idee politiche e se uno come Priore è ancora oggi – a distanza di 3 decenni – contro la soluzione politica degli “anni di piombo” è logico che insista nelle attività dietrologiche per giustificare tale rigidità.
Priore ha il diritto di pensare quel che vuole ma non può pretendere di fare il bello e il cattivo tempo. I tempi cambiano. La storia va avanti e ognuno ha il dovere di guardare avanti capendo tutti gli errori del passato, anche e in particolare i propri.
Sulla pista palestinese è da almeno 5 anni, se non ricordo male (lei lo sa di sicuro meglio di me), che si fanno indagini. E allora perché Priore insiste? Perché, rispetto alla strage di Bologna, parla di intrighi internazionali senza prendere in considerazione le coordinate strategiche dei conflitti geopolitici del 1980?
A questo punto bisognerebbe concentrare l’attenzione su un’altra pista, ma non esistono le condizioni politiche per farlo perché siamo un paese in decadenza e ancora a sovranità limitata. Limitata da chi? Da Carlos, dalla Libia, dai palestinesi, dal Kgb, dalla Bulgaria? No, dall’unica superpotenza rimasta in circolazione o almeno di quella che di più controlla il feudo italiano! Non è così?
Badi bene: amo gli Usa per quanto riguarda la letteratura, il cinema e soprattutto la musica ma per quanto riguarda la politica estera di Washington ho forti dubbi che essa abbia il diritto di limitare la nostra sovranità nazionale …anche quando abbiamo intenzione di fare un lavoro di ricerca storica!
Nella storia della Prima Repubblica tutte le “svolte” dovevano per forza avere il beneplacito dei governanti Usa.
La “solidarietà nazionale” (1976-1979) fu ad esempio benedetta dal presidente degli Usa Carter e dalla Commissione Trilaterale. Ovviamente non piaceva al Mossad e alle forze più reazionarie dell’Occidente. E allora? Moro fu sequestrato e ucciso per volontà di tali forze straniere e reazionarie? Questa idea iniziale ce l’aveva il Pci, pur con diverse varianti, ed era molto diffusa. Ci credevano almeno un paio di decine di milioni di persone!!!! Peccato che nel 2008 Rosario Priore sia giunto a quell’anacronistica ipotesi a cui non crede più nemmeno l’ex militante del Pci Giuliano Ferrara, attuale direttore de “Il Foglio”, e a cui non hanno mai creduto neanche gli ex presidenti della Repubblica Cossiga e Scalfaro. È vero che c’erano alcuni ebrei all’interno dell’estrema sinistra degli anni ’70, ma non credo per niente che il Mossad abbia avuto un peso condizionante rispetto alla tragica vicenda Moro. Ho fatto questo esempio per dire una cosa molto semplice: come non c’entra la “pista palestinese” rispetto alla strage di Bologna…così non c’entra la “pista Mossad” (e forze reazionarie occidentali) nella responsabilità del sequestro di Aldo Moro.
3) Assieme ad altre persone di un Comitato di quartiere (per lo più di sinistra ma anche con gente esterna a partiti e partitini e perfino cattolici molto moderati che oggi potrebbero essere vicini alle posizioni di Gianfranco Fini) feci subito un manifesto – affisso in diversi territori della mia città – contro la strage di Fiumicino del dicembre 1973.
Dopo di allora, per un decennio, non ci furono più delle stragi compiute da estremisti palestinesi sul nostro territorio nazionale. Dal 1974 al 1984 non ve ne fu neppure una in Italia e questo fatto è spiegabile con un tema di ricerca storica a lei molto caro, quello riguardante la politica estera italiana di quel periodo! Ve ne fu una in seguito: quella del 1985 ai banchi della Twa e dell’El Al, con 14 morti, e rispetto alla quale il Fronte della Liberazione della Palestina non c’entrava proprio nulla.
Non si faccia mai, nella ricerca storica, di tutta un’erba un fascio!
Se per 10 anni non vi fu neppure una strage compiuta da estremisti palestinesi sul nostro territorio nazionale è per due motivi storici conosciuti anche dagli scolari cinesi: la politica estera dell’Italia in quel periodo e lo sviluppo del più forte movimento armato di sinistra e autoctono di tutto l’Occidente. Non sto dando giudizi morali o semplici opinioni. Sto parlando di fatti.
Al contrario di chi ancora usa la categoria antiscientifica di “strategia della tensione”, credo che siano esiste diverse strategie stragiste, anche per scopi molto diversi e addirittura opposti. In Italia le più gravi stragi compiute – quasi sempre a suon di bombe – sono state compiute dal Mossad, da gruppi di estremisti palestinesi, da sedicenti neofascisti che in realtà erano infiltrati, controllati e strumentalizzati dai servizi segreti italiani e da militari Usa attraverso mercenari come il reo confesso (per la strage di piazza Fontana e quella di Brescia) signor Digilio.
Non mettiamo troppa carne al fuoco. Ad esempio, lasciamo perdere le “perizie antropometriche” perché quelle sono cose da investigatori e non da amanti della ricerca storica. In Russia, mi pare una decina di anni fa, sulla base di una perizia antropometrica, fu condannato a morte una persona ritenuta pedofila e omicida di svariati bambini! Qualche anno dopo fu condannata a morte un’altra…e la precedente risultò innocente!
Lei afferma che “l’FPLP era il movimento più potente e più scatenato della galassia palestinese”. In questo momento non vengono in mente i libri che lessi una decina di anni fa. D’altra parte, se lei va su wikipedia si può fare una vaga idea di chi FORSE era il gruppo più scatenato di quella galassia: http://it.wikipedia.org/wiki/Abu_Nidal
Lo so che su wikipedia ci sono scritte molte falsità ma in questo caso (vedasi link sopra) c’è qualcosa (senza dubbio da approfondire a parte) che lei potrebbe considerare utile per cambiare idea, almeno parzialmente, sull’FPLP.
E aggiungo un fatto, conosciuto dagli storici, per suffragare la mia tesi: nel 1991 tale organizzazione, ancora diretta da George Habash, condannò sia la guerra euro-americana contro l’Irak che la precedente annessione irakena del Kuwait. Ciò significa che, a differenza di altri gruppi palestinesi, l’FPLP aveva una certa autonomia e intelligenza a livello politico e non era una banda di mercenari, di cretini o di pazzi.
4) Lei dice che c’era anche un altro estremista “in stazione o nei pressi” il giorno della strage di Bologna.
In realtà, lei non ha prove per dire che Picciafuoco era “nei pressi” della stazione e non ha prove per dire che un altro estremista stava “in stazione” quel giorno e nelle ore preparatorie dell’attentato.
In una sola frase – con quell’”anche” e quella “o” – lei ha compiuto ben due errori. Non lo dico affatto per offenderla, ma solo per ragionare.
Invece esistono le prove certe che un estremista latitante (e non un estremista con propri documenti anagrafici) si trovava senza alcuna ombra di dubbio nella stazione di Bologna poco prima, durante e dopo l’esplosione della bomba.
Quell’estremista latitante aveva documenti falsi sui quali ancora oggi ci sono dei presunti ”misteri”. Li vada a studiare quei documenti. Sono molto interessanti. Erano intestati ad un cognome identico a quello di un altro personaggio che usava documenti falsi.
Lo vuole capire che certi ambienti dell’estrema destra veneta erano infiltrati da persone come Digilio? Lo sa che quegli stessi ambienti facevano azioni armate in altre regioni del nord Italia? Lo vuole capire che nel 1980 gente come Digilio era infinitamente più pericolosa per il nostro paese che dieci Carlos o dieci Giusta Fioravanti?
L’Italia del 1980 era diversa da quella del 1969. Infatti, tanto per dirne una, gli Usa – compresi i loro ufficiali presenti nelle basi militari come quelle del veneto – erano indiavolati con l’Italia perché, dopo l’invasione russa dell’Afghanistan, il nostro paese decise di NON boicottare le Olimpiadi di Mosca.
Quella linea di politica estera italiana (ben più che una del tutto improbabile avanzata del pericolo “rosso” costituito dal Pci), dal punto di vista degli Usa, era qualcosa da distruggere, con le “buone” e/o con le “cattive”. Costituiva il “movente” dell’attività degli Usa rispetto all’Italia e direttamente in Italia.
Nel 1980 quello era un vero problema geopolitico, ben più significativo rispetto ad una improbabile avanzata del Pci, un partito che iniziò la propria lunga agonia con la fine e in gran parte anche a causa dell’esperienza denominata “solidarietà nazionale”.
Lo sa in che periodo ci furono quelle Olimpiadi? Lo sa quando si conclusero? Pochi giorni dopo la strage di Bologna del 2 agosto.
Nel 1980 gli Usa avevano mercenari in mezzo mondo: dal famoso Bin Laden in Afghanistan al meno famoso Digilio in Italia. Non si facevano tanti scrupoli morali.
In quello stesso anno, di conseguenza, i palestinesi (e i libici) non avevano alcun motivo di attaccare l’Italia perché attaccare l’Italia significava fare il gioco degli Usa e di Israele. Questa era la geopolitica nel 1980, ma Priore ignora queste cose.
Gli Usa conducevano guerre a bassa intensità in diversi paesi del mondo. Volevano rafforzare uno schieramento globale contro l’Urss dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan e si trovarono l’alleato Italia che invece partecipava alle Olimpiadi di Mosca! Ma si rende conto?
Per gli Usa fu come un tradimento quella scelta italiana perché significava non allineamento rispetto alla politica estera di Washington. È vero o non è vero? E allora perché si meraviglia che personaggi come Digilio fossero autentici criminali al servizio degli Usa? Perché si parla di una sola e ben opposta pista nel suo libro (che prenderò in ogni caso)? Perché si riscrive la geopolitica del 1980 dimenticando addirittura l’invasione russa dell’Afghanistan e il non boicottaggio italiano delle Olimpiadi di Mosca?
“Intrighi internazionali”? Ma quale intrighi! Gli Usa nel 1980 avevano mercenari nei gruppi antisovietici di molti paesi del mondo, Italia compresa. A quel tempo era “logico” che si comportassero così.
Da tutto ciò si evince che attori o ex attori sono cose davvero secondarie rispetto al quadro geopolitico del 1980.
Proprio perché i Nar erano un gruppetto di “spontaneisti armati” neri e proprio perché fecero una rapina a Roma pochi giorni dopo la strage di Bologna mi viene da pensare che, almeno come organizzazione, non siano i mandanti di quell’attentato.
Preciso: all’interno dei Nar in senso stretto potrebbe esserci stato un infiltrato, un mercenario e mitomane della “società dello spettacolo”, ma mi pare assurdo ritenere che i Nar in quanto tali possano aver avuto la follia criminale di progettare la strage di Bologna.
La cosa certa, per quanto riguarda le infiltrazioni, è che nell’estrema destra veneta c’era un tradizionale infiltrato (Digilio) e che forse, prima di morire, egli avrebbe potuto dire molte cose sulla strage di Bologna.
Altra cosa certa è l’esistenza di una telefonata di rivendicazione di sedicenti Nar fatta al quotidiano La Repubblica (ne parlano molti giornali del 3 agosto 1980, compreso il quotidiano La Stampa, che ha un archivio on line su Internet). Chi la poteva fare quella strana telefonata se non qualcuno che da tempo controllava gli spostamenti dei militanti dei Nar ed era interno, ad esempio come infiltrato, all’estrema destra veneta?
Un’altro strana coincidenza è che il neofascista Mario Tuti proprio il 2 agosto venne rinviato a giudizio dal tribunale di Bologna per la strage del treno Italicus (4 agosto 1974) (vedasi La Stampa. 4 agosto 1980, pagina 2). Penso che quella notizia era conosciuta da giorni dagli avvocati dei neofascisti e che giunse alle orecchie di chi era infiltrato nell’estrema destra veneta e strumentalizzò coscientemente tale situazione per meglio depistare le future e inevitabili indagini.
Per finire, lei ha scritto quanto segue: “A Bologna nell’80 non c’era, come non c’è tuttora, un servizio di corriere di linea Bologna-Firenze e quel giorno non vennero approntati servizi alternativi. Il traffico ferroviario infatti riprese già due ore dopo la strage e a Firenze il primo treno da Bologna giunse alle 13.27 (Alberto Pinna, «A Firenze paralisi e caos fra i turisti dopo il drammatico annuncio dello speaker», Corriere della Sera, 3 agosto 1980).”
In questa parte lei dice cose ben documentate solo sulla ripresa del traffico ferroviario qualche ora dopo la strage. Per il resto è meglio che lei non insista troppo!
Tutto il suo discorso sulla presunta inesistenza di una linea di autobus che permetta di andare da Bologna a Firenze è smentita una volta per tutte da quanto si legge a questo link: http://www.ttiviaggi.it/napoli_roma_milano.htm
Esiste una corriera Salerno-Milano, e viceversa, che fra l’altro si ferma a Firenze e a Bologna. La fermata di Bologna, sulla quale lei fa tante indagini da svariati anni, si trova esattamente dove ha detto Kram (nell’intervista a Il Manifesto del 1 agosto 2007): alla stazione delle autocorriere!
Dove si trova a Bologna tale stazione delle autocorriere? Si trova in piazza XX Settembre!
Le sono utili queste informazioni o “pezze d’appoggio” per fare qualche bella rettifica ufficiale così come, per onestà intellettuale, ha fatto il signor Colombo?
O le rettifiche le devono fare solo le persone esplicitamente di sinistra?
Distinti saluti
Onestamente trovo difficile rispondere alla lenzuolata che ci ha propinato e che a essere indulgenti potremmo definire: “brevi cenni sull’universo”…
Non si offenda, ma credo che giunti a questo punto ci sia ben poco da aggiungere.
Io studio il fenomeno del terrorismo palestinese da anni e lei mi cita le sue autorevoli fonti … ovvero Wikypedia… (!?!?) Il bignaminino dei tuttologi… ma si rende conto?
Non manca ormai proprio nulla per sentirci al Bar dello Sport.
Tornando per un attimo ancora seri, vedo che purtroppo lei non vuole accettare delle regole di confronto o di ingaggio serie e costruttive.
Le sue elucubrazioni sulle Olimpiadi di Mosca dell’80 e il mancato boicottaggio italiano che ha mandato in bestia l’amministrazione Carter (Carter !? no Nixon…), su cosa poggiano? Capisce che potrei trovarle decine di ipotesi alternative alla sua anche più credibili e affascinanti? Le pare che si possa procedere in questo modo?
Lei, tanto per fare un esempio, ha introdotto il cosiddetto errore di Priore sulla pista bulgara per l’attentato al Papa, io le ho riportato un fatto e cioè che la Mitrokhin acquisì delle perizie antropometriche (portate tra l’altro sia dalla maggioranza sia dalla minoranza ma convergenti), che riconoscono Antonov in piazza San Pietro, e lei mi risponde di lasciar “perdere perché quelle sono cose da investigatori e non da amanti della ricerca storica”…
Nessun problema. Lasciamo perdere. Se avrà voglia legga il nostro libro e i prossimi che saranno dedicati ancora a questi argomenti perché la nostra ricerca, in archivi e sui documenti veri, continua.
Ah, prima di salutarla con simpatia… la TTI VIAGGI da lei citata, svolge il servizio di bus che tocca anche la città di Bologna solo da un paio d’anni. Si sforzi un po’ di più e mi porti, una volta tanto, se ci riesce, qualche documento più pregnante.
Per ora la annovero tra i tanti volonterosi intenti a dimostrare che il signor Kram, colui il quale decise di prendere un taxi per andare dove già si trovava, non c’entra un bel nulla con la strage di Bologna, pur non sapendo spiegare come mai egli fosse proprio a Bologna quella tragica mattina.
4 precisazioni per il signor Paradisi e distinti saluti:
1) Lei ha chiamato l’ex capo dell’FPLP come “George Habbash”. Spero che questo errore non si ritrovi nel libro da lei scritto! Il vero nome, come ho detto nel precedente commento, era George Habash, con una sola b. Non ci crede? Allora controlli qui, è meglio di wikipedia:
http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Enciclopedia_online/H/BIOGRAFIE_-_EDICOLA_H_031544.xml
2) fino a poche ore fa lei aveva lasciato intendere che non esiste attualmente la possibilità di raggiungere Firenze da Bologna usando una corriera. Adesso dice il contrario: afferma che la cosa è possibile per poi arrampicarsi sugli specchi e dire che la TTI VIAGGI svolge il servizio solo da due anni. Negli anni 70 e 80 non c’era un servizio analogo gestito da qualche altra agenzia? Lo dimostri. Ma lo deve dimostrare lei che non esisteva !
Tutti i giorni, tranne il venerdì e la domenica, la corriera Milano-Salerno passa a Bologna, in piazza XX settembre, alle ore 14,20 e arriva a Firenze alle ore 16. Il venerdì e la domenica passa a Bologna, in piazza XX settembre, alle ore 17,20 e arriva a Firenze alle ore 19.
Il 2 agosto 1980, come lei ben sa, era un sabato (per avere una “pezza d’appoggio” che era sabato guardi qui:
http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0001/articleid,0002_01_1980_0166_0001_22879168/anews,true/)
3) Nel 1980 c’era la campagna presidenziale negli Usa, conclusasi il 4 novembre di quell’anno con l’elezione di Reagan, ma esisteva sempre il Pentagono, che – come lei ben sa – non è un potere insignificante in questo mondo. È sicuro che per gli Usa erano fatti indifferenti l’invasione sovietica dell’Afghanistan e il non boicottaggio italiano delle Olimpiadi di Mosca? Non ha neanche un minimo dubbio?
4) Per capire meglio gli anni ’70 e i primi anni ’80 è utile il libro di memorie di Pierluigi Concutelli (“Io, l’uomo nero”, ed Marsilio, 2008). Lo ha letto e studiato? Oggi è ridicolo scrivere qualcosa sulla strage di Bologna se neanche si è prima letto e capito questo libro.
Ecco cosa lui racconta a proposito della strage di Bologna e di Giusta Fioravanti:
“In estate arrivarono due notizie tremende: quella della strage di Bologna109 e quella della morte di Ciccio Mangiameli.
I catanesi che stavano con noi all’aria mi dissero: «Certo Piero, ma i treni. Che avete fatto…» Qualcuno si mise in mezzo: «Lascialo in pace. Concutelli non c’entra niente». Anche i brigatisti esclusero un mio coinvolgimento: «Concutelli è estraneo a queste cose». L’eccidio del 2 agosto del 1980 fu una cosa infame: decine di morti innocenti, bambini, donne che con la rivolta contro lo Stato non avevano niente a che fare. Non fui comunque sorpreso quando sui giornali cominciò il tam tam che avevo sentito, purtroppo, altre volte: l’inchiesta aveva imboccato la pista “nera”. E poco importava se i neofascisti non c’entravano nulla. Nessuno dava credito alla parola di eversivi in camicia nera.
L’altra notizia mi scioccò come solo le tragedie personali possono fare. Rimasi senza parole, in silenzio, con una rabbia inimmaginabile dentro. Avevano scoperto il cadavere di un uomo in un laghetto vicino a Roma. Intuii che quel corpo senza vita era del mio amico fraterno Ciccio Mangiameli: un camerata vero, un uomo che stimavo e al quale mi legavano ricordi e un sentimento profondo. E poi il modo in cui era stato assassinato. Ero schifato.
Mesi dopo mi spedirono a Novara: all’epoca una delle prigioni meno permeabili di tutto il panorama penitenziario italiano. Un supercarcere dalla disciplina ferrea dove le guardie picchiavano senza fare tanti complimenti. Una specie di campo di concentramento dove i reclusi erano divisi in base alle appartenenze politiche o delinquenziali: i “neri” tutti insieme, i brigatisti in un’altra struttura, i camorristi in un’altra ancora, i mafiosi tutti nello stesso angolo di galera.
A Novara c’era una giungla di detenuti diversissimi tra loro: arrivarono anche alcuni militanti dei Nar che spesso puntavano il dito contro Freda. «Un verme, uno zozzone» ripetevano.
Alcuni di loro, anni dopo, diventarono collaborazionisti, arresi, proclamandosi dissociati. Le notizie che circolavano erano quelle che arrivavano dall’esterno, quelle dei giornali, e che noi elaboravamo in base alle nostre esperienze personali. Così quando un “narista” cadeva o veniva arrestato, ecco che sapevamo con certezza che pochi giorni dopo ci sarebbe stato un morto dall’altra parte: un poliziotto, per esempio. E così, in effetti, accadeva. Una lotta armata caciarona, casinara: sparatorie, morti e basta. Sergio Calore, da poco arrestato e portato nella nostra sezione, profetizzava cose strambe: che la Libia sarebbe diventata una superpotenza. Avevano già legami con Gheddafi. Conoscevo anche il contatto tra quei “neri” e il colonnello di Tripoli: un signore che avevo conosciuto anni prima e che invece di fare il suo “lavoro” si innamorò e scappò con la compagna del suo omologo libico. Una ridicola storia di letto che fece crollare, per fortuna, il progetto.
(……)
Per qualche giorno, a Novara, ci fu anche Giusva Fioravanti che era stato arrestato pochi giorni prima. Qualcuno voleva farlo fuori subito: «E un pezzo di merda. Ammazziamolo».
Io e Gianfranco Ferro ci opponemmo: non volevamo cadere nella trappola delle faide stupide che obbedivano ai bisogni del “regime”: «Lasciamo che si scannino tra loro». Fioravanti lasciò Novara poco dopo senza un graffio.”
Caro Giuseppe, caro Gabriele!
tutte due connosciste la storia italiano degli anni di piombo meglio di me.
vi ringrazio per la discussione su alto livello
ma tutte due avete delle idee complicate. (eversione,…)
la pista libica e una pista semplice (venedetta per l´affare Maltese) – e la verita quasi sempre e banale.
la strage di Bologna non faceva senso per estremisti rossi, neri o palestinesi
Gheddafi invece aveva dei motivi banali per castigare l´Italia e ha usato i terroristi anche in altre occasioni per i stessi motivi banali in stile mafioso (TGV, LaBelle, Lockerbie)
l`Italia di Andreotti e Cossiga aveva delle ragioni banali per ignorare le follie di Gheddafi (FIAT, Eni)
L´Italia di Berlusconi, Prodi o D´Allema aveva le stesse ragioni banali per non frugare contro la verita ufficiale (Fiat, Eni, Unicredit)
1) Buffo. Vedo che ha introdotto finalmente delle argomentazioni pregnanti. HABASH è la dizione esatta. Vero. Peccato che nella stampa occidentale si sia sempre utilizzata la dizione HABBASH con due b. Mastelloni addirittura usò di suo pugno la versione HABBASC. 😉
Ho colto l’ironia del suo intervento, stia tranquillo…
2) Io credo che se qualcuno afferma che dopo essersi fatto portare in taxi nel punto dove già si trovava (a proposito chissà quanto avrà segnato il tassametro in quella occasione…), prese una corriera per andare a Firenze, debba essere lui o chi gli crede a dimostrare che quel servizio esisteva. Lei continui a portare possibili esempi e io glieli smonto. Come nel caso della TTI VIAGGI.
3) Paesi NATO partecipanti alle Olimpiadi di Mosca 1980 oltre all’Italia (che non schierò gli atleti militari):
Belgio, Danimarca, Islanda, Grecia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Gran Bretagna, altri stati europei importanti Spagna, Francia.
La Germania Ovest, che non andò, si beccò lo stesso la bomba dell’Oktoberfest il 26.9.1980.
Una precisazione in quanto un amico mi ha segnalato che potrei essere frainteso quando ho scritto “(Carter !? no Nixon…)”. Nell’80 l’amministrazione era ovviamente quella Carter e intendevo dire che costui non c’era mica un oltranzista come Nixon…
4) Di libri da leggere per capire gli anni 70 e 80 ce ne sono un’infinità. Così come le memorie dei protagonisti di quegli anni di piombo. Ma molti documenti e testimonianze non sono ancora entrate nei libri. Sono disperse in archivi di stato, di tribunali, di servizi. La verità secondo me è ancora scritta lì, nei libri, qua e là, ce nè qualche frammento.
5) Caro Aron, la Libia ha sicuramente avuto un ruolo importante nel terrorismo di quegli anni tant’è che finanziava e proteggeva una fazione particolarmente feroce della galassia palestinese, quella di Fawaz Yassim (Abu Maruan) cervello della strage di Kartum (1 marzo 1973). Così come avevano il loro quartier generale a Tripoli Ahmed Abdel Ghaffour (Abu Mahmoud) ritenuto il principale responsabile della strage di Fiumicino del 17 dicembre 1973 e lo stesso Sabri al-Banna (Abu Nidal) responsabile di quella del 1985. Io poi addirittura credo che la Libia c’entri anche con Bologna e tu sai bene come Carlos, Weirich e soci fossero di casa a Tripoli…
1) la cosa davvero buffa è il fatto, di cui non ero a conoscenza, che “esperti” come Ma stelloni abbiano usato la dizione HABBASC. Quest’ultima è una parola che nel dialetto napoletano che significa basso. Infatti il livello culturale dei tanti Mastelloni non è poi granché alto! O mi sbaglio?
2) In un vero stato di diritto è l’accusa che dovrebbe essere provata ma in Italia, da decenni ormai, le indagini si fanno a partire dalle parole dei “pentiti” (come Sparti ), dei provocatori o degli infiltrati (ad esempio la fonte iniziale della pista palestinese rispetto alla strage di Bologna. Mi riferisco a Marco Affaticato che, per sua stessa ammissione, nel 1979-1980 lavorò per i servizi segreti francesi e per la Cia. Ed oggi è considerato un provocatore in tutte le aree politiche….tranne che da persone in buona fede di sinistra!!!).
Signor Paradisi, mi dimostri che Marco Affaticato sia più attendibile del “pentito” Sparti. Non me lo può dimostrare. Questo è il punto fondamentale.
Faccia una seria ricerca lei su Marco Affaticato e sulla sua infiltrazione – nel 1979/1980 per contro dei servizi francesi – in una cellula terroristica iraniana operante in Europa e in un periodo in cui gli Usa imposero l’embargo all’Iran (tema interessante da approfondire per meglio conoscere la geopolitica del periodo … e le eventuali provocazioni dell’infiltrato Marco Affaticato, anche rispetto alla strage di Bologna).
Se lei ha così tanti documenti, cerchi lei di capire le cose senza che le debba sempre fornire le “pezze d’appoggio”.
Faccia infine lei una seria ricerca su come funzionavano le autolinee (delle corriere) nel 1980 in Italia, quando lei forse aveva una ventina di anni. Il caso della TTI VIAGGI lo avevo riportato solo per dimostrare che – al contrario di quanto da lei messo nero su bianco – oggi esiste la possibilità di andare in corriera da Bologna e Firenze.
Le assicuro (e non è solo un mio ricordo ma il ricordo di tutte le persone a me amiche) negli anni ’70 e ’80 si poteva girare l’Italia, da una città all’altra, specie quelle vicine come Bologna e Firenze, abbastanza bene anche grazie alle auotolinee (delle corriere). Un giorno scommetteremo una cena su questo specifico punto ma voglio l’Amarone come vino!
3) Alcune cose che scrivo – non tutte – si basano su ricordi. Ad esempio ricordavo che l’Italia avesse boicottato le Olimpiadi di Mosca. Invece solo i suoi atleti militari italiani le boicottarono mentre gli altri non sfilarono con il tricolore.
“La soluzione più ipocritamente di compromesso fu quella italiana: non furono inviati atleti appartenenti ai gruppi sportivi militari e gli altri 163 atleti sfilarono con la bandiera del Comitato Olimpico.” (http://olimpiadi.blogosfere.it/2008/03/olimpiadi-e-boicottaggio-una-storia-mosca-1980.html).
Signor Paradisi, non si deve preoccupare. Il suo amico ha fatto bene a farle quella precisazione, ma avevo capito il senso delle sue parole e credo di averle risposto senza metterla in croce.
Carter era senza dubbio più morbido di Nixon ma il 7 aprile 1980 tirò fuori le unghie e fece l’embargo contro l’Iran chiedendo l’appoggio agli alleati. E cosa fecero gli alleati?
Il 10 aprile 1980… “Il presidente americano Jimmy Carter accusa Europa e Giappone di esitare nell’adempiere ai loro impegni internazionali e seguire gli Usa nella politica di sanzioni verso Teheran.” (http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1980&AANNO=1981&id=&start=180&id=&start=300)
In sintesi, nel 1980 gli Usa – anche quando c’era ancora l’amministrazione Carter – criticavano paesi alleati come l’Italia perché non ubbidivano in maniera adeguata rispetto alla politica estera di Washington.
Come se non bastasse, la “rossa” Bologna era la città italiana con i più stretti rapporti economici con quell’Unione sovietica che aveva invaso l’Afghanistan! Chi aveva interesse a far mettere una bomba contro la stazione della città più “rossa” d’Italia ?
Signor Paradisi, lei a volte ha ragione sulle pagliuzze ma non sulla sostanza delle cose! Lei non riesce a disarticolare la mia ipotesi (che poi non è un’ipotesi rigida ma comprensiva del possibile – e non certo strano – “lasciar fare” di certi ufficiali Usa presenti in Italia relativamente a determinati ed esplosivi movimenti di armi nel nord Italia).
5) Mi pare curioso che Aron e Gabriele sottovalutino l’informazione (tratta dal libro di Concutelli) secondo cui nel 1980 i Nar avevano rapporti con la Libia di Gheddafi. A quale scopo c’erano quei contatti? Più andiamo avanti nella discussione e più esce fuori che lo “spontaneismo armato” dei Nar era facilmente controllabile da servizi segreti italiani (a causa del rapporto dei Nar con la Banda della Magliana) e potenze straniere fra le più diverse (dagli Usa alla Libia).
Vede Giuseppe, quando lessi nell’agosto del 2007, l’intervista di Kram al manifesto, mi colpirono diverse cose.
Dobbiamo ricordare ai lettori e forse anche a lei, che Kram aveva un curriculum alquanto particolare. Era un membro del gruppo terroristico delle Rz (per questo sarà condannato nel 2009). Le Rz era ritenuto un movimento di “particolare pericolosità” per “numero e tipologia degli attentati e per le loro azioni in varie parti del territorio Federale” (Dal Processo penale contro Thomas K. per associazione in gruppo terroristico, 19 febbraio 2009 – 5ª Corte Federale Suprema – Patrocinio del Senato dello Stato – della Corte d’Appello di Stoccarda – protocollo numero 5–2 St–E 2/07).
Kram poi aveva una certa assiduità nel frequentare il nostro Paese. Poiché era un personaggio sorvegliato, esisteva un fascicolo a lui intestato in cui erano registrati tutti i suoi spostamenti. Così sappiamo che fu a Bologna già nel febbraio 1980, a Verona in aprile, ma soprattutto risiedette per un certo periodo a Perugia dove frequentò un corso di italiano in due momenti (da settembre 1979 e poi fino marzo 1980). L’ultima sua segnalazione in Italia è proprio quella all’hotel Centrale di Bologna la notte tra il 1° e il 2 agosto 1980. A Firenze, nei giorni successivi non c’è traccia del tedesco che sparisce per sempre dall’Italia.
Nel 1987 sparisce anche ufficialmente dalla Germania. Si da alla latitanza per riemergere solo nel dicembre 2006.
Nel frattempo però i commissari di minoranza della Mitrokhin avevano redatto il documento conclusivo (depositato il 23 marzo 2006) in cui si parlava di lui e dove, manipolando un telex, si prolungava inspiegabilmente, rendendolo indeterminato, il tempo della sua perquisizione a Chiasso la mattina del 1° agosto data del suo arrivo in Italia.
La spiegazione di questo strano passaggio del documento parlamentare giunse proprio con l’intervista al manifesto di un anno e quattro mesi dopo. Infatti Kram è proprio a quel documento conclusivo della Mitrokhin che si appella quando al giornalista dichiara che “secondo le note della polizia riportate dalla relazione di minoranza della Mitrokhin” lui era “Arrivato a Chiasso il primo agosto ‘alle ore 12,08 legali’”. In realtà era arrivato alle 10.30.
Per farla breve, perquisito “per ore”, aveva perso un appuntamento a Milano con un’amica e s’era dovuto fermare a Bologna, giuntovi dopo la mezzanotte. Dunque la sua inquietante presenza in città il giorno della strage era un puro caso fortuito. Lui doveva in realtà trovarsi a Firenze. Questo il succo delle sue dichiarazioni.
Per rendere poi più credibile la sua “autodifesa”, Kram si dilunga a raccontare particolari molto nitidi di quella sua mattina del 2 agosto. Una passeggiata serena, ignaro in una città sconvolta; uno sguardo distratto allo scorcio di piazzale della stazione visibile dal fondo di Via Indipendenza senza capire cosa è successo e poi via la corsa in taxi per percorrere zero metri e prendere un pullman quando l’Azienda Trasporti Consorziali e l’azienda Cosepuri nella sua Divisione Autolinee gestivano solo servizi di trasporto pubblico locale urbani ed extraurbani ma solo nei bacini di Bologna e Ferrara.
Se permette la sua disquisizione sul fatto che dev’essere l’accusa a dimostrare la colpevolezza di qualcuno non c’entra proprio nulla. È stato Kram ad introdurre un argomento improbabile e sarà lui a doverlo supportare con delle prove. Se qualcuno dice che ha fatto una determinata cosa a sua discolpa dovrà anche essere in grado di dimostrarla. O no?
Marco Affatigato nel 1999 dichiarò al mio amico e coautore del libro Gian Paolo Pelizzaro, giornalista di Area, che a Bologna, nei giorni immediatamente precedenti la strage, a capo di una cellula palestinese era presente il famigerato terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez meglio noto come Carlos. La notizia non uscì sui giornali, ma venne depositata in commissione stragi, di cui Pelizzaro era consulente, per le doverose verifiche. Qualche mese dopo, allora, fu Carlos in persona a dichiarare al Messaggero la presenza di un “compagno” (per ora senza nome) in stazione. Quel compagno, come sappiamo e come ci ricordò sul Corriere lo stesso Carlos nel 2005, era Thomas Kram. Affatigato persona dei servizi francesi? Probabile. Carlos d’altronde è in carcere in Francia dal 1994… siamo forse di fronte ad un altro esempio di quella guerra postcoloniale di cui parla Priore? Probabile.
Vede Gabriele, allorché definisce Kram “un membro del gruppo terroristico delle Rz (questo sarà condannato nel 2009)” lei dovrebbe almeno spiegare ai lettori e forse anche a se stesso che cosa intende per “gruppo terroristico”. In particolare dovrebbe come minimo precisare che quel gruppo non aveva nel proprio programma né l’omicidio politico e neppure le stragi.
Lei sostiene che Kram avrebbe avuto una certa assiduità a frequentare il nostro paese e che non tutti i suoi spostamenti furono controllati.
Questo sinceramente non mi pare un gravissimo errore delle forze di polizia … e neanche di Kram. O quest’ultimo avrebbe dovuto andare in giro allo scopo di farsi seguire sempre?
Negli ultimi anni ’70 e nei primi anni ’80 succedevano dei fatti tragici che coinvolgevano perfino il figlio di Donat Cattin. Insomma, le forze di polizia non potevano controllare migliaia e migliaia di sospetti 24 ore su 24!
Kram a volte era controllato e altre volte no. Il fatto che ci siano dei “buchi” su quel che faceva è forse la dimostrazione che avrebbe compiuto qualche grave o gravissimo reato in Italia?
I veri “misteri” sembrano ben altri e hanno un esplicito collegamento a personaggi coinvolti e scagionati per la strage di Bologna.
Ne riporto solo due, così, tanto per rinfrescarle la memoria.
1) 19 aprile 1980. Il vice direttore del Sisde, Silvano Russomanno, comunica al direttore del Servizio, generale Giulio Grassini, con riferimento a Marcello Soffiati e Marco Affatigato: “L’incontro tra l’incaricato americano, accompagnato dalla fonte veronese, e il fuoriuscito di Nizza ha avuto luogo con ottimi risultati. L’americano non ci ha però ancora fatto rapporto”.
(http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1980&AANNO=1981&id=&start=180&id=&start=300&id=&start=330
2) 10 maggio 1980. E’ fermato a Merano (in provincia di Bolzano), alla guida di un’auto rubata, con a bordo una radio ricetrasmittente e una patente di guida falsa, Sergio Picciafuoco che è, però, subito rilasciato.
(vedasi : http://www.stragi.it/2agost80/Capit8.htm e http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/prova.php?DAANNO=1980&AANNO=1981&id=&start=180&id=&start=300&id=&start=330&id=&start=360&id=&start=390 )
Questa realtà fattiva è inquietante molto di più della presenza di un estremista tedesco con propri documenti nella città di Bologna il 2 agosto 1980.
Chi ha veramente coperto e aiutato gente come Affatigato, Picciafuoco e Digilio?
Dove stavano il 2 agosto 1980? Che eventuali rapporti avevano fra di loro?
Beh, vede caro Giuseppe, le Rz non avranno avuto nel loro programma (quale poi? Me lo sa indicare?) l’omicidio o addirittura la strage, ma l’11 maggio 1981 uccisero Herbert Karry ministro dell’economia in Assia. Loro stessi con un comunicato ammisero che s’era trattato di uno spiacevole incidente. Volevano solo gambizzarlo ma il poveretto morì dissanguato. Può succedere.
Le Rz, come lei di certo sa, io mi rivolgo agli ignari lettori, ebbe un’anima internazionalista… alla quale il signor Kram apparteneva.
Vediamo allora cosa avevano nel loro programma, o almeno quali furono le azioni più eclatanti, di queste Rz internazionali…
– Hans-Joachim Klein partecipò, insieme a Gabriele Kröcher-Tiedemann del Movimento 2 giugno (poi in seguito si legò alla Raf), al sequestro dei ministri del petrolio nella sede viennese dell’Opec organizzato e guidato da Carlos in persona (21 dicembre 1975, tre morti);
– Thomas Reuter e Brigitte Schultz, furono arrestati in Kenya il 18 gennaio 1976 mentre insieme a tre palestinesi (uno era Abu Hannafeh, braccio destro di Wadi Haddad, capo delle operazioni all’estero dell’FPLP) tentavano di abbattere con un missile Sam-7 Strela (la stessa marca dei missili di Ortona) un aereo di linea della El Al in decollo dall’aeroporto di Nairobi (se fosse riuscito secondo lei si sarebbe potuto parlare di strage?);
– Wilfried Böse e Brigitte Kuhlmann furono uccisi dalle forze speciali israeliane a Entebbe in Uganda al termine di un rocambolesco raid seguito al dirottamento di un aereo dell’Air France (27 giugno, 4 luglio 1976).
Le basta?
No. Se ci sono dei buchi relativi agli spostamenti di Kram non è colpa di nessuno. Ho solo evidenziato che mentre a Bologna nel registro di un albergo Thomas Kram è registrato, non vi è traccia di lui a Firenze dove dice di aver trascorso quattro, cinque giorni…
Sulle ultime sue considerazioni non posso aggiungere nulla se non invitarla a scriverci un libro. L’importante che sia documentato.
Negli anni ’70 la maggior parte del sovversivismo rosso in Europa Occidentale e in America Latina si rifaceva alla precedente idea-programma guevarista di creare uno, due, cento, mille Vietnam.
Quell’idea-programma, fatta propria anche dalle Rz e durata almeno fino ai primissimi anni 80, cioè anche qualche tempo dopo la rivoluzione sandinista in Nicaragua (1979), non andò nella direzione auspicata dai protagonisti ma, dal punto di vista oggettivo, faceva parte di quella ben più vasta opposizione che – al contrario di personaggi come Affatigato, Picciafuoco, Sparti e Digilio – lottava contro le persistenti dittature nei paesi di lingua latina e puntava a creare le premesse, tuttora solo in nuce, di un mondo multipolare.
Le Rz erano un gruppo simile al più moderato gruppo di autonomi italiani. Questo lo sa chiunque conosca almeno a grandi linee la mappa di quel tempo delle organizzazioni del sovversivismo rosso.
Le attività militari compiute all’estero da sovversivi tedeschi di sinistra dal 1975 al 1976 furono un sostanziale fallimento e una specie di suicidio politico. Non erano fatte dalle RZ in quanto tali, ma da gruppi che di volta in volta erano formati da persone provenienti da diverse e ben distinte organizzazioni.
Quel fallimento comportò, almeno negli anni dal 1977 al 1980 compreso, la fine delle eclatanti azioni armate all’estero, in Europa occidentale o altrove, fatte da sovversivi tedeschi di sinistra.
Nel 1980 Rz non avevano quella che lei definisce “un’anima internazionalista”, ma dei contatti internazionali con personaggi come Carlos. Quest’ultimo, oltre ad avere una concezione della storia di tipo complottardo e dietrologico (esattamente come tanti magistrati, politici e giornalisti di ieri, di oggi e di domani), era un personaggio che nel 1980 non contava proprio nulla agli occhi della stragrande maggioranza del sovversivismo rosso dell’Europa occidentale.
Nel 1980 Carlos stava al sovversivismo rosso come Delle Chiaie stava al sovversivismo nero.
Erano considerati degli idioti e basta, da un lato e dall’altro, da sinistra (come molto probabilmente potrebbero confermare il giornalista del settimanale Gli Altri Andrea Colombo o l’ex br Valerio Morucci) e da destra (come molto probabilmente potrebbe confermare il giornalista di Area Gian Paolo Pelizzaro e l’ex comandante del Movimento Politico Ordine Nuovo Pierluigi Concutelli).
Il primo era strumentalizzato da qualche servizio segreto antioccidentale e il secondo, come minimo, da servizi segreti delle dittature militari esistenti nei paesi di lingua latina.
Solo i mass-media, i fessi e gli ignoranti hanno mitizzato gente come Carlos o Delle Chiaie.
Solo i mass-media, i fessi e gli ignoranti hanno anche mitizzato gente come il rosso Toni Negri e il nero Freda, due intellettuali che avevano cercato di contare qualcosa nelle rispettive aree ma di fatto non comandavano nulla in termini concreti (a tale proposito si può leggere il già citato libro di Pierluigi Concutelli “Io,l’uomo nero”).
Fatte queste doverose precisazioni per i lettori che non conoscono a sufficienza la storia degli anni ’70 e dei primi anni ’80, il dato di fatto incontrovertibile è che dopo il 1976 e almeno fino al 1980 compreso, non risulta da nessuna parte che ci siano state azioni armate del cosiddetto “gruppo Carlos” in Europa occidentale.
Invece, secondo gli ipotizzatori della “pista palestinese” rispetto alla strage di Bologna del 2 agosto 1980, un sovversivo tedesco appartenente alle Rz, organizzazione che – secondo quanto lessi in alcuni libri molti anni fa – fece pubblica autocritica rispetto a certi contatti con il passato avventurismo “internazionalista” (quello del 1975-1976 di cui lei, caro Gabriele, parla nel suo ultimo commento), si sarebbe poi ficcato in un avventurismo “internazionalista” mille volte peggiore, criminale e ambiguo relativamente a quello precedente e, facendo uso di propri documenti e pur essendo sottoposto ogni tanto a dei controlli di polizia, sarebbe andato nella “rossa” Bologna per compiere una delle stragi più infami della storia della Prima Repubblica.
Sono convinto che lei, caro Gabriele, sia in buona fede, ma la sua idea sulla presunta bontà della “pista palestinese” è sbagliata perché:
1– è priva di qualsiasi logica dal punto di vista storico-politico;
2- sottovaluta totalmente l’inattendibilità di coloro che, come Marco Affaticato, iniziarono a creare la “pista palestinese”.
3-sottovaluta il fatto che le successive dichiarazioni di Carlos sul “compagno” tedesco presente a Bologna il 2 giugno erano interpretazioni fatte sulla base di una concezione complottarda e narcistico-megalomane della storia. Di conseguenza neanche immagina che probabilmente negli ambienti di Carlos qualcuno aveva ipotizzato, senza prove concrete, che la Cia e/o il Mossad volessero fare davvero una strage per incolpare Kram.
4- sottovaluta il fatto che lo stesso Carlos ha detto che Kram non faceva parte della sua organizzazione.
5- sottovaluta il fatto che Kram non può dire in maniera molto dettagliata dove andò in Italia nell’agosto del 1980 per due ordini di motivi: da un lato perché solo poche persone al mondo ricordano dettagliatamente cosa fecero in particolari giorni di trenta anni fa e dall’altro, probabilmente, per evitare che si facciano delle ulteriori ipotesi calunniose su altre persone che lui stesso – lo dico in via del tutto ipotetica e cioè da un punto di vista meramente logico – potrebbe aver incontrato (ad esempio, tanto per dire la prima cosa che mi viene da pensare, verso dei normalissimi autonomi italiani del periodo).
Al posto di Kram, ogni persona (specie se ex estremista) farebbe la stessa cosa: direbbe solo alcune cose essenziali senza entrare troppo nei particolari. Anzi, le dirò di più: al posto di Kram – e lo dico senza alcuna intenzione di offenderla – lei, caro Gabriele, per evitare preventivamente delle speculazioni politiche sull’eventuale non precisione di qualche dettaglio, non avrebbe neppure rilasciato l’intervista a Il Manifesto del 2007!
5- sottovaluta le prove circa l’uso strumentale da parte dei servizi segreti occidentali di personaggi come Affatigato e Digilio (quest’ultimo superesperto da almeno un decennio di armi ed esplosivi).
6 – sottovaluta il fatto che il latitante Picciafuoco, mai arrestato quando nel 1980 andava in giro con macchine rubate e veniva fermato dalle forze di polizia, era presente nella stazione di Bologna poco prima, durante e dopo l’esplosione della bomba.
7- sottovaluta il fatto che, negli ultimi anni ’70 e nei primi anni ’80, alcuni latitanti di destra sono stati in diverse circostanze aiutati da servizi segreti occidentali e/o da servizi segreti delle dittature militari presenti in diversi paesi di lingua latina.
8- non capisce che, se non è attendibile la testimonianza di Sparti, tale testimonianza era di fatto un depistaggio.
9- non capisce che senza la testimonianza di Sparti il signor Picciafuoco sarebbe stato condannato quasi automaticamente per la strage di Bologna .
10- non capisce che se un “estremista” latitante fosse stato a pochi metri dalla macchina in cui fu trovato il cadavere di Moro, e proprio il giorno e l’ora esatta di quel ritrovamento, lo Stato italiano lo avrebbe condannato all’ergastolo senza tanti problemi e magistrati come Priore non avrebbero sollevato obiezioni di sorta!
10- sottovaluta il fatto che nel 1980 parlare di Bologna significa parlare di Pci, il più grande partito comunista d’occidente, e quest’ultimo aveva una politica estera che, dopo l’invasione dell’Urss in Afghanistan e il riconoscimento europeo-occidentale dell’OLP, dava molto fastidio agli Usa e a Israele.
11- ritiene che qualche sovversivo tedesco di sinistra sia stato responsabile dell’attentato alla “rossa” Bologna, cioè di un attentato che, dal punto di vista oggettivo, poteva fare gioco solo ai più reazionari e pazzi criminali degli Usa (che avevano infiltrati nell’estrema destra veneta) e di Israele (che però non risulta avessero infiltrati fra i neofascisti).
12- sorvola sul fatto che Digilio, personaggio che nel 1980 aveva contatti con il giovane Cavallini dei Nar, ha confessato di essere stato un infiltrato al servizio delle forze militari Usa presenti in Italia e di aver avuto delle particolari responsabilità nelle stragi di Piazza Fontana del 1969 e di Brescia nel 1974.
13- non capisce che il signor Digilio aveva un’esperienza in armi ed esplosivi nettamente superiore a quella del più pazzo estremista di destra o di sinistra del mondo degli anni ’70 e dei primissimi anni ’80.
14- non capisce che l’errore fondamentale degli estremisti rossi o neri di quel passato ormai lontano era senza dubbio quello di uccidere ma che si possono uccidere le persone anche con le calunnie politiche, ad esempio proprio quelle che continua a fare tranquillamente – chissà in cambio di che cosa – il signor Marco Affatigato.
15- Non ho tempo e neanche voglia di scrivere un libro della strage di Bologna. Qui mi sono limitato a fare delle osservazioni critiche verso la “pista palestinese”. Ho letto molte cose in un suo blog. Lei su tante questioni – ad esempio sul Cofferati sindaco-sceriffo di Bologna – esprime delle idee che ritengo molto coraggiose, garantiste e valide. Ed è solo perché lei è una brava persona dal punto di vista umano che sento il dovere morale – non so come chiamarlo altrimenti – di rispondere ai suoi commenti.
In questo periodo devo affrontare questioni delicate che riguardano la salute dei miei genitori. Non ho la possibilità concreta di fare studi approfonditi. Mi piacerebbe che lei li facesse, al mio posto, senza mai vedere le cose con i paraocchi, senza prendere per oro colato le “piste” create furbescamente da personaggi come Marco Affatigato, senza ignorare le differenze fra gli estremisti in buona fede e gli infiltrati, senza mai ignorare le “mappe” politiche e geo-politiche del passato, senza usare il rozzo e antiscientifico concetto di “strategia della tensione” e senza avere una visione complottarda della storia.
Distinti saluti
Lei difende a spada tratta il semisconosciuto gruppuscolo terroristico tedesco delle Cellule rivoluzionarie (Rz). Uno strano zelo che la accomuna a tanti illustri politici e giornalisti che in questi anni hanno tentato di minimizzare i reati di quella organizzazione e in particolare il ruolo di uno dei suoi adepti. L’unico intento infatti di quei giornalisti e di quei politici, ma forse è anche il suo intento, sembra essere quello di far passare il signor Thomas K. come un tranquillo idealista al massimo falsificatore di documenti. Ora senza voler richiamare il mandato di cattura internazionale emanato dalla Corte Federale di Germania il 6 dicembre 2000 nel quale viene detto che: “L’indagato, oltre a queste capacità intellettuali, disponeva anche di conoscenze pratiche. Aveva dimestichezza con le armi. Per quanto concerne la falsificazione dei passaporti KRAM nell’associazione era uno degli specialisti. Non aveva difficoltà a preparare cariche esplosive e detonatori a tempo”, mi sembra che tanto zelo sia sprecato. Basterebbe infatti leggere ciò che dice di lui il suo caro amico Johannes Weinrich, braccio destro di Carlos. Che le Rz in Germania si siano limitate ad azioni di guerriglia urbana, più spesso dirette contro cose anziché contro persone, non toglie che molti appartenenti alle Rz, quelli per esempio che ho citato nel mio precedente intervento e che lei ha tranquillamente derubricato in sovversivi destinati al fallimento, abbiano nutrito le fila del gruppo del terrorista Carlos, protetto dalla Stasi, dai servizi ungheresi e al soldo dell’FPLP. Spero di essere stato chiaro questa volta. Le Rz non avevano solo contatti con Carlos. Molti tedeschi che avevano fatto parte delle Rz erano gli uomini (e le donne) di Carlos e con lui compivano le loro criminali azioni in giro per il mondo. Mi dispiace, ma lei dovrebbe ripassare la storia di quegli anni e di quei signori. Eviterebbe così acrobazie spericolate prive di qualunque appiglio.
A proposito di volteggi senza rete non trovo le parole per commentare queste sue affermazioni: “Solo i mass-media, i fessi e gli ignoranti hanno mitizzato gente come Carlos o Delle Chiaie. Solo i mass-media, i fessi e gli ignoranti hanno anche mitizzato gente come il rosso Toni Negri e il nero Freda, due intellettuali che avevano cercato di contare qualcosa nelle rispettive aree ma di fatto non comandavano nulla in termini concreti”. Anche qui urge un ripasso di storia.
Non ho molto tempo questa settimana per replicare. La saluto è stata comunque una bella chiacchierata.
Quello che lei definisce come “semisconosciuto gruppuscolo terroristico tedesco delle Cellule rivoluzionarie”, a differenza – tanto per fare un esempio – del maggior gruppo della nuova sinistra italiana degli anni ’70 (Lotta continua), non uccise mai deliberatamente degli avversari politici. Le Rz solo una volta uccisero: nel 1981, come lei ha ricordato, e senza premeditazione.
Non difendo a spada tratta nessuno. Il problema è che tutto è relativo!
Per lei gli estremisti di sinistra degli anni ‘70 e del 1980 erano tutti uguali. Per la storia invece non è così.
Casomai, lei come minimo sottovaluta il ruolo politico e concreto, documentato perfino da centinaia di atti processuali, dei servizi segreti italiani e delle forze militari Usa presenti nel territorio italiano rispetto allo stragismo che insanguinò l’Italia nel periodo dal 1969 al 1980.
Lei come minimo ignora che molti ex repubblichini ed ex fascisti furono riciclati in funzione anti-sinistra e anti-sovietica fin dalla fine della seconda guerra mondiale.
Lei come minimo ignora l’operato degli infiltrati di Stato e della Nato nell’estrema destra italiana e occidentale e allora, forse del tutto ingenuamente, tira fuori dal cilindro il mitizzato Carlos, un personaggio che – caduto in disgrazia politica dopo la vicenda dell’attacco alla riunione dell’Opec a Vienna (21 dicembre 1975) – nel 1980 non fece alcun attentato in Europa Occidentale.
Faccia uno sforzo per concentrare l’attenzione sul 1980 e sui fatti di quell’anno: ne scoprirà delle “belle”! Non esca dalla pista del 1980!
Che programma poteva avere nel 1980 un gruppo come i Nar? Cosa poteva fare con lo “spontaneismo armato” un’organizzazione che da tutti i lati presentava contatti con veri e propri infiltrati dello Stato e della nato nell’estrema destra?
A me pare che lei, sul piano oggettivo, difenda a spada tratta i Nar senza capire che qui nessuno ha detto o ipotizzato che tale gruppo sia stato, in quanto tale, responsabile della strage di Bologna.
Al contrario di lei, che attacca solo e senza logica le Rz tedesche, per quanto mi riguarda cerco di capire chi potrebbero essere i veri responsabili (almeno a livello per così dire “politico”) della strage di Bologna del 2 agosto.
Sono contento che il mio discorso sulla mitizzazione di certi e famosi personaggi dell’estrema destra o dell’estrema destra degli anni ’70 l’abbia spiazzata al punto di non trovare “le parole per commentare”. Sicuramente lo ricorderà per sempre e forse un giorno, quando le capiterà di fare delle interviste ai molteplici protagonisti degli anni ’70, si meraviglierà che qualcuno le abbia anticipato nell’essenza la critica alla mitizzazione di quei Tizio, di quei Caio e di quei Sempronio!
Tutto è relativo anche per quanto riguarda la nostra chiacchierata: se finora è stata bella dipende dal fatto che, pur con ipotesi molto diverse e anche opposte, non ci accontentiamo della verità ufficiale sulla strage di Bologna.
Distinti saluti e buon lavoro per la prossima settimana.
“caduto in disgrazia politica dopo la vicenda dell’attacco alla riunione dell’Opec a Vienna (21 dicembre 1975) – nel 1980 non fece alcun attentato in Europa Occidentale.”
il gruppo di Carlos ha fatto varii attentai in Europa negli anni 80 – che neanche Carlos ha negato:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/3590026.stm
http://it.wikipedia.org/wiki/Ilich_Ram%C3%ADrez_S%C3%A1nchez
“Fino al 1982 il gruppo rimase inattivo, finché tentò un attacco a una centrale nucleare. In seguito all’azione fallita Magdalena Kopp, moglie di Carlos, e un altro membro furono arrestati a Parigi: il gruppo per vendetta piazzò una serie di bombe contro bersagli francesi. Nel 1983 attaccò la “Maison de France” di Berlino ad agosto e mise due bombe su un TGV a dicembre. Questi attacchi fecero perdere a Ramírez Sánchez il supporto delle nazioni compiacenti. Fu espulso dalla Ungheria nel 1985 e venne disconosciuto dall’Iraq, dalla Libia e da Cuba.”
Aron, ciò che tu dici…conferma quello che sostengono gli storici: il cosiddetto “gruppo Carlos” non fece attentati in Europa occidentale nel 1976, nel 1977, nel 1978, nel 1979, nel 1980 e nel 1981.
Per noi, che stiamo ragionando sulle possibili cause della strage di Bologna del 2 agosto 1980, è importante sapere che Carlos non fu responsabile di attentati in Europa Occidentale nel periodo che va dal 1976 al 1981 (compreso questo ultimo anno).
ciao e buona giornata
febraio 1981:
http://www.rferl.org/content/article/1080043.html
proprio tra Entebbe nel 76 e Radio free Europe nel febraio 81 Carlos si era transformato da un impiegato di Haddad (grazie Gabriele) in un libero terrorista mercenario – e dal 79 fino al 83 era Gheddafi il suo cliente piu importante
Dopo la morte di Wadi Haddad (28 marzo 1978)…
scusa, certo…
dal 1981 attentati contro la Francia:
http://en.wikipedia.org/wiki/Chadian%E2%80%93Libyan_conflict
al periodo di Bologna e Ustica:
http://it.wikipedia.org/wiki/Affare_maltese
1) Il 1981 non è il 1980.
2) avevo letto la notizia di cui tu, Aron, hai messo il link
3) nella stessa notizia di cui tu, Aron, hai messo il link, si dice che un militante dell’organizzazione italiana “Prima Linea” avrebbe messo la bomba contro la sede della Radio Free Europe/Radio Liberty a Monaco, cioè contro qualcosa di ben determinato e non contro centinaia di persone civili.
4) l’attentato alla sede della Radio Free Europe/Radio Liberty a Monaco del febbraio 1981 è un fatto criminale del tutto diverso dalle grandi stragi indiscriminate che dal 1969 al 1980 hanno fatto centinaia di vittime in Italia..
5) se fosse tutta vera la notizia di cui tu, Aron, hai messo il link, ciò significherebbe che nel 1981 il cosiddetto “gruppo Carlos” non fece nessuna strage in Europa Occidentale nel 1981, cioè nell’anno successivo alla strage che ci fu a Bologna il 2 agosto 1980.
6) mi pare poco attendibile la semplice idea che nel febbraio 1981 un militante dell’organizzazione italiana “Prima Linea”, mentre questa organizzazione stava discutendo di sciogliersi (come poi fece), facesse anche parte del cosiddetto “gruppo Carlos”.
7) senza dubbio, in ogni caso, secondo i Tribunali non ci furono attentati in Europa occidentale attribuiti o attribuibili al cosiddetto “gruppo Carlos nel 1976, nel 1977, nel 1978, nel 1979 e nel 1980.
guarda che la bomba contro la radio, aveva ferito 8 esseri umani (3 gravemente)
http://www.focus.de/politik/deutschland/terrorismus-die-killerbrigade-des-karpaten-diktators_aid_167297.html
con una bomba di quel genere con un po di (s)fortuna ci potevano pure morire tante persone
pure a piazza fontana la bomba era stata messa contro qualcosa di “ben determinato” (una banca)
è giusto quello che dici, Aron, ma un attacco terroristico ad una banca, specie alla “banca dell’agricoltura” di Milano del 1969, era molto più indiscriminato. Tu lo sai perché la radio attaccata nel febbraio del 1981 a Monaco era odiata da molti, specie nei paesi dell’Est: secondo questi ultimi quella radio era nata con i soldi della Cia.
Mi pare che le due situazioni siano molto diverse, anche se gli attentati con le bombe erano sempre roba da pazzi perché sempre potevano sempre provocare parecchi morti del tutto innocenti.
Ecco cosa si legge nella sentenza della Corte d Appello del 2002 contro Luigi Ciavardini (che nel 1980 era minorenne e su cui non ci sono prove concrete rispetto alla strage di Bologna) a proposito della personalità di Giusva Fioravanti:
“La sentenza definitiva di condanna della Corte d’Assise d’Appello di Bologna delinea la personalità del Fioravanti, ricordando i numerosi omicidi e gli altri crimini efferati da questo commessi e riportando i giudizi unanimi espressi su di lui da amici e complici. Vale la pena di riportarli:
– “Valerio Fioravanti è un pazzo e Francesca Mambro è la sua succube disposta a fare qualunque cosa Valerio le dica di fare; Valerio Fioravanti non ha mai esitato di fronte a nessun crimine e non avrebbe avuto remore ad eseguire l’attentato (la strage di Bologna) se gli avessero, ad esempio, promesso una partita di fucili mitragliatori” (Walter Sordi al G.I. di Bologna il 15.3.1984);
– “Cavallini criticò (…) la strage (di Bologna) ed affermò che Giusva (Giuseppe Valerio Fioravanti) era un folle poiché aveva realizzato una cosa eccessiva. (…) Cavallini (…) si espresse con la frase: Giusva merita il soprannome di folle” (Rafaella Furiozzi al G.I. di Bologna il 25.3.1986);
– “Giuliani mi disse che se la strage era stata opera della destra, non poteva essere estraneo il Fioravanti o uno del suo gruppo, dato che si trattava di individui folli” (Laura Lauricella al G.I. di Bologna il 2.6.1982).”
In pratica negli ambienti dei Nar e dell’estrema destra del 1980 Giusva Fioravanti era considerato come un vero super pazzo criminale!
Inoltre fece delle cose alquanto strane:
“il 10 luglio 1980 a Roma era stato rinvenuto un giubbotto che Giuseppe Valerio Fioravanti aveva perso. Nelle tasche erano state trovate alcune fotografie del Fioravanti stesso, cocaina, proiettili per pistola, la pianta del luogo ove era stata abbandonata la motocicletta usata per commettere l’omicidio del giudice Mario Amato e due certificati anagrafici di Amedeo De Francisci. ”
” Nei giorni compresi tra il 1° e il 3 agosto Valerio Fioravanti consegna a Luigi Ciavardini la falsa patente di guida intestata ad Amedeo De Francisci e riceve in cambio il documento a nome Flavio Caggiula.
(….)
“E’ vero, come si legge nella sentenza appellata, che tale ultimo documento era sicuro (intestato a persona realmente esistente sconosciuta alle forze dell’ordine), mentre la patente di guida a nome De Francisci era pressoché inutilizzabile a seguito del rinvenimento del giubbotto di Valerio Fioravanti e dell’arresto del vero De Francisci.”
In pratica, nel 1980 Giusva Fioravanti era considerato molto male da quasi tutti negli ambienti dei Nar e dell’estrema destra italiana. Il fatto che nei primi giorni dell’agosto 1980 diede un falso ma inutilizzabile documento al latitante Ciavardini dimostra che si comportava male verso i suoi stessi “camerati”. Il fatto che poi uccise Mangiameli fa capire meglio il carattere schizofrenico, paranoico e facilmente strumentalizzabile (dai servizi segreti) di un personaggio come lui.
In sintesi: mentre Ciavardini è impossibile che abbia avuto qualcosa a che fare con la strage di Bologna, un discorso a parte va fatto per Giusva Fioravanti.
Valerio Fioravanti era un superpazzo criminale senza dubbi – lui stesso lo amette:
lostesso mancano le prove per la strage – ma non solo mancano le prove, manca anche la matrice, che invece da Carlos poi c´era (TGV,…)
Lo stesso Alfredo Mantovano, il 16 ottobre del 2003, rispondendo ad un’interrogazione, in qualità di sottosegretario al Ministero degli interni, ufficialmente concludeva che: “l’ipotetica presenza negli anni Settanta e Ottanta a Bologna o in Italia del terrorista venezuelano Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos, attualmente detenuto in Francia, non ha trovato alcun riscontro”.
Torniamo perciò alla SEMPLICISSIMA e BANALE realtà della storia della Prima Repubblica italiana e vediamo cosa ne pensa Amos Spiazzi.
Il generale (reazionario, mercenario, opportunista e doppiogiochista fra Stato della Prima Repubblica italiana ed estrema destra autoctona) Amos Spiazzi, colui che ebbe dei contatti con Mangiameli (soprannominato “Ciccio”) e poi, dopo la strage di Bologna del 2 agosto 1980, fece girare la voce – attraverso una intervista al settimanale “L’Espresso” – che le precedenti informazioni su una possibile strage “neofascista” le erano state confidate da un certo “Ciccio”, di fatto alimentò una faida all’interno dell’estrema destra, una faida di cui fu attore Giusta Fioravanti che uccise Mangiameli.
Amos Spiazzi era un uomo dei servizi segreti che ha sempre cercato di strumentalizzare settori dell’estrema destra e lo fa capire, sia pur in modo implicito, in un libro-intervista di Sandro Neri, intitolato “Segreti di Stato: le verità di Amos Spiazzi”, (casa editrice Rizzoli, 2008), il generale Spiazzi
Inoltre fa capire – sempre in modo implicito – che, proprio attraverso i contatti e le infiltrazioni dei servizi segreti italiani (e di altri paesi Alleati) nell’area dell’estrema destra, era più facile per lo Stato della Prima Repubblica fare da mandante delle principali stragi di innocenti avvenute dal 1969 al 1980 e poi scaricare la responsabilità a un capro espiatorio che poteva essere solo l’area di estrema destra, un’area piena di “attori” e infiltrati (come Digilio e Affatigato tanto per fare un piccolo esempio) facilmente manovrabili anche indirettamente.
Amos Spiazzi spiega anche i principali moventi e la vera matrice dello stragismo.
Qui sotto riporto una breve recensione di tale libro fatta da un giornalista italiano:
«Di ogni strage si conoscono ruoli e responsabilità, i mandanti e gli esecutori». Così a Sandro Neri, giornalista e scrittore (per Aliberti Editore ha pubblicato «Licio Gelli. Parola di venerabile») il generale Amos Spiazzi.
In questa intervista di Sandro Neri, Spiazzi, lungi dall’essere un «Charles De Gaulle di provincia» come lo ribattezzarono i giornali, dimostra come fu invece uomo all’interno dei gangli del potere nazionale.
E oggi, per la prima volta, racconta la storia ancora oscura della Repubblica, dai leader di Ordine Nuovo che frequentavano il suo Circolo Culturale «Carlo Magno», alle strategie della tensione. Dalla strage di piazza Fontana a quella alla questura di Milano, dalla strage di Bologna per cui si dice convinto dell’accidentalità dell’episodio, fino al ruolo di Gladio.
Si occupa oggi di intermediazioni immobiliari, ma veste ancora con la divisa, come ha fatto per quasi cinquant’anni. Monarchico, è il militare che più di ogni altro ha avuto una carriera anomala, con diciannove procedimenti giudiziari a carico, sei anni di carcerazione preventiva e tutte assoluzioni. Ma chi è davvero il generale di brigata Amos Spiazzi, già membro dell’Os, l’Organizzazione di Sicurezza dell’Esercito, protetta da codici militari e attiva fin dagli anni Sessanta? Chi è quest’uomo, arrestato già nel ’53 durante i moti di Trieste e che poi ha conosciuto via via tutti i personaggi più rappresentativi della destra eversiva? Che ha fatto parte della Rosa dei Venti, che bloccò con una telefonata il golpe Borghese, chiamando direttamente il Principe Valerio, che era ricoverato in ospedale il giorno della fuga di Kappler, il boia delle Fosse Ardeatine?
Le conclusioni del libro, secondo le parole stesse di Amos Spiazzi, sono queste: «Resto convinto che i morti e l’orrore di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna siano serviti alla cosiddetta Prima Repubblica per varare leggi eccezionali e misure poliziesche necessarie a sconfiggere, insieme al terrorismo rosso, il pericolo comunista e, in secondo luogo, per avere un alibi per bollare come stragista la destra radicale».
Nel 2008 Amos Spiazzi ha affermato cose che in Italia sapevano diversi e importanti uomini politici già molti anni prima.
Il 2 agosto 2000, in occasione della commemorazione ufficiale della strage di Bologna del 2 agosto del 1980 il Presidente del Consiglio Giuliano Amato ha usato parole molto forti parlando di “bugie e connivenze e appoggi nello Stato” (La Repubblica, 3 agosto 2000).
Il senatore Giulio Andreotti, da parte sua e sempre a proposito della stage di Bologna del 2 agosto 1980, in quello stesso giorno ha precisato quanto segue:
“Io credo che ci fosse nei servizi segreti, e in alcuni apparati, la convinzione di essere impegnati in una guerra santa, investiti da una missione sacra. E che tutto quello che poteva passare per anticomunismo era meritorio. Non c’è dubbio che deviazioni ci siano state, e forse ci sono tuttora ( . . .)” (La Repubblica, 3 agosto 2000).
La caccia ai mandanti della strage di Bologna nelle carte di Brescia
“Le protezioni di Fioravanti a Padova. Fioravanti, prima di essere arrestato nel febbraio 1981 fu ospitato da ordinovisti padovani. Fu ospite di una donna sorella di un personaggio di cui sono stati ora accertati i contatti con Amos Spiazzi, l’ufficiale dell’Esercito già implicato e poi assolto nell’inchiesta sulla Rosa dei Venti, uno dei capi dell’Organizzazione di sicurezza, formata da civile e addestrata da strutture segrete delle forze armate, i Nuclei di Difesa dello Stato predisposta per agire in azioni di anti-insorgenza interna.” (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/08/01/news/la_caccia_ai_mandanti_nelle_carte_di_brescia-6003380/)
“Sergio Picciafuoco. Fu ferito nello scoppio della bomba, presentò in ospedale un documento falso a nome Vailati, lo stesso cognome di un documento in possesso di Alberto Volo, uomo legato a Francesco Mangiameli. Quasi un nome in codice. Picciafuoco è stato definitivamente assolto dalla strage in Cassazione. Emerge un altro aspetto strano: aveva anche una carta di identità che era di uno stock messi a disposizione del colonnello Mannucci Benincasa, funzionario del Sismi che sentito a Brescia ha detto di essere venuto a conoscenza della struttura denominata “Anello”.
(http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/08/01/news/la_caccia_ai_mandanti_nelle_carte_di_brescia-6003380/)
Chi era il colonnello Mannucci Benincasa?
Vediamo cosa si legge nel 2010 in un blog di destra (http://fascinazione.blogspot.com/2010/08/verita-vo-cercando-1-cauchi-e-i-servizi.html):
“Il giudice istruttore presso il Tribunale di Firenze, dottor Rosario Minna, che indagava su diversi attentati a treni e linee ferroviarie, avvenuti in Toscana tra il 1974 e il 1983, l’8 novembre 1984 chiese al Direttore del SISMi di fornire notizie in ordine a persone, organizzazioni ed attentati terroristici.
Dopo varie risposte interlocutorie, nel gennaio 1985, il SISMI oppose il segreto di Stato e il 28 marzo dello stesso anno il Presidente del Consiglio lo confermò.
In epoca successiva fu possibile acquisire agli atti del processo per le stragi dell’Italicus e della stazione di Bologna, un documento relativo ad un rapporto del centro SISMi di Firenze del 20 dicembre 1977, dal quale risulta che fin dalla primavera del 1974, Augusto Cauchi era diventato collaboratore del locale centro SID.
Il Servizio non risulta perciò in possesso di documentazione contemporanea all’epoca in cui si verificò la collaborazione, ma solo successiva.
Nella recente sentenza istruttoria del giudice istruttore di Bologna Grassi, i rapporti tra Cauchi e il capo del centro SID e poi SISMi di Firenze, Federigo Mannucci Benincasa (di cui va segnalata la lunghissima permanenza come Capocentro e che ora non appartiene più al Servizio), sono ampiamente documentati, così come il legame dello stesso Cauchi con Gelli e con l’entourage piduista.
Cauchi, inserito nella struttura stragista operante negli anni 73-74 in Toscana, aveva ricevuto finanziamenti da Licio Gelli e disponeva di esplosivo in epoca immediatamente precedente la strage compiuta sul treno Italicus; alcuni testimoni lo hanno indicato come autore della stessa.
È stato arrestato nel 1993 in Argentina, ma quel paese, fino ad oggi, non ne ha ancora concesso l’estradizione. Cauchi doveva essere un personaggio rilevante per il Servizio, se sulle attività informative di cui era partecipe è stato posto il segreto di Stato. Il mancato reperimento della documentazione su di lui si deve, ancora una volta, al fatto che gli archivi sono al di fuori di qualsiasi controllo.”
Vediamo cosa dice inoltre nel 2010, sempre a proposito del colonnello Mannucci Benincasa, Marco Affaticato (colui che, per motivi molto evidenti di PAURA, alcuni anni fa inventò la “pista palestinese “ sulla strage di Bologna):
“… è interessante anche il fatto che sia il Col. Mannucci Benincasa a fare la telefonata al Corriere della Sera per dire che Affatigato militante dei NAR (sic!) era morto sull’aereo nell’esplosione di una bomba …come altrettanto interessante è lo “errore” del Col. Mannucci Benincasa nel fornire il mio nominativo quale attentatore per un fatto grave che sarebbe accaduto a Bologna …..e successivamente è interessante che sia sempre il SISMI a fornire il mio nominativo come colui corrispondente al fotokit il 3 agosto 1980 come l’autore della strage di Bologna …come è altrettanto interessante che il Col. Mannucci Benincasa prima di essere capocentro SISMI a Firenze lo fosse a Padova e che avesse come rispondente anche il Col. Amos Spiazzi (che aveva rispondente il camerata Marcello Soffiati) ….come è altrettanto interessante sapere che la fuga di Gauchi dall’Italia sia stata gestita non da Ordine Nuovo ma da Avanguardia Nazionale …come è altrettanto interessante sapere che il 3 agosto 1980 fui invitato da Stefano Delle Chiaie, per interposta persona, a fuggire dalla Francia poiché per le “autorità italiane” ero l’autore della strage di Bologna …come è altrettanto interessante che l’appuntamento per la fuga prevista per il giorno 4 agosto 1980 era presso un aereoporto privato con destinazione america latina …se ci fossi arrivato o “scaricato” prima …
Marco Affatigato
mercoledì 4 agosto 2010 14:51:00 GMT+02:00
(tratto da : “http://fascinazione.blogspot.com/2010/08/verita-vo-cercando-1-cauchi-e-i-servizi.html
La “pista internazionale” che puntava il dito contro i palestinesi e Carlos fu inventata da uomini della P2 nell’aprile 1978 in relazione al sequestro Moro (allora in corso) e poi, sempre da uomini della P2, subito dopo la strage di Bologna del 1980, quando ci fu (oltre alla falsa rivendicazione dei Nar) un falso comunicato del Fronte di Liberazione Popolare della Palestina che si scusava per il massacro dovuto all’esplosione fortuita di esplosivo trasportato dai feddayn!!!
Chi dice queste cose? Lo dice Gabriele Adinolfi, persona che, pur avendo idee politiche interne alla destra radicale, sembra molto obiettiva e ben informata quando parla di vicende storiche che hanno travagliato l’Italia negli anni ’70 e ’80. Senza dubbio, a differenza di tanti che fanno politica a destra, al centro o a sinistra, Adinolfi non ha pregiudizi. E’ una persona che cerca la verità storica e da questo punto di vista merita un’attenta, doverosa e precisa ammirazione da parte di TUTTI coloro che, come noi, cercano di capire quale fu il movente politico della strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Riporto qui sotto un intervento fatto da Gabriele Adinolfi durante un dibattito svoltosi ad agosto del 2010
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=33981
A quello della strage di Bologna come strage fascista si è opposto un nuovo teorema, mosso sul quotidiano “Il Tempo”: quello della strage palestinese con supporto del terrorismo di sinistra e del blocco dell’Est. E’ un teorema sostenibile?
Gabriele Adinolfi – Per niente. Innanzitutto non lo è la tesi su cui si fonda il teorema. I palestinesi avrebbero voluto vendicare il loro esponente Saleh condannato in Italia a sette anni di reclusione (e uscito molto presto come da prassi); oppure i tre autonomi Pifano, Nieri e Baumgartner, presi durante un trasporto di armi per conto loro. Ciò è grottesco: i palestinesi che hanno migliaia e migliaia di loro prigionieri non vendicati, avrebbero messo a definitivo repentaglio le loro relazioni con l’Italia per queste bazzecole? Gli “indizi” poi sono esilaranti. Il depistaggio, partito quattro anni fa da Area che – nella pia illusione di provare l’innocenza di Ciavardini – è caduta con tutte le scarpe nella provocazione, punta sul gruppo Carlos. Costui, legato ai servizi della Germania dell’est e ai palestinesi, avrebbe eseguito la vendetta reclamata. A comprovarlo il fatto che un “terrorista” tedesco (e dovremmo vedere che s’intende per terrorista) avrebbe dormito a suo nome, la notte prima della strage, in un albergo di Bologna. Se questa notizia è vera essa prova semmai l’innocenza del tedesco, di nome Kram, che si sarebbe trovato a Bologna, città grande e di passaggio, per chissà quale motivo. Non escluderei neppure la vacanza a Rimini. Come si può infatti delirare al punto di pensare che un terrorista supportato da servizi segreti vada a commettere una strage costretto a dormire in albergo e senza uno straccio di documento falso? Capisco che nella società della fiction e del baccano non si ha più l’abitudine a ragionare, ma qui siamo arrivati alla meningite acuta. Che oggi questa pista venga rispolverata, con tanto d’interventi provvidenziali quanto obliqui di personaggi molto discutibili, quale Senzani, deve allarmare: siamo di fronte ad un depistaggio certo. Un depistaggio che parte da lontano. Nel 1978, i depistaggi degli inquirenti pidduisti durante il rapimento Moro sono oramai leggendari. Ebbene nell’aprile di quell’anno, prima che Moro fosse ucciso e mentre già era prigioniero, sul Settimanale, poi accusato non so quanto a ragione, di essere un megafono della P2, apparve una rivelazione degli investigatori. Secondo questa “rivelazione” le BR avevano una rete all’estero che comprendeva Germania Est, Raf, Carlos e palestinesi. Già era pronta la pista oggi riesumata. E sì che proprio nel libro di Fasanella e Priore i contatti internazionali dei brigatisti vengono ripercorsi ed è chiaro che i loro inquinamenti si ritrovano altrove: basterebbe indagare su di essi per scoprire che le manipolazioni, nella misura in cui ci furono, non vennero dal mondo arabo e neppur più di tanto dall’est ma più seriamente da ovest. Si aggiunga che lo stesso 2 agosto 1980 oltre a una telefonata di rivendicazione, chiaramente falsa, della strage a nome dei Nar, ci fu anche un comunicato, altrettanto fasullo, del Fronte di Liberazione Popolare della Palestina che si scusava per il massacro dovuto all’esplosione fortuita di esplosivo trasportato dai feddayn. I depistaggi erano belli e confenzionati da subito. Pista nazionale: i fascisti. Pista internazionale: i palestinesi con il supporto dell’ultrasinistra.
“falso comunicato del Fronte di Liberazione Popolare della Palestina che si scusava per il massacro dovuto all’esplosione fortuita di esplosivo trasportato dai feddayn!!!”
hai una fonte per questo comunicato falso?
io conosco sollo il comunicati falsi dei NAR (per Ustica e Bologna):
http://archiviostorico.corriere.it/1995/ottobre/13/Ustica_uomo_Bisaglia_depisto_indagini_co_0_9510133870.shtml
Colombo sul sequestro di Moro:
Salve a tutti.
Purtroppo non ho molto tempo, però qualcosa alla discussione lo posso aggiungere.
Giuseppe, si legga il libro… mi dia retta e anche le appendici. Troverà tutti gli elementi della cosiddetta pista palestinese, ordinati, messi in fila e tutti i documenti utili al ragionamento.
Se l’avesse già letto, ad esempio, non avrebbe tirato fuori la risposta di Mantovano del 16.10.2003. Avrebbe visto che in quell’occasione una “manina” s’era premurata di nascondere qualcosa di scomodo…
Poi, a proposito di Carlos in Italia e a Bologna, avrebbe trovato qualche altra notizia. Persino l’intervista al Tempo del 31.3.2000 («Ero in Italia negli anni di piombo», il titolo) raccolta da Stefano Mannucci. Il testo integrale, per l’appunto, è riportato nell’Appendice 8, pp. 214-218, del volume “Dossier strage di Bologna. La pista segreta”, di Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro e François de Quengo de Tonquédec (Bologna, Giraldi 2010, 393 pp.). Gliene riporto alcuni brani:
“In quali periodi ha soggiornato in Italia?”
«Quando ero giovane, negli anni Settanta».
“È vero, come risulta da alcuni riscontri investigativi, che lei era a Bologna intorno al 2 agosto 1980, giorno in cui esplose una bomba alla stazione?”
«Non sono mai stato a Bologna negli anni Ottanta».
Potremmo porci una interlocutoria domanda retorica del tipo:
Che ci sia ancora qualcosa da indagare?
Per Aron: le considerazioni di Colombo sul sequestro Moro confermano che dietro le Br – a differenza di quanto volevano far credere uomini della P2 – non c’erano né Carlos, né i palestinesi e neanche i servizi segreti dell’Est.
Per quanto riguarda il falso comunicato del FPLP in relazione alla strage di Bologna …l’ho saputo ieri leggendo quel che ha detto il signor Adinolfi – anche di fronte ad Andrea Colombo – nell’agosto 2010.
Per Gabriele: non è colpa mia se il libro “Dossier strage di Bologna. La pista segreta” non si riesce a trovare facilmente.
Penso che sarò costretto a farlo ordinare da qualche libreria.
Chi della P2 (e dove/quando?) ha mai detto che ci stavano Carlos o i palestinesi dietro il sequestro Moro?
hai una fonte? (un articolo di giornale mi basterebbe)
pero quello che racontano Adinolfi o magari Vinciguerra in qualce intervista non sono fonti, ma opinioni (come quelle nostre o di Colombo)
Moro era stato sequestrato per fare liberare dei prigonieri delle BR, la RAF in Germania aveva fatto esattamente lostesso con Hanns Martin Schleyer:
ho scritto questo articolo in tedesco:
Due sequestri banali:
mi coreggo:
quello dei comunicati falsi di Ustica e Bologna era di Ordine Nuovo e non dei NAR:
http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Affatigato
Per Aron
1) Molto interessante, rispetto all’uso politico del sequestro Moro, fu un settore della destra demoscristiana che a quel tempo era diretto da Massimo De Carolis (iscritto alla P2: http://www.scarichiamoli.org/larivoluzione/?post=2006/01/dalla-p2-al-p2p.html =)
Secondo tale settore, c’era una “pista internazionale” nella vicenda Moro che portava al Kgb!
Da un articolo di Stampa Sera del 20 marzo 1978:
“Un singolare volantino, firmato da un gruppo di destra democristiano che si ispira a De Carolis (democrazia nuova), ha dato da fare oggi alla segreteria del partito. Dopo aver letto lo scritto, Zaccagnini, Irritato, ha fatto subito diffondere un comunicato nel quale smentisce che il volantino «possa in nessun caso essere riferito al partito, né a livello centrale, né a livello periferico». I manifestini, distribuiti in varie zone della città, hanno per titolo: «Il terrorismo si combatte con le leggi e non con la mobilitazione delle piazze». Sul volantino c’è il vecchio simbolo della dc, lo scudo crociato con la scritta «Libertas» (quella ufficiale è ora «Libertà»). Nel testo si afferma, tra l’altro, (….) che «dietro il terrorismo c’è il Kgb» (i servizi segreti dell’Urss), e che «il rapimento dell’on. Moro non deve essere per l’Italia quello che fu per la Cecoslovacchia la defenestrazione di Masarik». ”
2) Molto interessante, rispetto all’uso politico della strage di Bologna, fu il ruolo di Pietro Longo, membro della P2 e capo del Psdi, un partito nato con i soldi degli Usa.
Pietro Longo, oltre a chiedere la pena di morte, parlò di “pista internazionale”. Dato che lui era filo-statunitense e filo-israeliano, a chi pensava di attribuire la responsabilità “internazionale” della strage di Bologna?
Articolo di Stampa Sera del 4 agosto 1980:
“Formica parla di piano eversivo. Longo chiede la pena di morte
Oggi al Senato il dibattito sulla strage di Bologna. Formica parla di piano eversivo. Longo chiede la pena di morte
ROMA — «Il disegno eversivo è palese. Di fronte ad esso dobbiamo mantenere la calma per essere in grado di adottare, nell’ambito del sistema democratico, tutte te misure possibili per batterlo». Sono parole del ministro dei Trasporti, Formica, uno dei due esponenti del governo (l’altro è Rognoni) che Cossiga ha incaricato di rispondere, oggi al Senato, alle interrogazioni di tutti i gruppi politici sull’attentato di Bologna.
La seduta si apre in un clima di angoscia e di dolore ma anche di aspre polemiche.
Come sempre, più di sempre, dopo un attentato eversivo qualcuno ripropone il problema della pena di morte o comunque, di un inasprimento della legislazione penale. Per un inasprimento delle pene, si è pronunciato ieri il presidente del Senato Fanfani: per la pena dì morte il leader di un partito dell’arco costituzionale. Pietro Longo del Psdi. In Senato, oggi, il Psdi chiederà a Cossiga «interventi straordinari per combattere questo terrorismo folle e criminale».
Longo vuol avere subito anche tutte le informazioni «sulle matrici internazionali del terrorismo», sulle sue basi e su una sua presunta «mente operativa». Di collegamenti internazionali, parlò esplicitamente Pertini nel messaggio di Capodanno.
Di «attacco eversivo» ha parlato anche uno dei leader storici del Pci, Gian Carlo Paietta. Per un altro autorevole esponente comunista, il responsabile dei problemi dello Stato, Pecchioli, su questo attacco c’è un «timbro inconfondibile». «E’ tutto fascista — ha detto Pecchioli —: il terrorismo nero ha certo subito dei colpi, è potuto sembrare che fosse scomparso, ma e restato in realtà sempre più sommerso ma sempre vivo». Secondo il «ministro dell’Interno» del Pci. «c’è stata una sottovalutazione di questo pericolo da parte del governo. Segni ne avevamo avuti anche di recente: l’uccisione del giudice Amato e quella dell’agente Evangelista». Il Pci. dunque, come gli altri partili dell’opposizione, non mancherà di inserire nel dibattito di oggi sulla Le giornate cauti i commenti dei: «Terrorismo nero» strage eversiva il problema della guida politica del Paese, che appare a Pecchioli «ogni giorno più precaria, più inadeguata». Il governo respinge questi attacchi e per primo Cossiga ha voluto dichiarare che «lo Stato non abdicherà». Nell’angoscia e nel dolore comuni a tutte le forze politiche, il tripartito non intende subire attacchi ma dar prova immediata di compattezza ed efficienza. Attraverso un dispaccio dell’Ansa, si è appreso che Cossiga ha incaricato il sottosegretario supervisore dei servizi segreti, Mazzola, di. mantenersi «in stretto contatto» con i dirigenti dei servizi di informazione e di sicurezza.
Sono i Nar? è stato chiesto al ministro della Difesa, Lagorio. «Risponderà il governo al Senato», ha risposto il ministro. Le dichiarazioni di Piccoli, Craxi e Spadolini, sono angosciate ma improntate a grande cautela politica. Non si chiedono leggi eccezionali. Si sottolinea, come ha fatto il leader del Pri, che «non si è mai delineato un fatto così vasto e spietato».
Luca Giurato
Pagina 4
(04.08.1980) StampaSera – numero 194”
l`articolo nella stampa non dice assolutamente niente su una pista Carlos o palestinesi nel caso Moro.
che il KGB aveva sempre avuto una certa influenza nei varii gruppi terroristi della sinistra come la RAF o le BR comunque non e mai stato un grande segreto
Qui sotto riporto una notizia che sta a pagina 2 del quotidiano La Stampa del giorno 8 agosto 1980.
Un depistaggio su una “pista rossa” o palestinese sulla strage di Bologna fu fatto fin dal 7 agosto 1980, ma pochi “storici” italiani lo sanno perché la maggior parte di loro non ha letto bene i giornali dell’epoca:
“Nuova smentita a nome dei Nar
Roma – Con una telefonata alla emittente privata di destra “Radio alternativa”, una donna ha smentito qualsiasi responsabilità dei Nar nella strage di Bologna e la militanza in questo gruppo di Marco Affatigato.
Nella telefonata la sconosciuta afferma tra l’altro: “Se Marco Affaticato è responsabile dell’eccidio di Bologna lo uccideremo noi. Egli non ha niente a che vedere con i Nar”
Suggerisce di controllare fra i morti e di “far luce su Azione Diretta, sull’Eta, sull’Olp, sul volto rifatto di Mario Moretti”.
tu hai un link?
Quello che disse Pasolini nel 1974 era VERO: adesso – specie dopo le confessioni di Digilio, un ex fascista della Repubblica sociale italiana diventato spia delle forze armate Usa in Italia – ci sono le prove concrete:
“io so” “ma non ho le prove, non ho ne meno indizi”???
“sapere” secondo la logica del “intelletuale” della sinistra…
comunque anche questa notizia non centra niente con la P2 e una pista palestinese
che i NAR davano la colpa a altri mi sembra abbastanza naturale.
la bomba a Bologna uccise Itliani, stranieri, democrati, communisti, fascisti,
chi avrebbe voluto essere colpevole di una strage contro innocenti?
per Aron, la notizia della telefonata dei Nar sta in basso a sinistra: http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/action,viewer/Itemid,3/page,0002/articleid,0002_01_1980_0171_0002_18916119/anews,true/
non riesco a aprirlo
I Nar non solo facevano quelle telefonate di autentico depistaggio ma poi realizzarono alcune azioni armate facendo finta che fossero attività di sovversivi di sinistra: lo ha confessato anche la signora Mambro! In pratica i Nar, per qualche tempo, fecero molto comodo alle forze armate Usa presenti in Italia! Poi, quando i Nar cominciarono a uccidere uomini importanti dello Stato…allora le cose un po’ alla volta cambiarono e i signori della Nato decisero di distruggerli…
una telefonato di quel genere significa un “autentico depistaggio”?
dove e quando la Mambro ha confessato di aver fatto finta di “atti sovversivi di sinisitra”?
Aron: il link funziona. Quando stai nella pagina…ci sono strumenti per ingrandire (lente +) e poi con il cursore premuto sul centro della pagina puoi spostare tutto e vedere la notizia che sta in basso a sinistra 🙂
dalla sentenza del giorno 11 luglio 1988 (aron vai su Internet e prendi tutte le sentenze):
“(208) – Emblematiche le dichiarazioni (cfr. IA, V9/a-2, C38/1, pp. 20-21) con le quali, il 12/4/84, Francesca MAMBRO ancora si affannava maldestramente nel tentativo di giustificare la sua partecipazione al progetto di procurare l’evasione del CONCUTELLI: “…col marzo del 1980 decisi di passare in clandestinità con Valerio e CAVALLINI. La prima azione cui partecipai dopo il mio inserimento nel gruppo fu l’assalto al Distretto Militare di Padova. L’azione doveva servire al reperimento di armi pesanti da utilizzare per l’attacco al furgone blindato che doveva portare CONCUTELLI dall’Ucciardone all’aula del Tribunale di Palermo. La azione al distretto non riuscì in quanto l’autista del furgone a bordo del quale eran state caricate le armi non si incontrò con quello che aveva la macchina pulita sulla quale le armistesse dovevano esser trasbordate, ragion per cui il furgone e le armi furono abbandonate. L’azione venne rivendicata come BRIGATE ROSSE in quanto non volevamo che l’attenzione si accentrasse su di noi anche perché il Veneto non lo avevamo toccato in precedenza. “
Grazie
http://database.statewatch.org/article.asp?aid=1964
Belgium: Prosecutors want 2 year sentence for CIA man
Pubblico ministero richiede due anni di carcere contro agente della CIA in Belgio
Il pubblico ministero di Bruxelles ieri ha chiesto una pena detentiva per korrektionele techtbank di due anni da Elio Ciolini, un agente della CIA dal ’85 al ’91 nel nostro paese in un certo numero di cose scure coinvolti. Sottolineato che il Procuratore Ciolini anche in Belgio durante la peggiore dell’omicidio banda di Nivelles. Ma era anche in contatto con i membri del Haemers banda. Secondo l’Interpol, l’agente segreto dato una traccia.
Re avvocato Jean-François Godbille rivelando imparato nella sua rekwisitoor ieri che Ciolini nel nostro paese è emerso alla fine del ’85, proprio quando la banda di Nivelles nei supermercati Delhaize a Overijse, Braine e Aalst oltre vijtien persone uccise. Egli era allora in ambienti economici Bruxelles introdotto da Robert Wellens, una nota di estrema destra figura. Tre, quattro belgi agito come uomini davanti alla fine del ’85 Ciolini la creazione e la gestione di due predominano, e la società Dollon SA nv – Société belge d’Interventions Spédiales (SIS) di Bruxelles.
I belgi, tra cui René Paul Baron de Châtelet, fratello del famoso magistrato Veronique Paulus de Châtelet, mentre sono stati manipolati da uomo della CIA ha detto Godbille. Ieri è stato certamente solo Ciolini convocato ma lui non si presentò e mandò un avvocato, in modo che solo il rekwisitoor il procuratore è stato detto.
Oprichtinsakte la SIS dello studio apparso in “The Gazette” due settimane dopo la strage di Delhaize Aalst. Questo dimostra quanto ampia ed eccentrica il raggio di azione della società è stato: il commercio di armi, vendita di attrezzature di sicurezza contro gli attacchi, che fornisce guardie del corpo e la protezione della polizia per gli edifici commerciali, organizzazione dei trasporti in denaro, la sicurezza contro il rapimento di bambini, molti lavorano detective investigativo e simili. Ci fu un reparto di beni immobili (Paolo) e una sicurezza (Ciolini). Inizialmente un sacco di soldi spesi.
Dopo un po ‘Ciolini vicino Avenue Louise è spesso notato in compagnia di Thierry Smars, un membro della banda Haemers. Smars impegnata il 21 maggio ’86 in circostanze strane suicidio. Tale è almeno la versione ufficiale, ma gli altri pensano di omicidio. L’uomo rimase fino alla morte in contatto con Ciolini. La rivista settimanale “Humo”, ha scritto in luglio su segni che Smars agente della CIA Ciolini reclutato per l’anti-omicidio comandi Baslische dalla polizia spagnola. Dopo ’85-’86 con la scomparsa svanito nel Ciolini, ma è tornato un paio di volte con documenti falsi in Belgio.
Dopo il suo nome alcuni casi, il processo Haemers deciso primi anni novanta, il pubblico ministero belga per interrogarlo. Ciolini era allora in un carcere italiano. Ha dato ai giudici belgi prontamente ammesso di aver lavorato a Bruxelles per conto della CIA e che le due società belga solo una “copertura” sono stati per il suo lavoro di spionaggio.
Dal ’86 è stato il record di corte a Bruxelles nelle mani di almeno tre diversi ricercatori. C’era dunque qualche ragione un sacco di tempo perso prima di questa strana vicenda è stata gestita in tribunale ieri. Pressione da sopra sembra, dato il ruolo della CIA, mentre non si escludono affatto. Eppure il caso è stato recentemente dimostrato di essere abbastanza importante all’ultimo minuto di pubblico limitazione per decomprimere. L’accusa si trova il tutto nel mondo dello spionaggio internazionale e di armi, ma solo le accuse comportare il trasferimento nome falso, frode e abuso di fiducia.
Poiché il Ciolini settanta apparteneva a una sorta di “internazionale nera”, che fu attivo in Spagna, Italia, Bolivia e Belgio. Nel ’81-’82, ha partecipato a una riunione a Madrid attacchi terroristici di estrema destra sono stati pianificati in cui diverse figure di spicco come europei della NATO comandante generale Haig e il presidente Mitterrand. Poi si presentò a squadroni della morte in Bolivia? Nel ’92 volò in Italia in carcere per ostruzione della inchiesta giudiziaria sul destra attacco nel 1980 alla stazione di Bologna. Poi eighty uccisi e feriti. Ciolini, la giustizia italiana intorno ’85 con un successo per mettere una falsa pista, sostenendo che aveva partecipato a Monte Carlo in una riunione della loggia P2 di Licio Gelli e banchiere Roberto Calvi, dove si dice che fu presa la decisione di smettere di Bologna . Lo scorso anno ha lasciato la sua cella in Italia. Da allora è scomparso.
guarda che era proprio Ciolini il superteste per la pista P2/Ordine Nuovo:
“Ciolini riferì che la strage era stata commissionata dalla fantomatica Loggia
massonica «Montecarlo», emanazione della P2, ai «neri» di Stefano Delle Chiaie. La strage, secondo Ciolini, sarebbe stata eseguita da un tedesco e un francese.”
http://archiviostorico.corriere.it/2001/aprile/21/Ciolini_esperto_rivelazioni_condannato_per_co_0_010421900.shtml
le dichiarazioni di Ciolini non erano un “depstaggio” ma invece un “inpistaggio” per la pista fascista alla quale i magistrati come Libero Mancuso credevano.
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