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Archive for agosto 2015

L’altra Piazza Fontana
di Giuseppe Natale

La storia della Casa dello Studente e del Lavoratore, in piazza Fontana, nel cuore di Milano, alle spalle del Duomo. Proprio davanti alla Banca dell’Agricoltura, quella dell’attentato del 12 dicembre 1969, raccontata da un protagonista di allora, oggi presidente della sezione ANPI di Crescenzago-Milano e promotore del Forum Civico Metropolitano.

28 novembre 1968. Alla fine di una grande manifestazione di migliaia di studenti, viene occupato l’ex hotel Commercio, stabile abbandonato e in degrado, di proprietà del Comune . Nel “cuore della città capitalistica”!

Nella primavera del ’69 i rappresentanti del potere decidono di passare al contrattacco, mentre si intensificano campagne di stampa denigratorie contro la C.S.L., ormai stigmatizzata “covo” di anarchici ed estremisti, drogati e fannulloni ecc. Una delle prime trombe politiche dell’assalto viene suonata dal consigliere comunale socialista Bettino Craxi (sì, proprio lui!), che con un’interpellanza chiede di sgomberare l’albergo Commercio.

Il 19 agosto 1969, nel colmo dell’estate e delle vacanze, la C.S.L. viene sgomberata da plotoni di carabinieri e poliziotti in assetto di guerra, e l’edificio subito demolito.
Cade la maschera dal volto del potere che usa la forza e non la capacità di affrontare e risolvere i problemi.

http://www.arivista.org/?nr=367&pag=31.htm

La bomba contro la Banca accanto alla sgomberata “Casa dello Studente e del Lavoratore”, in piazza Fontana, era solo una di cinque bombe:

Una seconda bomba viene rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Vengono eseguiti i rilievi previsti e successivamente viene fatta brillare[13] distruggendo in tal modo (come dichiarato dal giudice Gerardo d’Ambrosio e confermato dalla Cassazione)[8] elementi probatori di possibile importanza per risalire all’origine dell’esplosivo e a chi abbia preparato gli ordigni. Una terza bomba esplode a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio, ferendo tredici persone. Altre due bombe esplodono a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra all’ingresso del Museo centrale del Risorgimento, in piazza Venezia, ferendo quattro persone.

Si contano dunque, in quel tragico 12 dicembre, cinque attentati terroristici, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, che colpiscono contemporaneamente le due maggiori città d’Italia: Roma e Milano.

(Wikipedia)

Dunque le quattro altre bombe non avevano causato morti e pure per la Banca di Piazza Fontana probabilmente non erano previsti:

L’ orario di chiusura era passato da oltre mezz’ ora, ma il salone della Banca dell’ Agricoltura in piazza Fontana era ancora pieno di gente. Molti clienti, soprattutto agricoltori e mediatori della provincia, sono alle prese con carte, moduli, documenti e conti da far quadrare.

http://archiviostorico.corriere.it/2009/novembre/04/1969_strage_piazza_Fontana_Parte_co_7_091104017.shtml

Se una bomba contro “cose” (come una banca) dovesse finire con morti, si deve fare «controinformazione» e dichiararla come strage contro la piazza.

E dietro la strage contro la piazza non ci possono stare bravi anarchisti, ma solo brutti fascisti.

Questa è la lezione della strage contro la Banca Nazionale dell’Agricoltura meglio conosciuta come “Strage die Piazza Fontana”.

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Per la strage di piazza della Loggia di recente sono stati condannati due esponenti di Ordine Nuovo. Eppure anche in questo caso la verità sembra essere un’altra.

Priore: «È per questo che sono scettico sulla loro responsabilità. Sappiamo che la Germania dell’Est impedì a un brigatista di entrare in quel Paese, e nel respingerlo spiegò che era collegato a una strage avvenuta poco tempo prima in Italia. Addirittura la comunista Ddr rivelò anche i nomi delle fonti a sostegno di questa ipotesi, e fra queste c’era un giornalista dell’Unità. La cosa assurda è che in questa direzione sostanzialmente non si indagò mai».

(Il Tempo)

Nello stesso posto vive un secondo brigatista, Arialdo Lintrami, che nel giorno della strage di piazza della Loggia si trova a Brescia. Anche Lintrami, morto da tempo, si è sempre proclamato innocente. Interrogato nel 1996, spiega la sua presenza in città con una visita ai parenti della consorte, e aggiunge di essersi recato in piazza solo dopo aver sentito per radio la notizia dell’attentato. Ma la moglie e il cognato lo smentiscono, collocando la visita al 29 maggio.

Nella stessa via in quegli anni abita Pierino Morlacchi, uno dei fondatori del primo nucleo delle Br, che subito dopo la strage di Brescia si dà alla fuga verso la Germania dell’Est. Ma i servizi segreti “comunisti” d’Oltrecortina lo respingono, motivando la scelta col suo coinvolgimento in un «attentato dinamitardo» delle Br in Italia «dove ci sarebbero stati numerosi morti e feriti».

(Il Tempo)

Per la strage di Piazza della Loggia le cose sembravano chiare.

Mentre la strage di Piazza Fontana, che in realta fu un attentato bombarolo contro una banca, doveva essere spiegata come attaco contro la piazza, che non poteva essere opera di onesti anarchici, ma di stragisti neri in cooperazione con lo stato, per Piazza della Loggia non c´era bisogno di tutta questa “Contro-Informazione”.

Le vittime erano di sinistra e nussuno avrebbe mai osato di non dare la colpa alla destra.

Siccome i esecutori dal inizio venivano sempre solo cercati nel ambiente di destra, non si poteva denunciare lo stato di proteggere i destri come dopo Piazza Fontana.

Per questo l´unica strage con vittime rosse non era mai la preferita strage della memoria collettiva vittimista.

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Il Mito del Depistaggio della P2

Priore hat combinato grandi pasticci come giudice di Ustica.

La sua sentenza basata sul suo teorema della „battaglia aerea“ era stata bocciata dalla cassazione, ma poi riciclata dalla corte civile.

Comunque sulla „Strage di Bologna“ ragiona molto meglio:

Gli elementi sulla matrice palestinese sono robusti al punto da rendere legittimo chiedere la revisione del processo sulla strage di Bologna?

«Probabilmente sì, se si andasse avanti nelle ricerche. Ogni volta che ci si muove in questa direzione, anche se a farlo sono solo poche persone di buona volontà, emergono un’infinità di conferme su questa ipotesi. Anche Cossiga parlò di una bomba palestinese deflagrata per sbaglio. Quel carico di esplosivo, probabilmente, era in transito da Bologna ma non è lì che doveva brillare».

È credibile un ruolo della P2 nelle stragi?

«Non sono un esperto di questa loggia massonica, ma ho notato che per ipotizzare una responsabilità della P2 sono stati compiuti incredibili salti mortali e le prove, in dibattimento, sono sempre crollate».

(Il Tempo)

Il depistaggio in realta era un “inpistaggio”:

Tra le tante boiate che ho sentito oggi e che palesano l’ignoranza di molti giornalisti e politici e’ che gli esponenti dei servizi segreti sono stati condannati per avere coperto gli autori della strage di Bologna……in Verità nello stesso processo in cui Mambro, Fioravanti e Ciavardini furono condannati per aver partecipato alla strage, ( la sentenza non dice che hanno collocato la bomba ma che vi hanno partecipato,) furono condannati i vertici dei nostri servizi segreti e quelli della P2 perché avevano tentato di depistare le indagini facendo trovare sul treno Taranto-Milano armi e documenti falsi riconducibili ai NAR, Giorgio Vale e Giusva Fiorvanti in particolare, ossia gli stessi che nel medesimo processo furono condannati. Quindi i Servizi segreti non cercarono di coprire quelli che secondo la giustizia italiana risulterebbero colpevoli, ma cercarono di costruire delle prove per spostare le indagini verso di loro.

(Enzo Raisi)

Per il “depistaggio della P2”, che era un inspistaggio del Sismi, furono condannati Licio Gelli della P2 a 10 anni el il Mr. “Super Sismi” Francesco Pazienza a 13 anni.

Francesco Pazienza sara stato il “Super Sismi”, come lui stesso ha dichiarato in una intervista, ma a guidare il vero Sismi non era lui, ma Giuseppe Santovito:

Santovito

Francesco Pazienza non era neanche iscritto nella loggia di Gelli.

Santovito, Belmonte e Musumecci saranno stati iscritti nella loggia di Gelli, ma a dare ordini al Sismi di Santovito lostesso non era Licio Gelli, ma erano Andreotti e Cossiga, che erano gli veri uomini potenti di quel periodo storico.

Solo loro avevano il “pouvoir” per ordinare a Giuseppe Santovito di far piazzare il C4 da Belmonte e Musumeci nel treno come prove per la pista fascista.

Il movente?

Coinvolgere la Libia in quel momento avrebbe voluto dire tragedia per la Fiat e per l’Eni…

…e per tutto il resto di Tangentopoli.

Licio Gelli e Franceso Pazienza erano due vanitosi, a cui piaceva sentirsi “potenti”.

La “Super-Spia” Francesco Pazienza ha dovuto pagare per la sua vanità con 12 anni di galera.

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La verità non va mai in prescrizione: lo Stato deve pretendere chiarezza al di là di qualsiasi interesse di parte. La ricerca della verità è difficile, ma non può farci disperare sulla giustizia. Lo conferma la sentenza su piazza della Loggia, un punto di partenza per ripensare l’intera stagione degli anni di piombo.

(Fatto Quotidiano)

La memoria delle stragi era sempre stato un business ideologico delle sinistre.

Dopo Piazza Fontana ogni strage senza rivendicazione, era automticamente di destra.

Mentre il terrore di Lotta Continua, Potop, BR,… non centrava mai niente con il PCI, per le stragi di Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, NAR,… tutto il mondo di destra (MSI, DC, Servizi segreti, USA, Nato, Israele,…) veniva denunciato.

Mentre sulle strade dominava la militanza rossa e il brutto stato si sporcava le mani nella lotta conto il terrorismo degli anni di piombo, il santo PCI vinceva un elezione dopo l´altra.

Elezioni

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Strage di Bologna, Mattarella: “Ora la verità. Battaglia per introdurre il reato di depistaggio è risorsa”

Grasso si è unito all’appello del presidente della Repubblica: “Lo Stato non deve mai avere paura della verità”, ha detto. “La sfida prioritaria è la legge sul reato di depistaggio.

(Fatto Quotidiano)

Se fin’ora non esisteva come reato, com’era possibile condannare Francesco Pazienza a 10 anni per depistaggio nel 1986?

Francesco Pazienza ha scontato 10 anni per depistaggio alle indagini sulla strage di Bologna.

(La Repubblica)

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