L’altra Piazza Fontana
di Giuseppe NataleLa storia della Casa dello Studente e del Lavoratore, in piazza Fontana, nel cuore di Milano, alle spalle del Duomo. Proprio davanti alla Banca dell’Agricoltura, quella dell’attentato del 12 dicembre 1969, raccontata da un protagonista di allora, oggi presidente della sezione ANPI di Crescenzago-Milano e promotore del Forum Civico Metropolitano.
28 novembre 1968. Alla fine di una grande manifestazione di migliaia di studenti, viene occupato l’ex hotel Commercio, stabile abbandonato e in degrado, di proprietà del Comune . Nel “cuore della città capitalistica”!
Nella primavera del ’69 i rappresentanti del potere decidono di passare al contrattacco, mentre si intensificano campagne di stampa denigratorie contro la C.S.L., ormai stigmatizzata “covo” di anarchici ed estremisti, drogati e fannulloni ecc. Una delle prime trombe politiche dell’assalto viene suonata dal consigliere comunale socialista Bettino Craxi (sì, proprio lui!), che con un’interpellanza chiede di sgomberare l’albergo Commercio.
Il 19 agosto 1969, nel colmo dell’estate e delle vacanze, la C.S.L. viene sgomberata da plotoni di carabinieri e poliziotti in assetto di guerra, e l’edificio subito demolito.
Cade la maschera dal volto del potere che usa la forza e non la capacità di affrontare e risolvere i problemi.
La bomba contro la Banca accanto alla sgomberata “Casa dello Studente e del Lavoratore”, in piazza Fontana, era solo una di cinque bombe:
Una seconda bomba viene rinvenuta inesplosa nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana, in piazza della Scala. Vengono eseguiti i rilievi previsti e successivamente viene fatta brillare[13] distruggendo in tal modo (come dichiarato dal giudice Gerardo d’Ambrosio e confermato dalla Cassazione)[8] elementi probatori di possibile importanza per risalire all’origine dell’esplosivo e a chi abbia preparato gli ordigni. Una terza bomba esplode a Roma alle 16:55 dello stesso giorno nel passaggio sotterraneo che collega l’entrata di via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro con quella di via di San Basilio, ferendo tredici persone. Altre due bombe esplodono a Roma tra le 17:20 e le 17:30, una davanti all’Altare della Patria e l’altra all’ingresso del Museo centrale del Risorgimento, in piazza Venezia, ferendo quattro persone.
Si contano dunque, in quel tragico 12 dicembre, cinque attentati terroristici, concentrati in un lasso di tempo di appena 53 minuti, che colpiscono contemporaneamente le due maggiori città d’Italia: Roma e Milano.
(Wikipedia)
Dunque le quattro altre bombe non avevano causato morti e pure per la Banca di Piazza Fontana probabilmente non erano previsti:
L’ orario di chiusura era passato da oltre mezz’ ora, ma il salone della Banca dell’ Agricoltura in piazza Fontana era ancora pieno di gente. Molti clienti, soprattutto agricoltori e mediatori della provincia, sono alle prese con carte, moduli, documenti e conti da far quadrare.
Se una bomba contro “cose” (come una banca) dovesse finire con morti, si deve fare «controinformazione» e dichiararla come strage contro la piazza.
E dietro la strage contro la piazza non ci possono stare bravi anarchisti, ma solo brutti fascisti.
Questa è la lezione della strage contro la Banca Nazionale dell’Agricoltura meglio conosciuta come “Strage die Piazza Fontana”.