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Archive for luglio 2013

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Kram ha di nuovo (come nel 2007) fatto le sue dichiarazioni politiche nel Manifesto :

Se, ciò nonostante, mi sono risolto a presentare alla procura di Bologna questa dichiarazione sul mio soggiorno in città l’1 e il 2 agosto 1980, lo si deve non a considerazioni giuridiche, ma a ragioni politiche.

http://www.ilmanifestobologna.it/wp/2013/07/thomas-kram-perche-non-posso-aver-messo-la-bomba-alla-stazione-di-bologna/

Al termine dell’audizione aggiunsi che avrei reso una dichiarazione alla procura di Bologna dopo la conclusione del processo in Germania. Quando poi arrivò un secondo invito a testimoniare decisi però di non dargli seguito, perché le domande, che secondo la rogatoria avrebbero dovuto essermi poste, andavano ben al di là del motivo della mia presenza a Bologna il 2 agosto 1980, e vertevano in particolare sul mio rapporto col gruppo Carlos, una questione che non ha proprio nulla a che fare con la strage di Bologna.

Proprio per chiarire se era stato a Bologna solo come turista o invece come terrorista, sarebbe stato utile chiarire i sui rapporti col gruppo Weinrich/Carlos, che è appena stato di nuovo condannato a Parigi per attentai su treni e stazioni con 11 morti in Francia nel 82/83.

Nell’estate 2011 ho appreso con grosso stupore dai giornali che la procura mi aveva iscritto al registro degli indagati. A tutt’oggi non so in base a quali nuove indagini la mia posizione giudiziaria si sia aggravata.

La cosa da meravigliarsi è che lui non era stato iscritto nel registro degli indagati gia nel 1980.

Senza la dichiarazione della matrice fascista due giorni dopo la strage di Franceso Cossiga un terrorista internazionale del gruppo Carlos, che si trovava a Bologna il 2 Agosto 1980 sarebbe finito iscritto senza dubbi.

Averlo messo sulla lista dei iscritti nel 2007 é stato veramente un po una ipocrisia:

Kram oviamente non viene trattato come indagato, se puo andare a Bologna per fare dichiarazioni politiche, invece di rispondere alle domande dei magistrati.

Da diversi anni un piccolo gruppo attorno all’ex deputato Enzo Raisi propone ostinatamente una cosiddetta “pista palestinese”. Il suo evidente interesse è scagionare G. Fioravanti, F. Mambro e L. Ciavardini. Ma soprattutto questo gruppo vuole reinterpretare la strategia della tensione: se dovesse aver successo con la sua teoria complottistica, scagionerebbe indirettamente i veri protagonisti di questa strategia. Con il costrutto di una “pista alternativa”, Raisi & Co. vogliono riabilitare davanti alla storia quelle strutture parallele fasciste, dei servizi segreti e militari, la cui esistenza è nota dall’inizio degli anni ’90 come rete Stay-Behind degli stati aderenti alla Nato.

Franceso Cossiga (quello che come Premier italiano parlo della matrice fascista in parlamento dopo due giorni) era quello che poi aveva portato in gioco la pista palestinese.

Communque la pista Kram/Carlos esisteva gia prima delle pista paletinese ed era stata valutata come pista libica da Andrea Colombo, giornalista di sinistra, scrittore di “Storia nera”.

La sosta durò circa da una a due ore. Ho poi proseguito per Milano col primo treno successivo. Per l’appuntamento arrivai troppo tardi. Siccome la signora Schmolz non era raggiungibile al telefono, non potevo concordare con lei un nuovo appuntamento. Ho invece mangiato qualcosa in un caffè nei pressi della stazione, cercando di chiarirmi le idee sul controllo di polizia a Chiasso e su come proseguire il viaggio. Siccome io ero atteso a Firenze solo il 2 agosto da un conoscente, presso il quale avrei potuto pernottare, ho deciso lì per lì di fare tappa a Bologna sulla via per Firenze.

Aveva conoscienze a Milano (“non raggiungibile al telefono”) e a Firenze (“che lo aspettavano il giorno dopo”).

Perche invece allora si e fermato a Bologna, dove non conoscieva nessuno e doveva pagare per il albergo?

Nel corso del pomeriggio sono arrivato a Bologna e lì, incamminandomi verso il centro, ho cercato una pensione a buon prezzo. È possibile che fosse l’albergo Centrale in via della Zecca 2. Ma siccome la scelta fu assolutamente casuale, e né prima né dopo mi è accaduto di alloggiarvi ancora, non posso affermarlo con sicurezza. Dopo essermi regolarmente registrato e aver preso possesso della stanza, ho fatto un breve giro in città per poi cenare in un qualche ristorante. Sono poi rientrato in albergo. So con certezza di aver passato la sera da solo.

L’indomani mattina mi sono incamminato dall’albergo verso la stazione. Nei pressi dell’albergo ho ancora consumato una colazione. Me ne ricordo bene, perché solo grazie a questa circostanza non mi sono trovato prima alla stazione. Poi ho percorso una grossa strada, che portava alla stazione. Strada facendo mi passarono accanto molte auto della polizia e mezzi di soccorso, con luci lampeggianti e sirene. Più mi avvicinavo alla stazione, piu aumentava il caos. Mi rendevo conto che lì doveva essere successo qualcosa di terribile, senza che potessi capire cosa

Non so più con esattezza fino a quando sono rimasto in Italia e per che via ho lasciato il paese. Un’amica che all’epoca abitava nel sud della Francia, mi ha raccontato anni dopo che io, pochi giorni dopo il 2 agosto, sarei comparso da lei e, piuttosto turbato, le avrei raccontato del mio soggiorno a Bologna. Già per questo escludo che il 5 agosto 1980 avrei tentato di entrare a Berlino est, come si presume venga dimostrato da documenti del Ministerium für Staatsicherheit della Rdt (in seguito MfS, noto anche come Stasi; n.d.t.). Contro questa ipotesi interviene anche la circostanza che sono stato identificato con una carta d’identità il 1.8.1980 al valico di Chiasso e con una patente di guida in albergo, non con un passaporto, che a quanto pare non avevo con me – altrimenti sarebbe spuntato fuori durante la perquisizione a Chiasso – e che invece mi sarebbe stato necessario per entrare a Berlino est.

Ma anche se io mi sbagliassi, e il 5 agosto avessi davvero tentato di entrare a Berlino est, i documenti del Mfs, così come vengono citati nella rogatoria a questo riguardo, dimostrerebbero soprattutto una cosa: che non sono stato lì, perché l’ingresso mi venne negato. L’appunto su una presunta uscita il 10 agosto con il treno al varco di Marienborn in direzione della Repubblica federale tedesca non dice affatto che io sarei in qualche modo riuscito ugualmente a arrivare a Berlino est, ma soltanto che quel giorno ho lasciato Berlino ovest per la normale via di transito.

La stessa nota del Mfs viene documentata in copia sul sito on line http://www.liberoreporter.it. E lì si legge un’aggiunta scritta a mano. “Bhf è stata contattata, lascia passare oggetto”, alle ore 20.03 (Bhf sta per Bahnhof, la stazione di Friedrichstraße dove si poteva passare da Berlino ovest a Berlino est. Oggetto significa qui Fahndungsobjekt, in sigla FO, ovvero nella terminologia della Stasi, persona inserita in una lista di nominativi da tenere sotto osservazione; n.d.t.). Insomma l’ingresso mi sarebbe stato in un primo momento negato, con riferimento alle particolari misure di sicurezza nel periodo delle Olimpiadi a Mosca, e ore dopo tuttavia autorizzato: una procedura che sarebbe stata così fuori dall’ordinario che io, proprio per questo, me ne ricorderei anche 30 anni dopo.

Anche per quest’ultima considerazione, resto dell’avviso di non essere stato a Berlino il 5 agosto, sebbene non possa spiegarmi come la nota sul tentato ingresso sia finita tra gli atti del Mfs. Uno scambio di persona? Lo lascerebbe pensare il fatto che su quella scheda, così come viene riprodotta sul sito http://www.liberoreporter.it, è stata sovrapposta la foto formato tessera di una persona che, posso affermarlo con definitiva certezza, non sono io.

Un errore? Lo lascerebbe pensare il fatto che il Mfs si sbaglia quando mi classifica come membro del gruppo Carlos, affiliazione che tuttavia lo stesso Carlos ha più volte smentito. In un’intervista del 2005 al Corriere della sera risponde alla domanda del giornalista, se io sia mai stato uno dei suoi: “Kram non è mai stato membro della nostra organizzazione”.

Solo alla fine di dicembre 2006, ricercando su internet, sono venuto a apprendere che in Italia, in ambienti di destra, ci sono gruppi politicamente motivati che cercano di fare proprio questo. Quando poi Andrea Colombo nel suo libro “Storia nera” mi ha proposto come “pista alternativa”, suggerendo che al momento dell’attentato operavo già in clandestinità perché, presentandomi alla magistratura tedesca nel dicembre 2006, avrei messo fine a 27 anni di fuga – una falsa illazione perché, prove alla mano, mi sono reso irreperibile solo nel 1987, vale a dire più di sette anni dopo il massacro – ho esposto i motivi di quella mia presenza a Bologna in un’intervista a il manifesto.

Tutte queste altre fregnacce sul suo viaggio in Italia sono gia state smontate da Gabriele Paradisi, punto per punto.

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Ma nonostante le parole del militante tedesco, ci sono i rapporti custoditi negli archivi della Stasi e trasmessi alla commissione Mitrokhin. Rapporti secondo i quali il 5 agosto 1980 Kram andò a Berlino Est e che in particolare in un caso raccontano che quel giorno, intorno alle 20, venne respinto alla frontiera perché segnalato da un anno circa come persona da tenere sotto controllo per la sua attività con le Cellule Rivoluzionarie. Kram poi stava anche in un’altra lista, redatta in occasione delle Olimpiadi di Mosca, che si erano concluse il 3 agosto: le persone censite in quegli elenchi, per ragioni di sicurezza, avrebbero dovuto essere respinte, qualora avessero cercato di introdursi a Est.

Per Kram, però, sempre secondo i documenti, si fece un’eccezione e l’eccezione fu comunicata alla polizia di frontiera direttamente alla Stasi. Dunque, oltre alle generalità del tedesco e al numero autentico del suo passaporto, fu aggiunta a mano una nota manoscritta in cui si diceva di farlo passare. Quindi, seguendo il viaggio ricostruito tramite i documenti che inizia in Germania, passa dall’Italia e condurrebbe alla fine a Berlino, Kram viene fermato il 1 agosto alla frontiera di Chiasso, sottoposto a perquisizione personale e del bagaglio e diventa oggetto di un verbale di polizia che inventaria ciò che aveva con sé, documenti personali compresi.

Tra i quali figura la carta d’identità, sufficiente a un cittadino tedesco-occidentale per passare la frontiera tra la Svizzera e l’Italia, ma non il passaporto, poi censito però all’ingresso con la Repubblica Democratica Tedesca. Dunque, riassumendo, Kram non ricorda di essere andato a Berlino e di aver avuto il documento valido per l’Europa orientale ritenendo che se così fosse stato avrebbe dovuto ripassare da casa per prenderlo. E allora chi c’era il 5 agosto 1980 con i documenti di Kram che voleva andare nella capitale della Rdt? Se fosse stato davvero lui o qualcuno che utilizzò un suo documento spacciandosi per lui, al momento non sa.

(Il Fatto Quotidiano)

Pure un giornale della sinistra non puo piu negare i fatti su Thomas Kram.

Faceva parte del gruppo di Carlos/Weinrich e ha mentito nella sua intervista data al Manifesto.

Si vedra, se i magistrati si vogliono lasciare trattare come il Manifesto, Bolognesi e tutti gli altri che vogliono a tutti costi cedere nella innocenza di Kram o se lo costringeranno a rispondere finalmente.

Non ci sono “prove per la certezza della pista palestinese” ha dichiarato ieri il procuratore.

Ma anche senza un Massimo Sparti sarebbe il caso di costringere un uomo del gruppo terroristico piu pericoloso della sua epoca di chiarire, perche si trovava a Bologna il 2 Agosto e a Berlino Est il 5 Agosto 1980.

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Quei verbali mostrano anche le esigenze tattiche del Patto di Varsavia nel 1978, quando durante il rapimento Moro scomparvero dalla cassaforte del ministro della Difesa tutte le carte segrete della Nato, per ricomparirvi qualche mese dopo. Fonte: l’ex direttore del Sismi in una intervista al Corriere della Sera durante il processo Gladio. Moro fu certamente ucciso per due motivi. Il primo politico: bloccare una volta e per tutte il Compromesso Storico, fortemente appoggiato – malgrado la vulgata imbecille – dagli americani (vedi i documenti pubblicati da Maurizio Molinari in “Visto dalla CIA” ed Laterza)e temuta come il fumo negli occhi da Mosca e soltanto per motivi militari, non ideologici. Il secondo motivo era appunto militare: KGB e STASI mantenenevano sotto controllo le divisioni strategiche delle Brigate Rosse attraverso l’organizzazione Separat di Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos, ora all’ergastolo a Parigi. La stessa Separat fu il braccio esecutivo della strage di Bologna in combutta con i palestinesi del FPLP e probabilmente con le stesse modalità dell’attentato di Ustica con bomba a bordo.

(Paolo Guzzanti)

Non ho avuto le stesse opportunita di studiare le carte e sopratutto di conoscere certi personaggi personalmente come Paolo Guzzanti (il quale io ammiro molto).

Pero lostesso magari un punto di vista da fuori puo aiutare:

Per eliminare Moro avrebbe bastato a farlo amazzare da qualche killer, una azione molto meno rischiosa e complicata di un sequestro.

I terroristi europei (non solo quelli di sinistra, ma anche certi die destra) erano stati addestrati dai servizi del est (non direttamente dal KGB, ma come nel caso del Italia nella CSSR, il gruppo di Hoffmann in un campo della PFLP)

Lo scopo era la destabilizazzione delle democrazie europee, anche se la “controinformazione”, che c´era dal inizio ha riuscito di propagare il contrario con la leggenda della “Strategia della tensione” o “Strage di stato”

Per far funzionare il “Cheguevarismo” pero si doveva dare ai vari gruppi la sensazione della propria indipendenza, con il aiuto dato sempre senza contro-favore.

Se i servizi avessero dato ordini diretti avrebbero distrutto il incanto della lotta cheguevarista.

Quello che e successo a Moro era sucesso pure a Schleyer in Gemania.

I terroristi parecchie volte avevano sequestrato politici per liberare i loro compagni imprigionati.

A un certo punto si doveva fermare questo sistema del ricatto, che in Germania significafa il sacrifico di Schleyer.

Con un amico di partito coinvolto in Italia la decisione di rifiutarsi al ricatto era ancora molto piu drammatica e traumatizzante.

Il gruppo di Carlos (che esisteva solo dopo la morte di Haddad) non controllava altri gruppi, ma era il unico gruppo terrorista di mercenari, a chi i servizi potevano dare ordini diretti.

La strage di Bologna e analoga ai atti terroristici compiuti dal gruppo Carlos/Weinrich in Francia dal 82 al 84.

Ustica e analoga a Lockerbie e Niger, compiuti dai servizi libici.

Questi atti non erano classici atti terrostici come quelli die palestinesi, che volevano che tutti sapessero subito chi e perche era stato terrorizato, ma sempre azioni, che avevano il scopo a rendere felice il mandante, che in tutti questi casi quasi molto probabilmente era stato Gheddafi.

La dipendenza economica e la unica spiegazione logica dei depistaggi svolti dopo Ustica e Bologna

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